La storia di Vasco Rossi e delle sue canzoni è ricca di citazioni per donne e auto: di ogni genere
Quando si pensa a un personaggio come Vasco Rossi la memoria corre immediatamente alle sue canzoni più famose e, quasi tutte, parlano di donne. Amori magari non del tutto sani o fortunati, anche di qualche passione malata. Ma sicuramente di grandi passioni. Da Albachiara a “Silvia”, da Sally a “La Strega”, da “Toffee” a “Una canzone per te”. Passando per “Rewind”, “La nostra relazione”, “Stupido Hotel”: dietro quasi ogni canzone di Vasco Rossi c’è il pensiero di una donna. In realtà il rocker di Zocca, ha dedicato moltissime canzoni anche a un’altra sua grande passione: l’automobile.
Vasco e le auto
Oggi Vasco Rossi è un appassionato collezionista che viaggia indifferentemente su macchine di grande eleganza, tedesche e inglesi, o sportive e che nella vita non si è negato nulla.
Dalla Ferrari, un must per uno come lui che abita a poca distanza da Maranello, piuttosto che la Tesla coupé completamente elettrica. I fan che campeggiano abitualmente davanti alla sua villa sull’Appennino emiliano, esasperando non poco la tranquillità sua ma anche quella di sua moglie, Laura Schmidt – ormai signora Rossi dal 2012 – lo hanno visto e fotografato entrare e uscire da quel cancello in ferro battuto pieno di scritte e di dediche con decine di auto. Tutte diverse.
Tuttavia ci sono tre auto, più di ogni altra, che hanno in qualche modo segnato la vita dell’artista. La prima, tanto per cominciare: una popolarissima Fiat Ritmo 65 che Vasco compra a poco più di cinque milioni di lire da un amico concessionario con i soldi del suo primo contratto discografico con la Carosello, che resterà per anni la sua etichetta storica.
La prima auto “comprata apposta”
Forte di una piccola popolarità tra Emilia e Riviera romagnola Vasco, e di due album distribuiti a livello locale da una casa discografica specializzata in ballo liscio e che lo aveva come unico nome rock del proprio cartellone, Vasco Rossi si presenta alla Carosello nel 1979 con due dischi finiti: il 45 giri con “Jenny” da una parte e “Silvia” dall’altra e un album, “Ma cosa vuoi che sia una canzone…”.
Otto canzoni che parlano di donne e di amore: per lo più finito male con un paio di divertenti esperimenti come lo strumentale “Ciao” e “Ambarabaciccicoccò”, un reggae che ricorda tantissimo il compianto Rino Gaetano che all’epoca era all’apice del suo successo e sarebbe morto tragicamente proprio in un incidente d’auto, pochi anni dopo. Arrivano, un secondo disco appena meglio distribuito del primo e qualche apparizione televisiva.
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Nel 1980, esattamente quarant’anni fa la svolta. La Carosello lo mette sotto contrato ed esce “Colpa d’Alfredo”. Pochi mesi prima Vasco aveva perso il padre, camionista, ucciso sul lavoro da un’ischemia cerebrale.
Il cantante scrive altre canzoni d’amore bizzarre, un capolavoro come “Anima Fragile” e “Colpa d’Alfredo” nel quale la sua trasgressività viene fuori prepotentemente: “Ti porterei anche in America, ho comperato la macchina apposta” canta Vasco a una donna di cui, dice oggi, non si ricorda nemmeno il nome, conosciuta in un locale di Modena. Ma lei è andata a casa con un altro. E lui torna a casa da solo: con la Ritmo 65 appena acquistata.
La versione live di “Modena Park” de “Gli Spari Sopra”, forse la più bella di sempre
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La macchina rosso Ferrari
“Colpa d’Alfredo” funziona. Vasco viene richiesto per diverse serate e comincia a guadagnare benino: cambia macchina. Passa a una Fiat Uno Turbo che compare in diverse citazioni e interviste… “Era bella, rossa Ferrari – racconta in un’intervista all’amico Red Ronnie – intanto abbiamo il rosso, magari poi avremo anche il Ferrari”. Che arriverà qualche anno dopo quando i soldi cominciano a essere davvero tanti e i successi incontenibili.
Ma c’è un’auto più ancora della mitica di Maranello cui Vasco Rossi deve letteralmente la vita: la Maserati Quattroporte. È il 1983: Vasco è reduce da due partecipazioni a Sanremo. “Vado al Massimo” e Vita Spericolata che lo vede arrivare penultimo. Il pubblico la pensa diversamente dalla giuria del Festival e lo porta al comando della classifica per 35 settimane dominando il mercato ma anche il Festivalbar.
Proprio quell’estate con il suo manager storico Guido Elmi, Vasco esce illeso da un pauroso incidente con la Quattroporte mentre sta correndo a Bormio per un concerto. Il cantante riuscirà a raggiungere il palco con due ore di ritardo, a Elmi invece toccherà il pronto soccorso.
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La Quattroporte ti salva la vita
Un uomo straordinario Guido Elmi, primo produttore e vero scopritore di Vasco Rossi e di quasi tutti i musicisti che lo hanno affiancato in questi anni. Ma l’incidente peggiore, sempre con una Quattroporte, arriva nel 1990 durante il tour degli stadi che lo consacra definitivamente: “Fronte del Palco”.
Vasco era talmente legato a quest’auto che in alcuni stadi entrava direttamente a fianco al palco dall’ingresso artisti con la sua auto, all’ultimo momento, con la band già a suonare l’intro.
Ma una sera fa tardi, è con l’amico e collaboratore Maurizio Lolli. Si infila dietro a due camion e tentando un sorpasso finisce fuoristrada. Ancora una volta è vivo per miracolo. I due camionisti lo vogliono picchiare: lui sale su un taxi e va a fare il suo concerto. A Lolli toccano i Carabinieri e le discussioni sulla strada.
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“Le auto sono state il mio modo di esorcizzare la paura che le cose potessero finire all’improvviso, volevo vivere tutto al doppio, al triplo della velocità – racconta oggi il rocker – perché la vita andava veloce ma io volevo essere ancora più veloce e non volevo rinunciare a niente” senza confidare mai alle telecamere e ai giornalisti che la morte del padre, prima del suo grande successo, era l’unico grande dolore da esorcizzare.
Oggi Vasco Rossi è il cantante italiano in assoluto più venduto nel nostro paese, ma anche il musicista che vanta il record di presenza di pubblico a un solo concerto (225mila persone per “Modena Park” più di Rolling Stones, Coldplay o Springsteen). Guido Elmi, mancato pochi mesi dopo uno show storico e forse irripetibile, fu l’uomo che quarant’anni fa mise la prima auto nelle mani di Vasco Rossi e consegnò alla storia della musica italiana il suo interprete più longevo, versatile e creativo.
Vasco Rossi racconta il suo incidente del 1990 con Maurizio Lolli
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