Alessandro Recenti neotecnico del Tavagnacco calcio femminile, parla del prossimo campionato di serie B donne che vedrà 16 squadre in calendario.
Calcio Femminile Tavagnacco. Nonostante non abbia ancora compiuto quarant’anni, Alessandro Recenti è già un tecnico con un curriculum di tutto rispetto. Alle esperienze con le nazionali giovanili dell’Albania si aggiungono parentesi da vice in Serie A svizzera (Sion e Lugano) e ungherese (Honved) e anche due nel calcio femminile. La prima con il Ravenna, chiusa con il terzo posto, e la seconda con il San Marino Academy, interrotta dopo diverse giornate.
Intervistato in esclusiva da Donnesulweb Alessandro Recenti, che da pochi giorni è il nuovo allenatore del Tavagnacco, club che parteciperà al prossimo campionato di Serie B, ci racconta tutte le sue esperienze ma soprattutto si sofferma si quella svolta con la Nazionale italiana sorde. Oltre ovviamente a spiegare di tutto ciò di cui ha bisogno il calcio femminile italiano per progredire.
Buongiorno Recenti, cosa l’ha spinta ad accettare la proposta del Tavagnacco?
“Ho accettato con piacere perché mi è arrivata un’offerta fatta da persone serie, da una società ben strutturata e organizzata, da un ambiente professionale che ritengo molto vicino a quello che cerco”.
Per lei si tratta della terza esperienza in B femminile dopo Ravenna e San Marino. Cosa si aspetta da questa stagione?
“Sarà un’annata impegnativa perché ci sono Napoli, Lazio e Verona che sono scese dalla Serie A e porteranno un plus nella Serie B femminile. Allo stesso tempo arriveranno ragazze che scenderanno dalla massima serie e aumenteranno il tasso tecnico della categoria. Sarà un anno in cui ci sarà molto da lavorare e farsi trovare pronti. Non è una stagione di passaggio, è a 16 squadre e sarà molto tosta”.
Lei ha vissuto esperienze praticamente in tutti i settori. Che differenze ha trovato nei vari ambienti?
“Chiaramente sono tutti differenti. Se parliamo dell’Under 19 femminile albanese piuttosto dell’Under 15 maschile sempre dell’Albania, sono ambienti diversi rispetto al lavoro che si fa un club in cui sei a stretto contatto con gli atleti quotidianamente. Quando ho fatto il vice in Serie A maschile è stato ancora diverso perché vai a lavorare direttamente per l’allenatore. Nel mio caso dovevo sempre essere pronto alle richieste e le necessità del tecnico. Sono stare due esperienze diverse (Svizzera e Ungheria, ndr) per diversi motivi, anche culturali. Due modi differenti di vivere e concepire lo stile di vita. Mi sono trovato bene: Budapest è meravigliosa e quando avevo tempo libero passavo ore nella biblioteca principale”.
E nel calcio donne?
“Nel femminile invece la prima esperienza è stata in B a Ravenna e fu una stagione importante. Chiudemmo con un bel terzo posto con squadra giovane. Volevo fortemente il calcio femminile perché sapevo di poter dare molto al movimento, ma anche di ricevere molto dalle ragazze”.
Cosa l’ha affascinata di più del mondo del calcio femminile?
“Mi attrae la voglia di imparare delle ragazze. Di migliorarsi, di mettersi in gioco e di portare in campo quello che si fa negli allenamenti. E questo aspetto l’ho riscontrato in prima persona. Quando si ha un gruppo di ragazze che vuole seguire una certo tipo di percorso, l’allenatore deve essere bravo a capire quali sono i mezzi e gli strumenti adatti al gruppo che ha fra le mani. E questo mi piace anca di più”.
Lei ha avuto l’opportunità di guidare la Nazionale italiana sorde. Che esperienza è stata?
“Con questa Nazionale abbiamo fatto un mondiale nel 2016 ed è stato un momento importante della mia carriera perché mi ha fatto capire come la forza di volontà e la voglia di queste ragazze permettessero loro di superare tanti ostacoli. Ho conosciuto ragazze splendide, ci siamo allenate poco, erano per lo più ragazze che giocavano a calcio a 5, qualcuna con un passato a 11, avevo ragazze di 44 anni con esperienza, ma è stata una Nazionale che per la prima volta in assoluto ha partecipato al Mondiale. Siamo arrivate quinte, c’è stata grande soddisfazione per aver vinto due partite contro la Turchia. Formare una squadra in un mese per un Mondiale è stata una cosa emozionante che porterò sempre con me”.
A proposito di cambiamenti, la prossima Serie A sarà considerata professionistica. Che idea si è fatto di questo passaggio, lei che ha vissuto anche ambienti professionistici?
“Il professionismo è stato inseguito e voluto per molti anni. Penso che i sacrifici fatti dalle ragazze, siano stati in parte ripagati, ma ora bisogna proseguire in questa direzione tenendo conto che per entrambe le parti, quindi società e calciatrici, si parla di un lavoro a tutti gli effetti. Devono essere migliorati alcuni aspetti, è necessario lavorare dal basso, nei settori giovanili, vanno organizzati staff qualificati anche nelle categorie inferiori dove devono essere inserite delle figure che portino valori tecnico-tattici alle ragazze che poi dovranno farsi trovare pronte qualora arrivi la chiamata di un club di vertice. Poi va aumentato il numero di iscritte, migliorati le strutture sportive, campi da gioco e di allenamento. Ci vorrà tempo, ma bisogna lavorare. Il primo passo è stato fatto ora bisogna andare avanti”.
Crede che questo passaggio sia da considerare un punto d’arrivo o un nuovo punto di partenza?
“Siamo a un punto intermedio, bisogna proseguire lungo questo cammino, capire come può essere sostenibile dal punto di vista economico e riuscire a portare la giusta visibilità al movimento. La7 ha fatto qualcosa, ma bisogna insistere aggiungendo partite in chiaro, dare visibilità sui giornali, in rubriche e televisioni”.
Il prossimo mese sarà quello degli Europei. Come giudica il lavoro di coach Bertolini?
“I risultati parlano da sé in maniera chiara. Ha fatto bene i Mondiali, altrettanto l’Algarve Cup e nelle qualificazioni. Per quanto mi riguarda, l’Italia è una delle favorite per quello che ha dimostrato in questi anni. Credo debba essere solamente applaudita insieme al suo gruppo”.
Ha avuto opportunità di confronto con Bertolini negli anni in cui è stato al timone di squadre femminili?
“Mi piacerebbe in futuro poter avere una chiacchierata con lei, sicuramente ha una visione di calcio interessante e ha un’idea di calcio femminile che va condivisa.”
Vedi anche: Tavagnacco rosa
Bergamasco, classe 1984, iscritto all’Albo dei Pubblicisti dal 2018, ma sul campo dal 2003. Ha lavorato per Il Nuovo Giornale di Bergamo. Dal 2018 collaboratore di Tuttosport.