Quota 103 è una delle ipotesi del governo Meloni per la riforma pensioni. Ecco come si calcola e perché l’importo della pensione è più basso.
La riforma pensioni 2023 si arricchisce di una nuova proposta: quota 103. Si tratta di un’opzione avanzata da uno dei partiti che sostiene il governo, ovvero la Lega. Ma come funziona? Si tratta semplicemente di un ritocco al rialzo dei requisiti di quota 102 o c’è altro?
Vediamo in questo articolo qual è il meccanismo di questo scivolo, spiegato in modo semplice e perché risulta non conveniente.
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Quota 103 per la pensione come funziona
Per mantenere la flessibilità in uscita dal lavoro anche da gennaio 2023, il governo potrebbe introdurre nuovi scivoli nella Legge di bilancio. Tuttavia ogni ipotesi avanzata fino ad ora si scontra con le scarse disponibilità finanziarie, per questo si valutano possibilità meno costose.
In particolare quota 103, ovvero la possibilità di lasciare anticipatamente il lavoro con almeno 41 anni di contributi versati e 62 di età anagrafica. Si tratterebbe di due requisiti voluti sia dalla Lega che dai sindacati, ma sarebbe qualcosa di molto diverso rispetto alla quota 41 per tutti promessa in campagna elettorale. Infatti, la proposta originaria non includeva il requisito minimo per l’età pensionabile, tuttavia necessario per contenere i costi della misura. L’altra possibilità per comporre quota 103 è quella di sommare 40 anni contributivi ai 63 di età.
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Conviene andare in pensione con quota 103?
Oltre ai requisiti appena visti, in caso di approvazione di quota 103 nelle manovra finanziaria, i lavoratori dovrebbero tenere conto di altro aspetto. In particolare una riduzione sull’assegno previdenziale che questo meccanismo comporta.
Qualora il funzionamento fosse simile a quello già esistente per quota 102, non ci sarebbero penalizzazioni per chi lascia anticipatamente il lavoro. Tuttavia ci sarebbe comunque una riduzione sull’importo, visto che si versano diversi anni di contributi in meno rispetto ai 67 anni previsti dalla legge Fornero.
In altre parole, l’unico modo per percepire l’assegno pieno è raggiungere i requisiti la pensione vecchiaia. Viceversa utilizzando uno degli scivoli, l’importo mensile sarà inevitabilmente più basso. Quindi in linea generale quota 103 non conviene, così come le altre opzioni di uscita anticipata. Ma se gli anni contributivi versati sono molti (magari anche più di 41), allora la differenza dell’importo potrebbe essere minima.
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Le altre opzioni per la riforma pensioni
Oltre a quota 103, il governo valuta la possibilità di rinnovare gli scivolo già esistenti: opzione donna e Ape sociale. Tuttavia alcuni partiti dell’esecutivo avevano promesso di smantellare la Legge Fornero una volta per tutte. E per farlo servirebbe una riforma più corposa.
Resta però il problema di fondo delle poche risorse per intervenire sulla previdenza, almeno entro fine 2022. Tanto che Salvini propone di togliere il reddito di cittadinanza per 6 mesi, finanziando nuovi scivoli. Ma per sapere se questo accadrà bisogna attendere il testo della manovra finanziaria ancora allora studio.
Resta il fatto che la pensione anticipata tramite quota 103 o con un’altra delle misure approvate, quasi sempre non è conveniente dal punto di vista economico. Questo perché l’assegno erogato dall’Inps è più basso. Ovviamente poi diverso è il discorso per chi fa una scelta di vita, non legata ai soldi.
Roberto D’Eugenio è nato in provincia di Teramo nel 1989. Laureato in economia e commercio presso l’Università G.D’Annunzio Chieti-Pescara e redattore da diversi anni, scrive articoli di economia e attualità per Donne Sul Web