Pensione anticipata donne, dal 2023 non spetta più a tutte le lavoratrici. Ecco perché e quali sono i nuovi requisiti per il prepensionamento.
Andare in pensione con opzione donna sarà molto più difficile nel 2023. Questo perché la bozza della manovra del governo limita il riconoscimento dell’uscita anticipata a sole tre categorie. In altre parole, anche se questo scivolo pensionistico è stato rinnovato, saranno molte meno le lavoratrici che potranno utilizzarlo.
Vediamo quindi chi potrà accedere a opzione donna e quando, in base alle novità introdotte dalla legge finanziaria.
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Opzione donna 2023, solo per poche lavoratrici
L’età pensionabile con opzione donna 2023 varia da 58 a 60 anni di età in base al numero di figli della lavoratrice e servono almeno 35 anni di contributi versati. Ma questa non è l’unica novità prevista dalla legge di bilancio, ce n’è un’altra che riduce drasticamente la platea delle beneficiarie.
Si tratta dell’introduzione del requisito legato alla categoria di appartenenza. Mentre nel 2022 potevano accedere allo scivolo tutte le lavoratrici, la nuova manovra per opzione donna limita a solo 3 i casi per lasciare anticipatamente il lavoro. Ossia:
- essere caregiver, ovvero chi assiste un coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap
- avere una invalidità uguale o superiore al 74%
- essere state licenziate oppure lavorare per un’impresa con un tavolo di crisi attivo.
Solo in quest’ultimo caso l’età pensionabile è di 58 anni, a prescindere dai figli.
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In presenza di una di queste tre caratteristiche, oltre che di una soglia di età anagrafica e contributiva, si potrà accedere al prepensionamento. Ciò significa che i requisiti per accedere a opzione donna nel 2023 sono molto più stringenti e di conseguenza riguarderà molte lavoratrici in meno rispetto al passato.
Secondo alcune stime potrebbero essere circa 3.000 l’anno le donne che ne usufruiranno. Un numero sicuramente basso, che permetterà allo stato di non spendere troppo per la previdenza. Ricordiamo inoltre, che per accedere a opzione donna i requisiti devono essere maturati dalle dipendenti o dalle autonome entro il 31 dicembre 2022. Poi per effetto della cosiddetta finestra (i mesi che intercorrono prima che l’Inps inizia a pagare l’assegno pensionistico) durante il 2023 potranno effettivamente lasciare il lavoro.
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Come visto sarà più difficile andare prima in pensione per le lavoratrici con opzione donna. Ma nel 2023 il governo ha previsto altre due possibili vie per il prepensionamento, che in questo caso riguardano pure gli uomini: l’Ape sociale e la cosiddetta quota 103.
Nel primo caso si tratta del rinnovo per l’anticipo pensionistico di quei lavoratori in particolari condizioni e con 63 anni di età e almeno 30 di contributi. Nel secondo la possibilità di lasciare il lavoro a 62 anni, ma con 41 di versamenti all’Inps.
Riassumendo, dal 2023 saranno molte meno le lavoratrici che possono andare in pensione con opzione donna. Bisognerà rientrare in una delle 3 categorie fragili individuate dalla manovra, oltre che avere i requisiti anagrafici. Un discorso simile vale per gli altri scivoli a disposizione. Insomma, la pensione anticipata diventa sempre più difficile da raggiungere. Questo salvo modifiche al testo, ancora possibili almeno fino all’approvazione finale.
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Roberto D’Eugenio è nato in provincia di Teramo nel 1989. Laureato in economia e commercio presso l’Università G.D’Annunzio Chieti-Pescara e redattore da diversi anni, scrive articoli di economia e attualità per Donne Sul Web