Riforma pensioni 2023. Il governo vuole prorogare opzione donna e ape sociale, quota 102 è l’unica che potrebbe cambiare. Ultime notizie sulla manovra.
Il governo continua a parlare di riforma pensioni donne, tuttavia difficilmente potrà inserire nuove misure per la pensione anticipata nella legge di bilancio. Il motivo è l’assenza di risorse economiche sufficienti. Quindi l’unica soluzione possibile è quella di rinnovare gli scivoli già esistenti, in primis opzione donna. Ma i requisiti potrebbero cambiare, stesso discorso per quota 102.
Facciamo allora il punto: ecco le ultime sul prepensionamento e le scelte del governo nella legge di stabilità.
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Opzione donna 2023, proroga e possibili modifiche
Come annunciato dalla premier Giorgia Meloni, una delle misure presenti nella manovra finanziaria è la proroga di un anno delle misure per la flessibilità in uscita dal lavoro. Il motivo è quello di evitare che nel 2023 si possa lasciare il lavoro solo con la pensione di vecchiaia, ovvero a 67 anni. Ma visto che mancano tempo e soprattutto risorse per introdurre nuove misure, si punta a rinnovare opzione donna.
Attualmente questa misura permette di andare in pensione a 58 anni per le dipendenti (59 per le autonome) con 35 anni di contributi versati. In caso di rinnovo con questi requisiti nel 2023 le lavoratrici nate nel 1964 potrebbero accedere allo scivolo. Tuttavia la soglia di età sarà più alta in base ai figli, per un discorso legato alle scarse risorse nel bilancio dello stato. In ogni caso su questa misura tutta la maggioranza è concorde per la proroga.
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Pensioni anticipate 2023 con quota 102 o 103
Se sul rinnovo della pensione anticipata donne non ci sono dubbi, diverso invece è il discorso legato alle quote. In campagna elettorale la Lega aveva promesso di inserire quota 41 per tutti, senza considerare l’età anagrafica, già nella nuova legge di bilancio. Il meccanismo delle quote riguarda sia le lavoratrici che i lavoratori, quindi un’ampia platea di destinatari.
Al momento però l’operazione non è possibile perché costa troppo, ma si ragiona su una prima misura che vada in quella direzione: quota 103, per andare in pensione con 41 anni contributivi, ma almeno 63 anni di età. Ponendo questo requisito la spesa si ridurrebbe molto e il meccanismo sarebbe simile a quello già previsto con quota 102.
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Riforma pensioni donne e manovra, novità
La riforma pensioni rischia di diventare quindi un mini intervento, visto i pochi soldi disponibili. Tanto che si pensa addirittura a togliere il reddito di cittadinanza per finanziare un nuovo scivolo pensionistico.
Il 4 novembre 2022 il governo dovrebbe varare la Nadef e probabilmente ci saranno indicazioni più chiare sulle pensioni anticipate. Ma come detto al momento si va verso il rinnovo di opzione donna, ape sociale e probabilmente qualche modifiche a quota 102, che diventerebbe 103 se l’ipotesi della Lega venisse accettata.
Insomma c’è il rischio che nella manovra finanziaria la classica montagna partorisca un topolino, almeno per quest’anno. Per la vera riforma del sistema previdenziale italiano bisognerà attendere almeno ancora un anno.
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Roberto D’Eugenio è nato in provincia di Teramo nel 1989. Laureato in economia e commercio presso l’Università G.D’Annunzio Chieti-Pescara e redattore da diversi anni, scrive articoli di economia e attualità per Donne Sul Web