Calcio estero Donne – Episodio incredibile nelle qualificazioni della prima edizione della Coppa d’Asia femminile con il portiere iraniano accusata di essere un uomo. Ma nello sport femminile un caso simile era già successo.
Coppa d’Asia femminile – Fa discutere la questione che si è sviluppata nel corso delle ultime ore tra Iran e Giordania. Un vero e proprio incidente sportivo e diplomatico. In occasione delle qualificazioni della prima edizione della Coppa d’Asia femminile di calcio, infatti, l’Iran ha eliminato la Giordania battendola 4-2 ai calci di rigore.
Migliore in campo il portiere iraniano Zohreh Koudaei accusata di essere un uomo. Decisivi tre suoi interventi nel corso dei tempi regolamentari e supplementari, prima di fare la differenza durante i rigori di spareggio. Il presidente della federazione giordana non è andato troppo per il sottile e, postando un messaggio pubblico su Twitter, ha ipotizzato che il portiere iraniano fosse in realtà un uomo.
Tutta la squadra iraniana, infatti, rispettando le leggi coraniche, ha giocato con il capo coperto “rendendo difficile una reale identificazione della giocatrice” sostiene il principe Ali Ben Al-Hussein, capo della delegazione Giordana del calcio. Che ha chiesto un’indagine sulla giocatrice.
La AFC, la Federazione asiatica di calcio, ha aperto un’inchiesta sulla vicenda. Ma la Federazione iraniana, nel frattempo, ha rispedito al mittente le accuse definendole “vergognose, pretestuose e tipiche di chi non accetta una sconfitta sul campo”.
I precedenti e il caso di Caster Semenya
Due medaglie d’oro olimpiche e tre titoli mondiali, tutti negli 800 metri, con ottime prestazioni anche sui 1500 metri. Caster Semenya, dal 2009 al 2018, ha vinto tutto quello che c’era da vincere nel mezzofondo a livello internazionale. Una corsa non particolarmente elegante ma straordinariamente potente. Un’atleta che per diversi anni è stata semplicemente imbattibile. E che proprio per questo motivo venne costretta a tutta una serie di indagini, davvero umilianti, sul proprio sesso.
Inizialmente si parlò di indagini legate all’uso di sostanze anabolizzanti, perché i valori di testosterone di Caster erano troppo alti. Ma con il tempo si scoprì che era la sua natura. Non c’erano artifici, non c’erano trucchi e nemmeno doping.
Eppure nessuno le credeva. Anche perché i suoi tempi erano semplicemente impressionanti: 25” più veloce sui limiti dei 1500 metri, 8” sulla distanza degli 800. “O è un marziano o è un uomo…” disse un delegato della Federazione internazionale di atletica leggera dopo averla vista conquistare l’oro olimpico a Londra. Le speculazioni riempirono i giornali e per diversi mesi non si parlò d’altro che della mascolinità di Caster Semenya che, sicuramente non è una donna particolarmente avvenente. Ma è anche una delle atlete più forti di tutti i tempi. Ed è donna. Così come dimostrato e certificato dai test che l’allora federazione internazionale IAAF effettuò a più riprese su di lei in tempi diversi.
Da tutta questa vicenda che avrebbe potuto distruggere chiunque, Caster Semenya ha fatto quasi un motivo di vanto e di lotta personale. Oggi è una delle donne più influenti nel settore delle pari opportunità non solo femminili ma anche delle comunità LGBT. Ha sposato la compagna con cui vive da sempre e dalla quale ha avuto un figlio fecondato in vitro da un donatore.
Genovese, classe 1965, giornalista dal 1984. Vive a Milano da 30 anni. Ha lavorato per Radio (RTL 102.5), TV (dirigendo Eurosport per molti anni), oltre a numerosi siti web, giornali e agenzie. Vanta oltre cinquemila telecronache di eventi sportivi live, si occupa da sempre di sport e di musica, le sue grandi passioni insieme a cinema e libri. Diplomato al conservatorio, autore di narrativa per ragazzi.