Riforma dello sport 2021, riconosciuto il lavoro dello sportivo. Ecco quali sono le novità nel lavoro degli sportivi. Contratti e contributi inps.
Riforma sport 2021. Le associazioni sportive dilettantistiche hanno ridefinito le norme dell’ordinamento sportivo italiano, che apportano significative novità al lavoro degli sportivi.
In sostanza è stato previsto un aumento delle tutele (contrattuali e previdenziali) per gli atleti dilettanti, fino ad ora non considerati categorie lavorative. Tuttavia i decreti attuativi necessari alla legge delega 89/2019, sono in scadenza il 28 febbraio e devono essere approvati. In altre parole per attuare la riforma serve il via libera da parte del governo Draghi, destinato ad arrivare.
Facciamo allora il punto della situazione sulla riforma dello sport. Cosa cambia e come cambia il lavoro degli sportivi, in base alle ultime news.
Riforma dello sport 2021 cosa prevede
La riforma dello sport italiano è in costruzione dal 2019, quando fu approvata l’apposita legge delega. Ora però è arrivato il momento della sua approvazione, da parte del governo.
Per i lavoratori dello sport in sostanza, questa riforma cancella le differenze esistenti fra gli sportivi professionisti e i dilettanti. Infatti viene definito lavoratore sportivo: “l’atleta, l’allenatore, l’istruttore, il direttore tecnico, il direttore sportivo, il preparatore atletico e il direttore di gara che, indipendentemente dal genere o dal settore professionistico o dilettantistico, esercita l’attività sportiva verso un corrispettivo”.
Questo significa che lo sportivo dilettante diventa un lavoratore a tutti gli effetti, con gli obblighi e le tutele che ne conseguono.
Contratto di lavoro sportivo contributi
Finalmente con la riforma dello sport i dilettanti possono costituire un rapporto di lavoro subordinato o autonomo (pure in forma di collaborazione continuata e continuativa).
Questo ha delle conseguenze concrete. Ad esempio nel calcio femminile fino a questo momento non era possibile stipulare dei contratti con le calciatrici, ma solo accordi privati. Stesso discorso per le categorie non professionistiche, come le serie minori del calcio maschile o di ogni altro sport.
La riforma invece prevede che, gli sportivi titolari di questi contratti “hanno diritto all’assicurazione previdenziale e assistenziale”. In altri termini potranno versare i contributi come tutti gli altri lavoratori. Per farlo saranno iscritti alla gestione separata Inps.
Ovviamente questo garantirà agli sportivi di avere i contributi previdenziali necessari a maturare il diritto ai trattamenti pensionistici. Quindi, probabilmente a partire dal 2022, queste categorie lavorative potrebbero iniziare a versare i contributi.
Insomma, si tratta di una riforma del lavoro sportivo molto importante e attesa da anni dai diretti interessati. Ma ora sembra arrivato il momento tanto atteso dell’approvazione, attesa nel consiglio dei ministri delle prossime ore. Finalmente arriva una maggiore tutela per gli atleti dilettanti, lontani anni luce dal guadagnare le imponenti cifre riservate ai professionisti dello sport.
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Roberto D’Eugenio è nato in provincia di Teramo nel 1989. Laureato in economia e commercio presso l’Università G.D’Annunzio Chieti-Pescara e redattore da diversi anni, scrive articoli di economia e attualità per Donne Sul Web