Enrico Ruggeri canzoni. Le 10 indimenticabili

Enrico Ruggeri canzoni, le 10 più belle, intense ed emozionanti nell’immenso repertorio del cantautore milanese.

Enrico Ruggeri Canzoni. Sospeso tra rock, ispirazioni classiche e atmosfere retrò, Ruggeri ha festeggiato nel 2022 i suoi cinquant’anni di attività artistica in cui ha scritto circa 500 brani. Ecco le sue dieci canzoni a nostro avviso indimenticabili in un repertorio straordinario.

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Enrico Ruggeri: 10. “Vivo da re”

Tratta dal primo repertorio di Ruggeri, quando l’autore milanese continuava ad amoreggiare con il punk e con generi molto estremi ed elettronici che in Italia avevano pochissimo riscontro (Ultravox, Gary Numan), “Vivo da Re” è uno straordinario affresco estremamente autoironico di un giovane lasciato dalla fidanzata. Ferito, forse anche innamorato ma capace di disinteressarsi dalla sofferenza per “guardarsi alla tv”, annoiandosi della propria sofferenza. Canzone geniale che si apre come una delicata ballata retrò e si chiude su un travolgente refrain degno di un’opera rock.

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Una registrazione d’epoca di Vivo da Re

9. “Poco più di niente”

Capace di analizzare come pochi altri il senso di un sentimento in tutta la sua ampiezza, dalla genesi alla fine, Enrico Ruggeri scrive “Poco più di niente” nel 1985 come punto di forza di “Tutto Scorre”, un album che è un vero capolavoro. Sono gli anni del rapporto con Laura, la sua prima moglie. Un paradosso che un disco che parla quasi esclusivamente di un amore che nasce ospiti un brano tanto velenoso che descrive perfettamente la fine di un rapporto tra due persone in lite. Incapaci di parlarsi, di comunicare, persino di guardarsi negli occhi… “non si torna indietro, non si aggiusta il vetro rotto in due… quello che è stato è stato”.

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Una versione molto rock registrata dal live di Radio Italia

8. “Polvere”

Forse il primo grande successo radiofonico di  Enrico Ruggeri. Da sempre molto affascinato da suoni elettronici in arrivo dal Regno Unito, il cantante gioca con tastiere e ritmi elettronici creando un’atmosfera fredda, quasi angosciata, nella quale a dominare sono i ricordi e i rimpianti che creano ‘polvere’. Sulla pelle, sul cuore e nella testa. Brano di spessore davvero intenso che ruota intorno a un ritornello quasi ossessivo che si trascina fino al termine del brano: “Non mi cercare, che non mi riconoscerai”. L’autore si lascia sopraffare dalla polvere e dai rimpianti. E scopre di non starci nemmeno poi così male…

Una meravigliosa e recente versione live di “Polvere” con citazione di “A Forest” dei Cure

7. “Contessa”

Figlio del primo periodo con i Decibel, con i quali si riunirà per tornare a Sanremo 37 anni più tardi, Ruggeri fa il suo esordio a Sanremo nel 1980 con “Contessa”. Il brano gioca con un testo stracolmo di doppi sensi, che ovviamente il pubblico del festival non coglie. E forse non capirà nemmeno decenni dopo. Come i grandi gruppi punk britannici anche Ruggeri viviseziona con un testo accusato di misoginia, un amore a senso unico nel quale una donna altezzosa, viziata e piena di sé si prende gioco del cantante. Che all’epoca aveva vent’anni. Capelli ossigenati, cravatta nera su camicia bianca, posa snob e scazzata, occhialoni avorio con lenti fumé, Ruggeri riesce nel suo intento. Farsi detestare da migliaia di donne. A conquistarle ci penserà qualche anno dopo.

L’esibizione di Ruggeri e Decibel a Sanremo: era il 1980

6. “L’onda”

Spietato osservatore dei costumi (e malcostumi) della sua epoca, Enrico Ruggeri si diverte a prendersi gioco dei social con un brano velenoso nel quale domina quella “l’immagine residua di sé”: quella affidata ai post. Un’onda, che gli americani definirebbero hype, che ci costringe a stare a galla su un mare sporco, bizzoso e per nulla sicuro. Un tema quello dell’immagine che il cantate milanese ha spesso analizzato ma che mai come in questa canzone diventa critica feroce a chi “ci fa”, e ottiene incredibilmente un pubblico e una credibilità cui non avrebbe alcun diritto. “Ecco l’onda che ci dice, tutto quello che ti piace…”. Lo spirito di adattamento della gente diventa assimilazione. Una forma di annientamento consapevole perfettamente raccontato da Orwell che  Enrico Ruggeri rende semplicemente più attuale e ancora più inquietante.

Il video originale de “L’Onda” realizzato insieme al figlio Pico con Schiavone alla chitarra

5. “Non piango più”

Quando il rapporto con la moglie si incrina fino a chiudersi in un sofferto divorzio, Enrico Ruggeri si arma di coraggio e analizza il suo stesso stato d’animo. Ed ecco una canzone lontanissima da quella “Poco più di niente” nata una decina di anni prima sulla base di quella che era semplice immaginazione. Il significato è quello di una persona profondamente ferita e sofferente che finge una serenità inesistente e ricaccia in gola le lacrime per essere il personaggio che la gente pretende di vedere. L’amore è come un colpo di pistola: “Sparami, prendimi… ma io non piango più”.

lo splendido video originale di “Non Piango Più” diretto e montato dal regista Mauro Maggio

4. “Quello che le donne non dicono”

Uno degli aspetti dei testi di Ruggeri è non solo la forte autoironia ma anche un feroce sarcasmo. Le accuse di misoginia piovute per “Contessa” cadono per acclamazione quando nel 1987 il cantante milanese nello stesso Festival vinto con Tozzi e Morandi, regala a Fiorella Mannoia uno dei suoi brani più intensi. Nasce “Quello che le donne non dicono”.

“Nemmeno una donna potrebbe scrivere così bene di una donna…” disse la Mannoia interpretando per la prima volta, commossa, la canzone. E tutto il pubblico femminile è conquistato da un testo di una dolcezza infinita nelle quale le donne diventano coraggiose, capace di andare sempre oltre. I propri limiti e quelli del loro uomo: “Dolcemente complicate, ma sempre pronte a dirti un altro sì”. Anche quando la porta dovrebbe essere chiusa a doppia mandata.

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Quando Ruggeri analizzò il testo, scritto al maschile, si rese conto che a interpretarla doveva essere una donna. E lo adattò. Fiorella Mannoia dopo qualche anno, eseguendola dal vivo, chiese e ottenne da Ruggeri di cambiare una sola frase: “se ci confondiamo un po’…”

Una versione live di Fiorella Mannoia di “Quello che le donne non dicono”

3. “Il mare d’Inverno”

Altro brano che inizialmente Ruggeri voleva tenere per sé, e che in effetti compare in un suo album pochi mesi dopo la sua prima uscita. Affidata invece a Loredana Berté. Due versioni completamente diverse di un’unica canzone che esprime in modo davvero fotografico l’inquietudine e la malinconia di un pomeriggio invernale in riva al mare. dell’autore con il tocco del fuoriclasse.

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Dal concertone del Primo Maggio del 2015, con Luigi Schiavone e la sua chitarra sulla destra

2. “Mistero”

Strettamente legato al Festival di Sanremo – cui Ruggeri ha partecipato 11 volte come interprete (due vittorie) e altre cinque come autore – “Mistero” è probabilmente il suo successo più pop e se vogliamo più facile. Bissando il successo del 1987 con Morandi e Tozzi di “Si può dare di più”, della quale aveva scritto il testo, il cantautore scrive un brano facile, piacevole, adatto al grandissimo pubblico. Un ritornello ruffiano e leggero che oltre ad omaggiare i Queen rivela una delle sue grandi passioni, i britannici The Who. In realtà “Mistero” offre una ricchissima quantità di citazioni musicali che lo rendono solo a una prima analisi un brano di facile ascolto.

La proclamazione di Ruggeri e l’esecuzione di Mistero al Festival del 1993

https://youtu.be/PluGm9-oqrc

Enrico Ruggeri: 1. “Peter Pan”

Scritta per l’album omonimo, proprio come “Mistero”, “Peter Pan” mette d’accordo tutti. É una canzone che  Enrico Ruggeri dedica a Pico, il figlio nato da poco descrivendo alcune delle gestualità del suo bimbo mentre gioca. Una canzone divertente, affettuosa ma piena di pieghe che, come in un sogno confuso, apre a immagini e strutture che parlano di passato e futuro. Una canzone nella quale lo stesso cantante forse, invidia il figlio rimpiangendo il fatto di essere stato, suo malgrado, costretto a crescere. Anche se il Peter Pan dentro di lui continua in qualche modo a dirottarlo lungo strade di immaginazione e creatività che a volte lo portano fuori dalla vita reale.

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Festivalbar 1992, Ruggeri spopola con l’album “Peter Pan”

Parafrasando una sua canzone Enrico Ruggeri ha attraversato molte vite trovandosi a suo agio nei panni di rocker, punk piuttosto che di artista melodico, a volte addirittura classico, giocando con le parole con lo stile e l’arte dei grandissimi cantautori, impressionando per la straordinaria versatilità di una produzione industriale. Un autore longevo, sempre ispirato, mai banale che ha fortemente influenzato la musica italiana per almeno quarant’anni.

Enrico Ruggeri, classe 1957, ha pubblicato nel 2022 “La Rivoluzione” il suo 22esimo album solista. Due gli album originali dal vivo, tre le raccolte, quattro i dischi con i Decibel cui si aggiungono quattro libri (citazione doverosa per “Non si può morire la notte di Natale”), quattro libri autobiografici (splendido “Sono stato più cattivo”) e altre quattro pubblicazioni di racconti brevi e poesie.

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