Antonio Conte – La riconferma del tecnico alla guida dei nerazzurri suona come una tregua armata, l’unica alternativa offerta dalla società a dirigenti, tecnico e giocatori.
Conte Inter – Sembrava dovesse essere siglata una sorta di rivoluzione, un tutti contro tutti al termine del quale poteva anche concretizzarsi una sorta di epurazione, considerando i costi giganteschi del club e il fallimento -praticamente totale- del progetto agonistico. E invece tutto resta esattamente com’era.
L’Inter, squadra ormai abituata a crisi di nervi estemporanee e violentissime che erano solite provocare veri e propri terremoti sia in società che in squadra, sembra avere deciso di cambiare strategia. La decisione presa da Steven Zhang, presidente plenipotenziario del club nerazzurro in rappresentanza della proprietà del gruppo cinese Suning, di riconfermare Conte a poche ore dalla disfatta di Europa League e del clamoroso sfogo dell’allenatore davanti alla stampa di mezza Europa sorprende… Ma solo fino a un certo punto.
Perché Antonio Conte rimane al suo posto
Andando un pochino in profondità rispetto alla notizia più sostanziale, e cioè che Conte rimane al suo posto, ci sono altre considerazioni importanti che riguardano il futuro della società e di conseguenza anche il suo mercato. Zhang, tanto per cominciare, ha voluto proteggere il suo investimento più oneroso: quello dell’allenatore. Conte è l’allenatore più pagato in Italia, uno dei più cari del mondo.
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Stipendio Conte Inter
Conte guadagna 12 milioni di euro all’anno: il contratto, valido per altre tre stagioni, considerando che almeno altrettanto se ne va in tasse, avrebbe pesato sui conti della società in modo enorme. E i cinesi, anche se le risorse non mancano, non sono famosi per sprecare il loro denaro. L’Inter, per il gruppo Suning è un investimento. Estremamente oneroso, molto importante e prestigioso, ma pur sempre un investimento. Dunque i soldi non si buttano. Defenestrare Conte, soprattutto dopo il suo segnale di debolezza in conferenza stampa, quando sostenne che “avrebbe dovuto pensare anche alla famiglia” non era la scelta economicamente migliore per Zhang che a questo punto, pur avendo molte alternative, Massimiliano Allegri in testa, ha forzato la mano per confermarlo.
Una conferma “silenziosa”
Conferma che peraltro è arrivata da un comunicato stampa di pochi righe che dice molto ma non tutto; poche righe possono anche essere interpretate in modo diametralmente opposto. Chi conosce Zhang, e soprattutto la filosofia molto colonialista del gruppo Suning, ha interpretato questo atteggiamento da parte della proprietà come una ulteriore responsabilizzazione di Conte all’interno del progetto. Dietro la decisione di Zhang c’è una sorta di virgolettato non scritto: “Tu resti, e sei strapagato per vincere. Se non ci crede o hai motivazioni di carattere diverso per andartene dimettiti”. Una leva sull’amor proprio di Conte che a quanto pare ha funzionato perché ora è il tecnico a essere un ostaggio della società.
Come è cambiata l’Inter
In questo senso l’Inter sembra essere cambiata profondamente. Anni fa, quando il club era amministrato da Massimo Moratti sarebbe accaduto l’esatto contrario. Per la verità è accaduto, e a più riprese, l’esatto contrario. Sono stati dei fenestrati allenatori eccellenti, alcuni dopo pochissime settimane. Tralasciando il caso di Gasperini, bruciato su una panchina difficilissima in poco tempo, e quello di Benítez, mai particolarmente apprezzato dalla proprietà del club, tornano in mente esempi clamorosi.
Come quello di Marcello Lippi esonerato dopo la prima giornata di campionato per aver detto – dopo una sconfitta a Reggio Calabria – che “i suoi giocatori andavano presi a calci nel culo”. Più recente, e forse anche più clamoroso, l’esempio di Roberto Mancini che nel bel mezzo di un ciclo vincente, dopo una sola partita sbagliata in Champions League contro il Liverpool, sbottò in conferenza stampa rassegnando le sue dimissioni. Moratti, che avrebbe potuto tranquillamente fargli cambiare idea e gestire la situazione, le accettò…
Zhang decide: e gli altri eseguono
In questo momento l’Inter è una squadra che si ritrova in una situazione molto particolare. In dirigenti, contestati in modo anche piuttosto vivace da Conte che non avrebbe avuto la squadra che avrebbe preteso, rimangono al loro posto. Conte, che non era giunto a nessuno degli obiettivi che la società si era prefissata, nemmeno uno, resta al suo posto. Una vera e propria prova di forza da parte della società che in questo momento, con una decisione manageriale senza precedenti nella storia del club, lascia tutti al suo posto dicendo. Il messaggio di Zhang è “lavorate, state zitti, portate dei risultati”. Tutto molto cinese…
Il calciomercato può attendere
Nel frattempo, mentre la tensione generale si è spostata su Lionel Messi, ormai destinato a lasciare il Barcellona quasi gratis, ma sempre onerosissimo sotto l’aspetto dell’ingaggio, Beppe Marotta si muove su obiettivi minori. Zhang vuole capire in modo molto chiaro se Conte ha il polso dello spogliatoio e chi deciderà di stare dalla parte del tecnico riconfermato. Lukaku, di sicuro. Al momento solo operazioni minori. Marotta ha messo sotto contratto il terzino greco Vagiannidis, talento ventenne di buone prospettive; sta trattando con la Roma l’esperto Kolarov, ha presentato un’offerta (a costo quasi zero) per Vidal – che andrà via da un Barcellona che sta smobilitando – e sta contendendo Tonali e Pinamonti a Milan e Lazio.
L’Inter sicuramente dovrà far partire qualcuno: Martinez è il più richiesto, ma Conte ha chiesto la sua riconferma anche a costo di rinunciare all’acquisto di un top player. Brozovic, in forte contrasto con l’allenatore andrà via; così come Gagliardini che non è mai riuscito a convincere completamente. Ma al momento tutti sono sotto l’esame di Zhang che ha chiesto a Conte e Marotta di appianare le loro divergenze e andare d’accordo. I calciatori che decideranno di non accettare la tregua armata, e di sottoscrivere il pensiero offerto da Lukaku in un post molto eloquente pochi giorni fa (“si perde per imparare a vincere, e chi non lo capisce deve andarsene”) potrà fare le valige. Ma senza buonuscita.
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Genovese, classe 1965, giornalista dal 1984. Vive a Milano da 30 anni. Ha lavorato per Radio (RTL 102.5), TV (dirigendo Eurosport per molti anni), oltre a numerosi siti web, giornali e agenzie. Vanta oltre cinquemila telecronache di eventi sportivi live, si occupa da sempre di sport e di musica, le sue grandi passioni insieme a cinema e libri. Diplomato al conservatorio, autore di narrativa per ragazzi.