Decreto reintegro sanitari sospesi. Ecco quali regioni sono contro la decisione del governo e perché hanno ragione.
Molte regioni italiane sono contrarie ai sanitari no vax reintegrati dal governo Meloni con apposito decreto legge, perché mettono a rischio la salute dei pazienti negli ospedali. In particolare Puglia e Campania non vogliono far tornare al lavoro nelle strutture sanitarie i non vaccinati. Mentre in Lombardia Letizia Moratti si è dimessa dal ruolo di vicepresidente anche per queste ragioni.
Vediamo allora nel dettaglio cosa dicono le regioni e dove i sanitari no vax non potranno tornare nelle corsie degli ospedali.
Reintegro sanitari no vax, cosa succede nelle regioni
Non solo il DL contro i raduni, ma anche quello che ha reintegrato i sanitari non vaccinati suscita contrarietà , soprattutto da parte di alcune giunte locali. Ecco i casi più eclatanti.
Puglia
In questo territorio c’è una legge regionale che obbliga al vaccino i sanitari, non solo per il covid, ma anche per altre malattie. Per questo la regione non reintegrerà i sanitari no vax nei suoi ospedali, al contrario di quanto previsto dal decreto nazionale.
Alcuni esponenti del governo hanno annunciato che impugneranno la legge, ma questo non sarebbe possibile secondo quanto dichiarato dal governatore Michele Emiliano.
Campania
Anche il presidente De Luca, con apposita direttiva, obbliga i direttori delle ASL a impiegare il personale reintegrato in mansioni che non mettano a rischio la salute di pazienti e operatori vaccinati.
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Lombardia
Nella regione con più abitanti in Italia Letizia Moratti si è dimessa dal ruolo di vicepresidente, in contrapposizione con le scelte del governatore Fontana. In un passaggio del suo annuncio spiega che i motivi sono legati anche alla scelta di reintegrare i medici no vax negli ospedali della regione. Di seguito il suo annuncio per esteso, tratto dalla sua pagina Facebook.
Perché reintegrare i sanitari nox vax è sbagliato
Riassumendo, i primi decreti del governo Meloni hanno lasciato molti dubbi, alle regioni, che già decidono per conto loro, ma anche alle persone. Infatti, chi si è vaccinato si sente preso in giro e probabilmente desidera sapere se i medici con cui entra in contatto sono vaccinati o meno. Questo perché si tratta di un rischio per la salute, soprattutto per anziani e fragili, come confermano molti medici.
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Cosa intende fare il governo al riguardo? Lasciare decidere alle regioni, come hanno già fatto alcune, oppure specificare che questi sanitari quantomeno non dovrebbero lavorare a contatto con il pubblico? Il ministro della sanità Orazio Schillaci ha detto che decideranno le direzioni sanitarie, ma sembra una soluzione per nulla chiara. Nei prossimi giorni probabilmente ne sapremo di più.
Roberto D’Eugenio è nato in provincia di Teramo nel 1989. Laureato in economia e commercio presso l’Università G.D’Annunzio Chieti-Pescara e redattore da diversi anni, scrive articoli di economia e attualità per Donne Sul Web