Mondiali, Italia eliminata: Azzurre professioniste in un calcio non professionale

L’eliminazione dell’Italia dai Mondiali di calcio femminile è uno smacco bruciante che rischia di infliggere un danno pesante a tutto il movimento. Perché siamo arrivati a questo

In Italia è cominciato il momento dei processi sommari con alcuni capri espiatori in bella evidenza per giustificare un altro tracollo, il secondo dopo quello dell’Europeo dello scorso anno, ai quali addossare le colpe dell’eliminazione dell’Italia femminile dai mondiali di calcio.

Su queste pagine, dove parliamo di calcio femminile tutti i giorni e a tutti i livelli, continuiamo a mantenere un atteggiamento che sia analitico e costruttivo ma non si può non sottolineare quelli che sono stati gli aspetti fallimentari della spedizione in Australia e Nuova Zelanda.

Mondiali, Italia eliminata: le colpe di Milena Bertolini

Il CT Milena Bertolini non ha rassegnato le dimissioni dopo l’eliminazione da parte del Sudafrica. Ma tutto sommato la cosa non è nemmeno necessaria perché il suo contratto, riconfermato anche dopo l’eliminazione dalla fase a gironi dell’Europeo dello scorso anno, è in scadenza. Ed è evidente che non sarà rinnovato.

Tuttavia, prima che si pensi che il prossimo CT sarà la panacea da qualsiasi malattia vale la pena sottolineare alcuni aspetti importanti. Partendo proprio da due cose che il CT ha detto nel tentativo di spiegare la sconfitta e che sono assolutamente condivisibili, molto più di alcune sue scelte.

La prima è che il livello delle calciatrici italiane è questo, e che dunque non ci si può aspettare molto di più. Un’impressione avvalorata dal fatto che le note più positive sono arrivate proprio dalle giovanissime che comunque Bertolini ha portato al Mondiale contro il parere di molti: Giulia Dragoni e Chiara Beccari, insieme ad altre esordienti assolute. E anche se a casa sono rimaste alcune giocatrici che avrebbero potuto far comodo, come Martina Piemonte, capocannoniere italiano della Serie A, l’impressione non è che altre scelte avrebbero cambiato il destino di una squadra che è sembrata fragilissima emotivamente e inconsistente tecnicamente.

Ma la seconda cosa che il CT ha lasciato intendere è che il progetto del calcio femminile in Italia che dovrebbe avere la sua punta di diamante proprio nella Nazionale è qualcosa di sopportato, più che di supportato.

Lacrime Giulia Dragoni
Giulia Dragoni, 16 anni, la cosa più bella del Mondiale dell’Italia – Credit DSW

Italia eliminata, il vero valore delle Azzurre

L’obiettivo era entrare negli ottavi, e dunque tra le migliori sedici squadre del Mondiale. L’Italia in questo momento è 16esima nel ranking FIFA, un obiettivo dunque verosimile. Ma non sempre i ranking dicono la verità perché sono frutto di statistiche sulle quali pesano di più i gironi eliminatori che non le fasi finali.

L’Italia per qualificarsi ai Mondiali ha vinto nove partite su dieci, passando grazie a un pareggio di troppo della Svizzera – che per ironia del destino è agli ottavi al posto nostro – segnando 40 gol e segnandone due. Hai vinto con i deboli. Ma quando vai a confrontarti con nazionali sulla carta notevolmente superiori, il gap diventa evidente.

Anche se la cosa più allarmante dopo questo Mondiale, è il fatto che tante altre squadre con tradizioni maggiori della nostra, il Brasile, il Canada e persino la Germania, sono tornate a casa. Ma partiranno forti di un’organizzazione che è enormemente superiore alla nostra. Per cultura, mezzi, attenzione e capacità.

L’Italia invece dovrà ripartire da fondamenta mai completamente posate per sostenere un progetto mai completamente chiarito né definito. Un po’ come se il calcio femminile sia un qualcosa da improvvisare, evento dopo evento.

Se va bene va bene se va male pazienza. Perché ci sono problemi più gravi da risolvere, ad esempio una Nazionale maschile che non va al Mondiale dal 2014.

Il messaggio delle Azzurre

Di ritorno da Nuova Zelanda e Australia, prima di riunirsi ai loro club che sono già al lavoro, le Azzurre hanno firmato un messaggio che ci sentiamo di sottoscrivere. Tutto quanto. Dalla prima parola all’ultima. Così come le ultime fallimentari spedizioni del calcio maschile rappresentano la pochezza istituzionale del nostro calcio – drogato da una vittoria dell’Europeo meritata ma frutto di un momento magico e forse e sovrastimata – le giocatrici non possono pagare colpe che non sono le loro. Il livello è questo. E il calcio italiano resta un carrozzone sul quale vivono in tanti, forse pure troppi, che a volte dimostrano di non avere titolo ordine e grado per parlare di organizzazione e gestione sportiva dei molti.

Lacrime Cristiana Girelli
Girelli, due gol inutili in quelli che potrebbero essere i suoi ultimi Mondiali – Credit IPA

Queste le parole delle Azzurre

Noi ragazze ci abbiamo sempre messo la faccia senza mai tirarci indietro. Mai. Prendendoci le nostre responsabilità, sempre. Questa volta, però, ci teniamo ad esprimere anche il nostro punto di vista.

Il rammarico è ancora molto forte perché la voglia di riscatto in questo nostro mondiale era tanta. Sapevamo di arrivare da un europeo deludente e abbiamo imparato dai nostri errori.

Ieri sera sono state fatte tante dichiarazioni ma l’unica che condividiamo e sentiamo nostra riguarda “l’intesa che si è creata tra noi”. Non abbiamo mai avuto paura, ma solo ho sentito poca fiducia. Tutto questo non è bastato perché in campo evidentemente è mancato qualcos’altro.

In nazionale c’è un blocco di 16 ragazze di Roma Juventus che hanno fatto qualcosa di importante in Champions League. Pensiamo sia dunque lecito domandarsi come mai una nazionale formata da quel blocco di giocatrici, impreziosito da calciatrici di altri club importanti e da giovani di talento, faccia così tanta fatica a un Europeo e poi a un Mondiale.

Siamo convinte che avremmo potuto ottenere risultati diversi se solo fossimo state messe nelle condizioni di poterlo fare. Noi lavoreremo ancora più duro per migliorarci a livello internazionale ma dato che dagli errori si può sempre imparare ci auguriamo un futuro più presente, all’altezza della crescita del nostro calcio per riuscire ad esprimerci al 100% e rappresentare il nostro paese al meglio delle nostre possibilità.

Parole stra-condivisibili. E – detto fuori dai ruoli – si rassegnino le Ragazze. Perché la risposta che si aspettano è proprio in quello che scrivono. In quel Rappresentare il nostro paese al meglio. Oggi se si rappresenta il nostro paese e la classe dirigente che la amministra è difficile fare bella figura. A volte sarebbe meglio fare di testa propria, se si potesse…

Ma va beh…

Professioniste in un mondo non professionale

Il nostro paese ha partorito una riforma professionale dello statuto, del contratto delle giocatrici e di un campionato che di professionistico non ha praticamente nulla. A cominciare dalla sua organizzazione. Siamo e restiamo indietro rispetto alle nazioni guida. E ora siamo indietro anche rispetto a quelle emergenti. E questo non è responsabilità né di Milena Bertolini né delle giocatrici.

Occorre una riflessione istituzionale estremamente seria e profonda su quello che dovrà essere il percorso della nazionale e di tutto il movimento del calcio femminile da qui in poi punto non basta e non potrà servire un buon CT a risollevare le sorti di uno sport che in Italia ha poco seguito, scarsa credibilità e che purtroppo è ignorato molto spesso dalle stesse squadre che lo dovrebbero promuovere e dalle istituzioni che lo dovrebbero finanziare.

Lacrime Valentina Giacinti
La delusione di Valentina Giacinti – Credit DSW Sport

Occorre una seria presa di coscienza da parte della Federcalcio con un piano di intervento importante che porti il calcio femminile nelle scuole, visto che di sport nelle nostre università ormai non si parla più da decenni.

Non solo devono aumentare le tesserate, disperse in una miriade di iniziative locali che non vengono organizzate ne valorizzate. Ma deve aumentare, e di molto, la considerazione con cui si guarda a questo sport e alle sue iscritte che oggi pesano molto in un sistema che non le calcola quasi per nulla.

La cocente delusione per l’eliminazione dal Mondiale femminile a opera del Sudafrica, un paese che si trova quasi 40 posizioni più in basso rispetto alla nostra nel ranking FIFA, può paradossalmente essere una grande occasione. A patto che non si cerchino responsabilità di tecnici e giocatrici che l’unica colpa che hanno è stata quella di metterci la faccia e la presenza a rappresentare un sistema che le ha di fatto abbandonate e non le ha mai tutelate.

Il danno, purtroppo, è grave. Da oggi convincere le squadre a creare una sezione femminile sarà ancora più difficile, soprattutto in Italia dove questa disciplina, purtroppo, deve ancora confrontarsi con luoghi comuni di dubbio gusto e di nessuna cultura sportiva. La speranza è che le ragazzine che vogliono davvero giocare a calcio, così come è accaduto fino a oggi, trovino famiglie attente e responsabili a canalizzare questa loro passione, molto prima che club, campionati e scarsa considerazione globale le allontanino definitivamente.

Il tutto in un sistema che leccandosi le ferite dovrà comunque andare avanti: il 21 settembre la prima uscita ufficiale contro la Svizzera, in UEFA Women’s Nations League. Con quale CT e in che modo è tutto da capire…

Vedi anche: Nazionale calcio femminile calendario partite Italia

Ben tornato!