Un paese che invecchia, il debito pubblico e locale che aumenta, le banche sono alcuni dei problemi dell’economia italiana nel 2018, vediamoli tutti
Economia Italia 2018: rimangono aperti numerosi fronti caldi per la nuova annata che metteranno a rischio la stabilità del nostro paese e delle tasche di tutti noi. Vediamoli nel dettaglio.
Economia Italia 2018: un debito pubblico mostruosamente alto
L’Italia del 2018 non sarà più certamente quella in crisi di qualche anno prima, con la recessione, lo spread altissimo e i timori di crollo di tutto il sistema. Alcuni indicatori, come quello dell’occupazione (nel terzo trimestre 2017 cresciuta con un tasso di destagionalizzato del 58,1%) e del Prodotto Interno Lordo (tasso di crescita tendenziale dell’1,7%) fanno sperare. Considerando il decennio 2008-2017, il tasso di occupazione è aumentato di oltre due punti percentuali rispetto al valore minimo (terzo trimestre 2013 quando era al 55,4%.
Ma, concluse le buone notizie, ecco arrivare quella grama: il mostruoso debito pubblico italiano ha macinato altri record. A ottobre 2017 il debito pubblico italiano era di 2.289 miliadi di euro di euro, appena sotto al record di luglio 2017 (2.301) e pari al 132,6% di rapporto debito-Pil. Rispetto a questo indicatore l’Italia risulta il quinto peggior paese al mondo e il secondo peggiore nell’Eurozona (la Grecia è al 181,3%).
Solo nel 2007, prima della crisi, il rapporto debito-Pil era al 99,8%, sotto la soglia psicologica del 100%. Naturalmente avere un debito enorme, per di più che cresce continuamente, condiziona pesantemente le politiche economiche che devono anche rispettare i dettami del patto di stabilità (pena aumenti automatici di Iva e accisa su benzina e alcolici).
L’instabilità politica
A marzo voteremo per il rinnovo del parlamento, scaduti i cinque anni di legislatura. La legislatura appena terminata ha visto susseguirsi tre governi differenti, con tre primi ministri (Letta, Renzi, Gentiloni) e una maggioranza “inventata” in Parlamento.
Siamo partiti con le Camere spaccate e governi di coalizione e siamo arrivati alla fine nella stessa situazione, anzi con una tripartizione politica che impedirà di avere una maggioranza “uniforme” (sempre che questo possa accadere in Italia dove le separazioni, gli addii anche nei singoli partiti sono elementi costanti della nostra storia).
L’instabilità politica e la difficoltà di immaginare maggioranze parlamentari coese ovviamente non sono elementi positivi per l’economia che necessità di stabilità e indirizzi politici di lungo periodo, con visioni e forza programmatica. Pare inevitabile un governone Forza Italia-Pd a meno di exploit veramente forti dei Cinque Stelle e di una loro capacità post-elezioni di trovare sponde parlamentari per andare avanti.
La crisi bancaria che non accenna a finire
L’economia italiana nel 2018 dovrà nuovamente fare i conti con la situazione di crisi di alcuni suoi importanti istituti. Dopo Monte dei Paschi, Etruria, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Chieti ecc. il nuovo capitolo della crisi bancaria italiana riguarda Carige. Nella giornata di oggi il titolo è stato sospeso per eccesso di ribasso.
L’aumento di capitale pre natalizio per 544 milioni di Euro e la crescita dei Malacalza fino al 22% del capitale sociale avevano dato speranze ma la situazione appare ancora critica. Sotto i riflettori ci sono anche altri istituti come Unipol Banca (che ha in portafoglio 3 miliardi di crediti deteriorati), Creval, Popolare di Bari e altre Bcc.
Vedi anche: Banche, come eliminare (o quasi) i costi dei conti correnti.
I debiti locali e le municipalizzate
Non è solo il debito centrale a fare paura ma lo sono anche i tanti debiti locali e i buchi nelle aziende ex municipalizzate. Vediamo qualche esempio. Roma ha un debito di circa 13 miliardi, Atac (nel bilancio 2016 ulteriori perdite di 212 milioni) ha un buco di 1,38 miliardi.
Situazioni pesanti si vivono anche a Torino (indicatore di debito complessivo relativo al 2014 pari al 301%), Catania (171%, sempre dato 2014) e Milano (159%, anno 2014). In molti casi è anche complicato riuscire a scovare la reale entità dei debiti locali anche perché ad esempio le Province sono state ridisegnate a livello istituzionale e perché molti dei debiti sono “fuori bilancio” (ad esempio quelli necessari per coprire i disavanzi di aziende di trasporti, consorzi o aziende speciali o istituzioni controllate dei comuni).
Paese che invecchia e costo delle pensioni in continuo aumento
Nonostante bonus bebè e premio alla nascita il dato dei nuovi arrivati in Italia è sempre critico: nel 2016 sono nati 473.438 bambini, 12 mila in meno del 2015. Secondo l’Istat in 8 anni le nascite sono scese di 100 mila unità .
In contemporanea l’età media italiana cresce ed è arrivata a 44,9 anni con un aumento delle persone sopra i 65 anni notevolissimo nell’ultimo decennio (sono passate da 11 milioni e 700 mila a 13 milioni e 500 mila). I dati del Cga di Mestre dicono che l’Italia ha la spesa pensionistica più alta d’Europa, pari al 16,8% del Pil, una spesa che è 4 volte quella impiegata nella scuola e nella formazione. L’aggiornamento del Def ha stimato che nel 2040 la spesa pensionistica arriverà al 18,4% del Pil e raccoglierà metà della spesa generale del welfare.