Dance anni 90: un decennio mitico per il genere. Abbiamo scelto i 5 brani migliori della dance italiani e stranieri.
Gli anni ’90 sono stati straordinari per la quantità e la qualità della produzione di musica dance che vede il nostro paese straordinariamente attivo e creativo. Un’industria capace di sfornare in dieci anni successi mondiali indimenticabili e quasi mezzo miliardo di dischi venduti.
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Playlist dance anni 90
Snap! – “Rhythm is a Dancer”
Gli Anni ’90 si aprono all’insegna della musica house ma immediatamente svolta in modo molto forte verso la techno e l’elettronica più audace aumentando il numero di BPM (le battute al minuto) e intensificando il ritmo. Nasce un nuovo modo di ballare, tutto è pervaso da una fortissima energia. La prima band che in assoluto rappresenta questo genere di evoluzione sono gli Snap! (con punto esclamativo) gruppo tedesco con una fortissima componente italiana vista la produzione di Luca Anzillotti.
Il gruppo esplode con “Rhythm is a Dancer”, brano potentissimo che ancora oggi spopola e vien campionato. Voci femminili e rap si miscelano su una base molto forte e aggressiva: il video illustra un nuovo modo di ballare che viene subito ribattezzato SnapDance, coreografie molto maschili nelle quali il corpo sembra essere pervaso da una scossa elettrica. Un brano destinato a creare un vero e proprio solco nella storia della musica dance.
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Whigfield – “Saturday Night”
Nel 1994 la dance italiana spopola: i nostri disk-jockey sono i più contesi e pagati e le produzioni italiane, proprio come all’inizio degli anni ’80, hanno un enorme successo. “Saturday Night” è un brano spaccapista che dura almeno due stagioni grazie a un balletto che, molto prima dell’avvento dei social network, coinvolge tutti, giovanissimi e non.
Produzione italiana per eccellenza questa di Larry Pignaioli e Davide Rizza che punta sul viso allegro e fresco di Whigfield, all’anagrafe Sannie Charlott Carlsson, una splendida ragazza danese che vive in Italia. Il disco nasce a Bologna e molto rapidamente dai club della riviera esplode sulle radio e in tutti i club diventando un successo di portata mondiale. Un brano semplice, piacevolmente ripetitivo con un ritornello da cantare e un attacco – (“tiri-darara”) – che sembra quasi la suoneria di un telefonino e che oggi sarebbe utilizzato come Meme…
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Robert Miles – “Children”
Dietro lo pseudonimo di Robert Miles si nasconde la genialità garbata e raffinata di Roberto Concina, disk-jockey e producer nato in Friuli ma che si è imposto professionalmente in Svizzera e in Germania dopo anni di produzioni techno di grande qualità. Nel 1996 la sua “Children” è un’altra scossa al mondo della dance: un’atmosfera soffusa, un po’ malinconica pervade tutti i suoi brani grazie a tastiere molto limpide e arrangiamenti orchestrali.
Un equilibrio estremamente intelligente e dinamico quello che Robert Miles riesce a creare con le sue canzoni: “Children” va al comando delle classifiche europee per tredici settimane, un successo impressionante e mondiale che porta il suo disco a essere distribuito ovunque vendendo oltre cinque milioni di copie e sfornando un singolo dietro l’altro. Robert Miles si è spento dopo una lunga malattia nel 2017 a soli 48 anni. Recentemente il rapper italiano Fedez lo ha omaggiato campionando “Children” nel suo brano “Bimbi per strada”.
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Aqua – “Barbie Girl”
Danesi sono anche gli Aqua, gruppo che dopo tre anni di gavetta e alcuni brani di discreto successo in Germania, pesca il cosiddetto jolly. La band, che si chiamava Joyspeed, cambia nome in Aqua e investe tutti i suoi risparmi nella realizzazione di un album. Con un agente ma senza un contratto discografico, il gruppo sceglie due singoli: il primo “Roses are Red” passa quasi inosservato, il secondo “My oh my” ha un notevole successo ma solo in Danimarca. Il terzo è “Barbie Girl”, un brano che a due dei quattro componenti della band non piace. Ma il manager insiste: è perfetto per l’immagine della cantante Lene Nystrom e può diventare un grande successo.
Il primo video, girato con pochi soldi, arriva in Inghilterra e diventa immediatamente un tormentone. In meno di una settimana gli Aqua cambiano look, rifanno un video con un budget ricchissimo facendo il verso ai cartoni animati e rivoluzionano completamente quello che è il loro messaggio: divertimento e disimpegno. La canzone manda in bestia il colosso Mattel, proprietario del marchio Barbie che fa di tutto per bloccare il brano, zeppo di riferimento sessuali. Ma non solo non ci riesce: deve anche riscontrare che il brano, senza YouTube e social, vende concretamente oltre dieci milioni di copie. Un’enormità…
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Eiffel 65 – “Blue (DaBaDee)”
Gruppo italiano nato a Torino, gli Eiffel 65 diventano in poche settimane uno dei più grandi fenomeni nella storia della dance: Gianfranco Randon (Jeffrey Jay), Maurizio Lobina e il popolarissimo disk-jockey Gabry Ponte, molto affermato per i suoi remix di brani famosi si alleano in un progetto comune che incontra immediatamente i favori del pubblico. “Blue (dabadee dabedaa)” è un brano di rara intelligenza.
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Punta su una voce distorta (secoli prima dell’autotune) e su un ritornello che resta immediatamente impresso. Tant’è che della canzone si impossessano immediatamente i bambini, anche per via del suo video accattivante che propone un extraterrestre tutto blu come protagonista di un cartone animato. Tutto molto intelligente, tutto molto ben fatto. “Blue” è l’ultimo grande successo dance del millennio e sulla sua onda gli Eiffel 65 arriveranno a vendere oltre 20 milioni di copie in tutto il mondo.
Questa era la nostra selezione dei cinque pezzi dance più belli degli anni 90!
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