Canzoni sullo sport, la playlist. Ecco le canzoni nate o ispirate dallo sport diventate successi mondiali.
Lo sport e la musica, proprio come il cinema, sono profondamente legati da un rapporto a doppio senso. Le grandi imprese sportive hanno saputo influenzare gli autori musicali di grande successo; ma bisogna sottolineare che molto spesso anche lo sport è stato influenzato dalla musica.
Ci sono canzoni che hanno un enorme impatto, dal punto di vista emotivo e motivazionale sugli atleti. E ci sono stati brani che, ancora oggi, sono considerati dei veri e propri mantra per i tifosi di varie parti del mondo. Canzoni che non erano nate con l’idea di diventare degli generazionali per gli sportivi ma che oggi, nell’immaginario collettivo, lo sono e a tutti gli effetti.
Canzoni sullo sport, le più belle e famose. Playlist
Surviror – “Eye of the Tiger”
Quando Sylvester Stallone produsse uno dei capitoli più riusciti della saga di Rocky cercava una canzone che in qualche modo rappresentasse non soltanto il suo personaggio ma anche il suo stato d’animo nel momento della sua preparazione alla sfida. In modo particolare c’era una frase del film che Stallone voleva a tutti costi rendere virale attraverso un brano musicale, “gli occhi della tigre”. Inizialmente il brano doveva essere affidato al fratello di Sylvester, Frank, autore musicale con qualche mediocre successo alle spalle. Non appena Stallone, che di quel film era anche il regista, si rese conto che occorreva qualcosa di veramente grande spessore, affidò l’impresa agli americani Survivor che erano reduci da un paio di ottimi successi negli Stati Uniti. Ne uscì un brano che diventò un vero e proprio inno degli anni ‘80, un tormentone che dura tutt’oggi e che con quella frase – “l’occhio della tigre” – è diventato un vero e proprio slogan portante del mondo sportivo.
I Survivor dal vivo con “Eye of the Tiger” nel trionfale tour mondiale del 1989
Queen – “We are the Champions”
I Queen inizialmente non avevano alcuna intenzione di realizzare una canzone che strizzasse l’occhio al mondo del calcio. In fin dei conti i musicisti della band non sono mai stati grandi tifosi dello sport più diffuso di Inghilterra. Freddie Mercury, per esempio, contrariamente al suo grande amico Elton John, non si era mai visto a una partita di calcio. Eppure, quando la canzone nacque in studio nel 1976, per l’album “News of the World” – che sarebbe stato pubblicato l’anno successivo – i Queen pensarono a qualcosa di epico. Qualcosa che i fan avrebbero dovuto cantare tutti insieme con la band.
“We Are the Champions” nacque così, ma i campioni cui la canzone fa riferimento non sono né quelli del calcio né quelli di altri sport. Ma i Queen stessi. Massacrati dalla critica inglese, che aveva reagito in modo feroce al loro disco precedente, la band scrive qualcosa di autoreferenziale speigando il proprio stato d’animo, e testimoniando che il gruppo sarebbe sopravvissuto a qualsiasi cosa e lo avrebbe fatto per i suoi fan perché in fin dei conti i musicisti e i loro fans, avevano qualcosa in comune. Erano dei fuoriclasse. Degli outsider vincenti… e quindi campioni.
Il video originale di “We are the Champions” che era solito chiudere tutti i concerti dei Queen
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Gerry and the Pacemakers – “You’ll never walk alone”
Questa canzone, pubblicata nel 1963 dal gruppo rock inglese Gerry and the Pacemakers ha fatto la storia soprattutto per come è stata accolta all’interno degli stadi inglesi. La prima tifoseria che la prese in prestito fu quello della mitica KOP, la leggendaria curva dei tifosi del Liverpool di Anfield Road. I tifosi dei Reds iniziarono a cantarla a squarciagola quasi come una sigla di ogni singolo match per ricordare gli 89 tifosi deceduti nella tragedia di Hillsborough. La tv che rende ogni partita di calcio un evento mediatico, rende questo evento uno dei momenti più attesi della partita stessa.
In realtà i tifosi del Liverpool la cantavano anche molto tempo prima. E pochi sanno che in realtà il brano è molto più vecchio. La cover di un canzone popolare del folklore britannico. “You’ll never walk alone” finisce anche all’interno di un album dei Pink Floyd che inseriscono proprio il coro dei tifosi del Liverpool al termine di “Fearless”, uno dei loro classici. Oggi “You’ll never walk alone” viene utilizzata da almeno una decina di grandi squadre, come Celtic Glasgow, Borussia Dortmund, PAOK Salonicco, Feyenoord, 1860 Munich, Twente, Club Brugge solo per indicare quelle di maggiore successo.
In questo video emozionante i tifosi del Liverpool cantano “You’ll never walk alone”
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Steam – “Kiss Him Goodbye”
Nel 1969 gli Steam dovevano produrre un singolo di successo per lanciare il loro album più atteso. Le idee non sono molte, ma nella testa del tastierista e autore di tutti i brani della band, Paul Leka, fa irruzione un motivetto che il cantante si limita a canticchiare di continuo, senza alcun testo: e fa… “Na Na Na Naaa, Na Na Na Naaa, eh eh eh…” E così via.
Leka era appena stato mollato dalla fidanzata e si era legato a una donna che a sua volta aveva già un compagno. Per invitarla a lasciare il rivale scrive “Kiss Him Goodbye”, bacialo e ciao, il cui testo è un invito all’amata a lasciare il suo compagno per mettersi definitivamente con lui. Il coro entra molto rapidamente nel mondo dello sport adottato, immediatamente, dei tifosi dei Chicago White Sox che lo cantano ai battitori avversari quando vengono eliminati al piatto dal loro lanciatore. Come dire tornatene a casa. Con la stessa filosofia questa stessa canzone viene cantata da almeno cinquant’anni da tifosi di qualsiasi sport in cinque continenti alla squadra avversaria, quando vengono sonoramente battuti.
Il cantante degli Steam Gary DeCarlo in uno dei suoi ultimi live con “Na na na, Hey Hey Kiss Him Goodbye”
https://www.youtube.com/watch?v=zbItRD40KJ0
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Van Morrison, The Doors – “Gloria”
Anche la canzone “Gloria” caratterizzata da una sola parola facilmente interpretabile da qualsiasi tifoseria e in qualunque lingua, è diventata un tormentone da stadio. Tutti la conoscono nella sua versione più conosciuta, quella dei Doors, ma in realtà questo brano ha almeno una trentina di cover alcune delle quali anche molto recentemente di grandi successi. Il brano originale, tuttavia, è del grande autore nordirlandese Van Morrison che la incise per la prima volta nel 1964 insieme alla sua band, i Them.
Morrison aveva appena diciott’anni quando scrisse questa canzone che, per stessa ammissione del suo autore, non era un granché. Il brano accavallava alcuni pensieri che erano più parlati che cantati, per poi esagerare con il ritornello che si appoggiava sempre solo su quella parola – “Gloria” – che veniva ripetuta in modo quasi ossessivo fin al termine del brano che poteva durare a seconda della partecipazione del pubblico anche per venti minuti. “Capita… quando sei giovane non hai molte idee, magari te ne viene una sola e la ripeti all’infinito perché non sai come diavolo finire il tuo brano” dice Van Morrison spiegando la genesi e l’interpretazione del suo brano di maggiore successo mondiale.
Van Morrison dal vivo nel tour del 2008 chiude con “Gloria”
Lucio Dalla – “Ayrton”
Lucio Dalla, grande appassionato ed esperto di motori e di velocità, aveva già dedicato un album al mondo dei bolidi che si intitolava “Nuvolari”, un intero disco sulla velocità. Il suo capolavoro, tuttavia, lo realizza con “Ayrton” brano delicato a Senna del quale Dalla era un grande fan. La canzone – delicata e struggente – crea immagini davvero significative nelle quali il pilota sembra quasi presentarsi in punta di piedi in paradiso per la resa dei conti con il Padreterno, dicendo – molto umilmente – che lui in fondo lui sapeva fare solo il pilota.
Dalla non fece mai mistero di non esserne l’autore, ma solo l’interprete. “Ayrton” era stato scritto da Paolo Montevecchi, un autore semisconosciuto, che lo presentò a Dalla. Il cantautore bolognese lo ascoltò, pianse e lo vece proprio con un arrangiamento toccante. Il brano nel seuo segmento finale presenta una lunga stasi quando il testo dice “ho chiuso gli occhi”… Si sente un cuore che batte sempre più lentamente, il rombo di un’auto che si allontana e Ricky Portera – chitarrista di Dalla da sempre – si slancia di uno degli assoli di chitarra più belli ed emozionanti mai sentiti. Un capolavoro, impossibile non commuoversi.
Uno dei brani più belli mai scritti alla memoria di uno sportivo. Uno dei pochi che è stato accettato come capolavoro anche dalla famiglia di Senna.
Village People – “Y.M.C.A.”
Potrà anche non piacere questo mastodontico monumento alla discodance degli anni ‘80. Ma in fondo i Village People erano una super band nata proprio per favorire l’aggregazione. I brani, tutti basati su cori facilmente memorizzabili da chiunque, sono nati per diventare un inno alla gioia, e anche allo sport. Oggi “Y.M.C.A.” Una delle canzoni che viene suonata più spesso all’interno delle arene di ogni parte del mondo per caricare il pubblico prima di una gara, tra balletti e coreografie, è diventata suo malgrado un inno sportivo anche se nel testo si parla di tutt’altro… Per chi non lo sapesse la Y.M.C.A. è la Young Men’s Christian Association, una sorta di azione cattolica statunitense attivissima nel sociale in tutto il paese. Fu una delle prime organizzazioni a fornire un letto e un pasto caldo ai senza tetto che negli anni ’70 erano aumentati in modo drammatico in tutti gli Stati Uniti.
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Bruce Springsteen – “Born To Run”
Anche se il Boss non scrisse il suo capolavoro assoluto pensando allo sport, inevitabilmente “Born To Run” è diventato un inno che qualsiasi competizione ha preso a prestito molto volentieri. Il brano è in definitiva una canzone d’amore che lega due persone allo stesso destino: “tramps like us”, due vagabondi un po’ complici destinati a restare insieme, incoraggiarsi, spingersi verso il futuro con tutte le proprie forze nonostante le difficoltà della vita. Una grande metafora: ma riflettendoci lo sport serve proprio a questo. A far crescere, a far maturare e a incoraggiarsi a vicenda. Sono migliaia le società sportive, in particolare quelle universitarie, che suonano “Born To Run” prima di ogni evento. Un brano che ormai ha più di 35 anni di vita.
Francesco De Gregori – “Il Bandito e il Campione”
Tutti di Francesco de Gregori, il principe del cantautorato italiano, ricordano sempre “La leva calcistica del ’68”, splendido brano dedicato a un bambino calciatore che cerca la sua strada nonostante tante difficoltà. Molti invece non conoscono questa canzone, dedicata a un grande campione, il ciclista Girardengo, e al suo amico Sante Pollastri, di professione bandito. Della loro amicizia si è scritto molto e questa canzone offre uno spaccato formidabile di una storia di grande forza. Un’amicizia che va aldilà del bene e del male, del giusto e dello sbagliato.
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Tom Petty & The Heartbreakers – “I Won’t back down”
Tom Petty, straordinario musicista americano scomparso prematuramente non molto tempo fa, era un grande appassionato di sport. Seguiva il basket e il football americano: aveva avuto anche l’onore di suonare durante l’intermezzo pubblicitario dal SuperBowl, uno degli eventi televisivi più seguiti di sempre. In particolare il suo cuore batteva per la squadra universitaria di Florida State che gioca a Gainesville, la sua città. Un sobborgo molto popolare.
Pensando ai tantissimi atleti dell’ateneo, e in particolare a un quarterback che aveva subito un gravissimo infortunio al ginocchio, Tom Petty scrisse questo brano, per incoraggiare gli atleti (ma anche noi gente normale) nei momenti di difficoltà. “Non mollo”, dice la canzone: qualsiasi cosa succederà non mollo, non arretro di un passo, andrò avanti e troverò il mio spazio. Un grande brano motivazionale con un testo delizioso. La settimana dopo che Tom Petty morì il brano risuonò all’interno dello stadio gremito dove giocavano i Gators, la squadra di football americano di Florida per cui il cantante faceva il tifo. Durante l’intervallo le squadre rientrano negli spogliatoi e gli altoparlanti suonano prima “We are the boys from Old Florida” quindi parte “I Won’t Back Down” che il pubblico canta con un omaggio commosso all’artista scomparso.
Subito dopo l’inno di Floria ecco la canzone cantata dai tifosi dei Gators
Questa invece la sua versione originale
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Lo sport e la musica
Questi sono solo alcuni gioielli in una collezione praticamente inesauribile perché poche cose come lo sport hanno saputo influenzare gli artisti che ogni anno propongono temi e personaggi nuovi. Proprio come il cinema la musica si dimostra un incredibile riserva di creatività e di espressione che sa offrire il meglio quando ci sono storie e protagonisti che meritano di essere raccontati e divulgati al grande pubblico.
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