Calcio femminile: come cambiano gli stipendi delle giocatrici

La Serie A donne 2022/2023 sarà un campionato professionistico. Ma professionismo non significa parità di stipendi.  Ecco cosa cambia veramente per giocatrici e squadre e quanto guadagnano le calciatrici italiane.

La Serie A femminile diventa un campionato professionistico: con la ratifica da parte della FIGC, a partire dalla prossima stagione le giocatrici del massimo livello del calcio donne italiano saranno a tutti gli effetti paragonate ai colleghi delle Serie A, B e C maschili.

SI tratta di una svolta storica per il nostro Paese, in quanto al momento non esiste nessuna federazione che preveda delle “pro” in ambito femminile.

Ma cosa cambia con l’arrivo del professionismo? Proviamo a vedere quali saranno le principali novità sotto il punto di vista di stipendi, tutele e strutture.

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Calcio femminile professionistico, la svolta della FIGC

Come detto, a ufficializzare il passaggio è stata la FIGC, la quale attraverso un comunicato ha reso noto che a partire dal campionato 2022/2023 le atlete della Serie A femminile saranno considerate professioniste.

Questo l’estratto in questione: «Nell’ambito delle previsioni riguardanti il calcio femminile, il Consiglio Federale ha completato le modifiche normative con riferimento al passaggio al professionismo per la Serie A femminile a partire dalla prossima stagione sportiva».

Grande soddisfazione ovviamente da parte sia da parte del presidente della Federazione, Gabriele Gravina, che dalla presidente della Divisione Calcio Femminile, Ludovica Mantovani. Di seguito, infatti il loro commento, dal .

GRAVINA. «Finalmente ci sono le norme che disciplinano l’attività e l’esercizio del professionismo del calcio femminile. Siamo la prima federazione in Italia ad attuare questo importante percorso».

MANTOVANI. «Abbiamo aggiunto un ulteriore tassello al nostro percorso di crescita. Personalmente lo vivo come un punto di partenza, atteso e necessario, che ci spinge a lavorare con grandissimo impegno per raggiungere e garantire nel tempo la sostenibilità di tutto il nostro sistema».

Stipendi calcio femminile, cosa cambia con il professionismo

Le calciatrici guadagneranno quanto i calciatori?” è sicuramente una delle prime domande che ci si potrebbe porre. A dare la risposta attraverso i social, anche se in modo piuttosto piccato, è stata Alia Guagni, la quale attraverso una Instagram Stories ha attaccato i detrattori della decisione della FIGC.

«Qualcuno può spiegare a tutti i fenomeni che commentano qua – ha infatti scritto la giocatrice del Milan, parlando di alcune esternazioni “poco gradevoli” comparse sui social – che professionismo non vuol dire “stesso stipendio degli uomini!”. Poi mi raccomando portateci la mimosa per la festa della donna e tingetevi di rosso il 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ndr)».

La risposta, come affermato in modo “colorito” dall’esterno della Nazionale, è dunque “no“, anche se ovviamente qualcosa cambierà: si passerà infatti da un tetto salariale di 30.658 € lordi l’anno (al quale potevano aggiungersi eventuali rimborsi) a uno stipendio minimo di circa 26.000 euro lordi.

Cristiana Girelli non arriverà dunque a percepire dalla Juventus le mostruose cifre di Dusan Vlahovic, ma certamente le giocatrici delle squadre meno blasonate inizieranno a vedersi riconoscere uno stipendio più corposo.

Professionismo e calcio femminile: le nuove tutele

A cambiare non saranno tuttavia solo gli stipendi, ma anche e soprattutto diritti e tutele delle calciatrici. Tanto per cominciare, le giocatrici potranno firmare “veri” contratti e non più accordi privati, i quali potranno avere durata quinquennale (prima erano annuali, anche se nelle ultime stagioni, in vista della riforma dello sport, erano previste scritture private “speciali” che potevano arrivare fino a tre anni).

Ciò si traduce in un maggior numero di tutele: dal versamento dei contributi pensionistici e al diritto al TFR fino alla malattia e alla maternità, le giocatrici saranno considerate vere e proprie lavoratrici e quindi godranno di tutti i diritti assicurativi e previdenziali che ciò comporta.

Cosa cambia per le squadre femminili con il professionismo

Il passaggio al professionismo del calcio femminile porterà onori, ma ovviamente anche oneri: oltre ai costi mediamente più elevati per gli stipendi, le società ancora oggi dilettantistiche (in Serie A al momento sono Pomigliano e Napoli femminile, le uniche due a non essere collegate a una società maschile) dovranno diventare “società di capitali” (vale a dire, per esempio, una srl o una spa).

Oltre a questo ci saranno ovviamente requisiti minimi per gli impianti riguardanti non solo tribuna (che dovranno essere da minimo 500 posti, con una deroga per le neopromosse che dovranno comunque averne minimo 200) e campo da gioco, ma anche panchine, tabelloni pubblicitari, spogliatoi, infermeria, locale anti-doping, servizi igienici e postazioni per stampa e TV.

Il tutto è ovviamente riportato dal sito ufficiale della FIGC, sul quale si possono trovare tutti gli adempimenti necessari per l’iscrizione al prossimo campionato di Serie A, il primo storico torneo professionistico femminile italiano.

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