I bonus 2017 sono spesso approvati ma poi arrivano con grande ritardo. Come mai succede tutto questo?
La scelta del governo italiano è in molti casi quella di usare bonus 2017 di vario genere come forma di assistenza al reddito e a varie situazioni di disagio. Defiscalizzazioni, contribuzioni, versamenti diretti di denaro che si possono verificare in varie situazioni: nascita di un figlio (bonus bebè da 80 euro, bonus mamme domani…), compimento della maggiore età (bonus cultura), forme varie di assistenza diretta e indiretta (assegni dei comuni per le madri, carta Sia, bonus asilo nido ecc.).
L’attenzione da parte dell’utenza per questo genere di aiuti è massima ma si verifica molto spesso un caso: il bonus è annunciato ma non arriva subito, cioè arriva con grande se non grandissimo ritardo, anche oltre un anno. Perché accade questo?
Due esempi: il bonus cultura e il bonus bebè
Il bonus bebè 2017 da 800 euro (premio alla nascita) è stato approvato molto prima di diventare ufficialmente richiedibile. Se già la Legge di Bilancio 2017 l’aveva previsto, le domande si sono potute presentare però solo dal mese di maggio 2017, quindi chi aveva partorito a inizio anno e ne aveva diritto ha dovuto pazientare. Ulteriore problema: dal momento dell’approvazione della domanda all’effettiva erogazione dei soldi possono passare ancora molti mesi, tanto che svariate mamme si lamentano sulla nostra pagina Facebook che i soldi del bonus da 800 euro non sono ancora arrivati.
Vedi anche: Quando arrivano i soldi del bonus bebeè 2017?
Secondo esempio. Il bonus cultura, o bonus 18anni 2017 (500 euro per i neo maggiorenni da usare per acquisti culturali) ha avuto un corso travagliato. Per i ragazzi del 1998 è stato possibile richiederlo quasi un anno dopo, a partire dal 31 dicembre 2016 (e potrà essere usato entro il 31 dicembre 2017). Il provvedimento è stato prorogato anche per i nati nel 1999 (quindi i neo diciottenni di quest’anno) ma ancora non è materialmente possibile richiederlo. Quindi è uno dei tanti casi in cui i beneficiari devono armarsi di pazienza e aspettare.
Sfruttare l’effetto annuncio
Il bonus è in generale una forma di forte vetrina a livello politico. Ottiene un ottimo rimando mediatico e sui social: dunque annunciare un aiuto sotto forma di bonus rientra in una pratica potente di marketing politico. Ecco perché i bonus sono moltiplicati in numero (ce ne sono ben 44 attivi in Italia), a volte hanno lo stesso nome (i due bonus bebè da 80 e 800 euro).
L’annuncio di un bonus è, in sostanza, una forma di propaganda politica. Ma poi dall’annuncio all’arrivo dei soldi il tempo che passa è lungo… Senza contare che si fa sempre fatica a capire se il bonus è prorogato, tornerà l’anno successivo (ad esempio il bonus premio alla nascita 2017 sarà prorogato anche per i nati nel 2018?). Perché avviene questo?
Le difficoltà tecniche
La prima risposta è semplice: si tratta di motivazioni tecniche. Un provvedimento può essere annunciato, è semplice, basta una conferenza stampa, un lancio sui social, un comunicato per le agenzie.
Ma poi per diventare realtà deve essere approvato nei due rami del parlamento, con relative tempistiche, magari prima passando nelle deputate commissioni che preparano i testi legislativi da votare. Poi deve avere un decreto attuativo: non basta la legge, si deve specificare come poter chiedere i bonus, tempistiche, modalità di accesso telematico e fisico… Fatto questo deve partire il sistema di gestione delle domande e di erogazione dei soldi: se molto spesso si passa dall’Inps va creata la sezione apposita, insomma va fatto tutto il lavoro di gestione informatica, che non è semplicissimo se si parla di server che devono accogliere magari molte domande in contemporanea o di sistemi gestionali che devono filtrare e vagliare anche centinaia di migliaia di richieste. Va istituito un servizio di concact center dedicato, si deve rispondere alle tantissime domande e dubbi degli utenti (e dobbiamo dire che in questo la pagina ufficiale Inps funziona abbastanza bene).
Le buone intenzioni e i soldi che non ci sono…
Ma c’è anche una risposta più semplice: spesso alle buone intenzioni non corrisponde una disponibilità a bilancio che sia in grado di rendere la teoria pratica, almeno in tempi brevi.
L’Italia ha un debito pubblico spaventoso e ha sottoscritto rigorosi accordi a livello europeo che limitano la possibilità di sforare dal bilancio corrente. Ogni capitolo di spesa è perciò vagliato e ponderato e spesso i soldi non ci sono… I ritardi di effettiva erogazione dei soldi, susseguenti all’approvazione di una norma, sono in molti casi legati a disponibilità di cassa. Si potrebbe dire: aspettate a fare l’annuncio quando avete già il sistema pronto e i soldi da spendere nel carniere. Beh, sarebbe forse più giusto, ma la politica vive anche di annunci ad effetto.
Ci si può consolare col fatto che se la norma è approvata i soldi arrivano sempre. Magari dopo un anno, ma arrivano…