Una giornata storica per il calcio femminile che per la prima volta nella sua storia, negli Stati Uniti, avrà pari dignità economica con le squadre maschili
Un tesoretto da 24 milioni di dollari. É quello che la federazione americana di calcio femminile dovrà pagare alle giocatrici che hanno vinto il mondiale e conquistato la medaglia di bronzo alle ultime Olimpiadi di Tokyo. É l’esito di una sentenza destinata a fare storia, non solo per la giurisprudenza, ma anche per il mondo dello sport. Soldi che la USWNT (United States Woman National Team) dovrà versare alle giocatrici anche retroattivamente, con tanto di interessi passivi.
Calcio femminile, una vittoria per tutte le calciatrici
Tutto era nato da un’azione comune avviata da tre delle stelle più importanti del calcio femminile americano fin dal 2016, con un ricorso alla commissione americnaa per le pari opportunità. Megan Rapinoe, Alex Morgan e Christen Press avevano avviato la loro causa nei confronti della federazione americana di calcio che aveva deciso di confermare un livello di retribuzione di gran lunga inferiore a quello dei giocatori della nazionale maschile per le ragazze della nazionale.
Pur accettando la convocazione in Nazionale e giocando al massimo, tanto da vincere il Mondiale 2019, le tre giocatrici americane portano avanti la loro vertenza fino alla corte federale. Una svolta epocale per tutto il calcio femminile: è la prima class action per vedere riconosciuti diritti retributivi egualitari per atlete che finalmente vengono considerate professioniste a tutti gli effetti. Nel frattempo le ragazze Usa non si accontentano: vincono tutto, o quasi. E dopo ogni vittoria alzano il loro coro “Equal pay”.
The @USWNT has reached a landmark $24 million settlement with US Soccer, ending a six-year legal fight over equal pay. pic.twitter.com/pq2TK06ZCr
— Just Women’s Sports (@justwsports) February 22, 2022
Il ricorso alla corte federale
Ci vorranno oltre cinque anni prima che la sentenza venga accolta. Alla pronuncia della sentenza, che determina in 24 milioni di dollari tra compensi arretrati e interessi quello che la federazione americana dovrà versare. Persino il presidente Joe Biden ha salutato con entusiasmo la notizia con un tweet. Un atteggiamento completamente diverso rispetto a quello che il predecessore del presidente americano, Donald Trump, aveva espresso definendo le giocatrici sconfitte nella semifinale olimpica dal Canada “viziate, e più interessate alla politica e ai soldi che al calcio”.
Megan Rapinoe, una delle promotrici della causa, canta vittoria. E non solo per una questione di soldi: “Si tratta di una giornata storica, nella quale il calcio cambia per sempre e guarda al futuro del calcio femminile trattato con pari dignità rispetto a quello maschile”.
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Pari retribuzioni
Quello della disequità retributiva tra uomini e donne è uno dei problemi più seri e concreti del mondo dello sport. Il caso della nazionale americana femminile di calcio è sicuramente clamoroso. La punta di un iceberg che tuttavia serve a portare l’attenzione su un problema molto più ampio.
Per anni la nazionale americana femminile ha vinto, conquistando tanti trofei e portando milioni di iscritte al movimento. Un successo di gran lunga superiore a quello della nazionale maschile i cui giocatori percepivano gettoni di presenza dieci volte superiori a quelli percepiti dalle donne. Vincenti, ma considerate donne da sottopagare in un mondo di uomini.
U.S. Soccer and @USWNT are proudly standing together in a shared commitment to advancing equality in soccer. pic.twitter.com/Sp8q7NY0Up
— U.S. Soccer (@ussoccer) February 22, 2022
Una sentenza storica che ribalta quella del 2020, quando un giudice distrettuale si era pronunciato contro il ricorso delle calciatrici. Rispondendo che il differente trattamento economico era dettato dalle differenze globali del mercato. Una valutazione che la corte federale ha completamente ribaltato, sottolineando che molti sponsor pagano più per la squadra femminile che per quella maschile
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Genovese, classe 1965, giornalista dal 1984. Vive a Milano da 30 anni. Ha lavorato per Radio (RTL 102.5), TV (dirigendo Eurosport per molti anni), oltre a numerosi siti web, giornali e agenzie. Vanta oltre cinquemila telecronache di eventi sportivi live, si occupa da sempre di sport e di musica, le sue grandi passioni insieme a cinema e libri. Diplomato al conservatorio, autore di narrativa per ragazzi.