I bonus sono approvati ma poi arrivano con grande ritardo, quasi sempre. Come mai succede questo?
La scelta del governo italiano è spesso quella di usare bonus di vario genere come forma di assistenza al reddito o a situazioni di disagio. Defiscalizzazioni, contribuzioni, versamenti diretti di denaro che si possono verificare in varie situazioni: per i figli (con l’assegno unico o il bonus nido), al compimento della maggiore età (bonus cultura), forme varie di assistenza diretta e indiretta (assegni dei comuni per le madri, carta dedicata a te ecc.).
L’attenzione da parte degli italiani per questo genere di aiuti è massima, ma si verifica molto spesso un caso: il bonus è annunciato ma non arriva subito, cioè il pagamento avviene con grande ritardo, anche oltre un anno. Perché accade questo? Ne parliamo di seguito, ma prima ecco qualche caso concreto.
Due esempi: il bonus nido e il bonus 80 euro
Il contributo per il nido è stato approvato prima di diventare ufficialmente richiedibile. Se già la Legge di bilancio 2024 l’aveva previsto, le domande si sono potute presentare però solo da fine febbraio in poi. Ulteriore problema: dal momento dell’approvazione della domanda all’effettiva erogazione dei soldi possono passare mesi. Tanto che molte mamme e papà si lamentano sulla pagina Facebook Inps per la famiglia, del fatto che i soldi del contributo non sono ancora arrivati (o sono in ritardo), nonostante le rassicurazioni ricevute.
Secondo esempio. Il bonus da 80 euro inserito nelle tredicesime dei soli lavoratori dipendenti dal governo Meloni, ma solo con coniuge e almeno un figlio a carico. Quindi la platea dei destinatari è ristretta e l’erogazione sarà di una sola volta, a gennaio 2025. Insomma, anche se il decreto per il contributo è stato approvato, non è materialmente possibile richiederlo e il pagamento avverrà a inizio anno prossimo. Questo è uno dei tanti casi in cui i beneficiari devono armarsi di pazienza e aspettare.
Sfruttare l’effetto annuncio
Il bonus è in generale una forma di forte vetrina a livello politico. Ottiene un ottimo rimando mediatico e sui social: dunque annunciare un aiuto sotto forma di aiuto economico rientra in una pratica potente di marketing politico. Ecco perché i bonus sono ancora molti nel 2024 in Italia, nonostante qualche taglio rispetto al passato.
L’annuncio di un incentivo è, in sostanza, una forma di propaganda politica in alcuni casi utilizzato dai partiti per avere un vantaggio elettorale. Ma poi dall’annuncio all’arrivo dei soldi il tempo che passa è lungo. Senza contare che si fa sempre fatica a capire se l’agevolazione (prorogata o nuova) tornerà l’anno successivo. Perché avviene questo?
Le difficoltà tecniche
La prima risposta è semplice: si tratta di motivazioni tecniche. Un provvedimento può essere annunciato, è semplice, basta una conferenza stampa, un lancio sui social, un comunicato per le agenzie. Ma poi per diventare realtà deve essere approvato nei due rami del parlamento, con relative tempistiche, magari prima passando nelle deputate commissioni che preparano i testi legislativi da votare.
Poi deve avere un decreto attuativo: non basta la legge, si deve specificare come poter chiedere gli aiuti: tempistiche, modalità di accesso telematico e fisico. Fatto questo deve partire il sistema di gestione delle domande e di erogazione dei soldi: visto che spesso si passa dall’Inps va creata la sezione apposita, insomma va fatto tutto il lavoro di gestione informatica, che non è semplicissimo se si parla di server che devono accogliere molte domande in contemporanea o di sistemi gestionali che devono filtrare e vagliare centinaia di migliaia di richieste. Va istituito un servizio di contact center dedicato, si deve rispondere alle tantissime domande e dubbi degli utenti (e dobbiamo dire che in questo la pagina ufficiale Inps funziona abbastanza bene).
Le buone intenzioni e i soldi che non ci sono
Ma c’è anche una risposta più semplice: spesso alle buone intenzioni non corrisponde una disponibilità a bilancio che sia in grado di rendere la teoria pratica, almeno in tempi brevi. L’Italia ha un debito pubblico spaventoso e ha sottoscritto rigorosi accordi a livello europeo che limitano la possibilità di sforare dal bilancio corrente. Ogni capitolo di spesa è perciò vagliato e ponderato e spesso i soldi non ci sono.
I ritardi di effettiva erogazione dei soldi, dopo l’approvazione di una norma, sono in molti casi legati a disponibilità di cassa. Si potrebbe dire: aspettate a fare l’annuncio quando avete già il sistema pronto e i soldi da spendere pronti. Beh, sarebbe forse più giusto, ma la politica vive anche di annunci ad effetto. Ci si può consolare col fatto che se la norma è approvata i soldi arrivano sempre. Magari dopo un anno, ma arrivano.
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