L’Italia conquista un pareggio importantissimo in Svezia con pieno merito al termine di una partita matura e di grande intelligenza
Il gol di Giacinti è la lode su una partita da 110. Una vera e propria laurea quella conquistata dall’Italia a Malmo, un pareggio stretto e meraviglioso sulla Svezia, numero #1 del ranking mondiale. Un risultato che ha grande peso nella classifica della Nations League ma soprattutto apre un futuro di tutt’altra credibilità e ottimismo per il nostro calcio femminile nazionale.
Un evento anche amaro per come è arrivato il pareggio, ma da festeggiare che si spera possa rendere in termini di rispetto, credibilità e pubblico: tutte cose di cui il calcio femminile italiano ha enorme bisogno. Ma non si può non parlare di Beffa, come per il pareggio di Salerno contro la Spagna.
Svezia-Italia 1-1, altra beffa…
L’Italia parte con una squadra sorprendente e notevolmente offensiva. Giuliani, Di Guglielmo, Lenzini, Linari, Boattin, Caruso, Giugliano, Greggi, Bonfantini, Cambiaghi e Giacinti. Il che significa ancora spazio per Bonfantini, molto brava contro la Spagna, e Cambiaghi che all’esordio nel secondo tempo di venerdì è piaciuta molto.
Svezia reduce dalla vittoria non brillantissima contro la Svizzera, più netta nel numero di azioni che nel risultato finale (1-0) con pochissimi cambi.
L’inizio delle Azzurre è molto promettente: prima Caruso con una conclusione da fuori tiene schiacciata la difesa avversaria, poi è Cambiaghi di testa a chiamare al primo intevento Musovic. I ritmi sono piuttosto alti, ma l’Italia si dimostra estremamente competitiva giocando una gara molto brillante e forte di una impostazione estremamente intelligente. Il primo tempo è equilibrato ma povero di occasioni e sorprende la scarsa pressione svedese con Giuliani mai davvero impegnata. Dando un’occhiata alle statistiche spicca il dato che è persino l’Italia ad avere un expected goal più alto. Vale a dire… Azzurre che hanno tirato meglio e di più.
Molti dubbi su un episodio ai danni di Giacinti che viene vistosamente trattenuta in piena area. Niente rigore. Ma pochi minuti dopo, smaltita una pericolosa incursione di Janogy, l’Italia è clamorosamente in vantaggio. Azione velocissima che coglie completamente di sorpresa la difesa svedese: Giugliano scaraventa il pallone a Giacinti che controlla con precisione e al momento della conclusione è freddissima davanti a Musovic. Italia in vantaggio e senza rubare nulla.
Dal vantaggio al trionfo
Molto sterile la reazione svedese. É ancora l’Italia a premere con un pallone di Cambiaghi che mette in crisi Musovic: sulla ribattuta Galli, in campo da pochi minuti, fa a un soffio dal raddoppio.
Gerhardsson si azzarda a togliere persino Asslani e Blackstenius. La Svezia ci mette il fisico e il peso: con quelli stessi palloni che in Nuova Zelanda ci erano costati carissimi. Stavolta la difesa italiana regge, con ordine e senza soffrire più di tanto. Soncin risponde con Bonansea e Glionna per chiudere e ripartire il contropiede.
Come prevedibile gli ultimi dieci minuti sono di grande sofferenza. Due calci d’angolo, l’Italia non ne aveva mai concessi, mettono in affanno la difesa. Giuliani respinge di prepotenza un colpo di testa ravvicinato di Eriksson. Caruso salva sulla linea un altro pallone molto insidioso poi, su un calcio di punizione molto, ma molto dubbio, arriva il pari. Colpo di testa di Sembrandt sul piazzato di Angeldal
In sintesi
Assurdo. La partita finisce con l’Italia in contropiede perché, nonostante il gol all’ottavo minuto di recupero, l’arbitro decide di non concedere nemmeno trenta secondi di gioco in più con le azzurre in possesso palla. Ci si può rammaricare di un pareggio sul campo della squadra più forte del mondo? Eccome se si può… Come con la Spagna, penalizzate da un gol a un minuto e mezzo dalla fine, l’Italia rimpiange un pareggio quando stava vincendo. Ma soprattutto meritando la vittoria.
Ci si augura a questo punto per lo meno che a questa grande impresa corrisponda altrettanto entusiasmo da chi parla di calcio femminile, senza coscienza di causa, solo quando le cose vanno male. Ma non ha la minima idea di quanta fatica e impegno servano per conquistare risultati come questi.
Orgogliosi di voi. Continuate così…
Genovese, classe 1965, giornalista dal 1984. Vive a Milano da 30 anni. Ha lavorato per Radio (RTL 102.5), TV (dirigendo Eurosport per molti anni), oltre a numerosi siti web, giornali e agenzie. Vanta oltre cinquemila telecronache di eventi sportivi live, si occupa da sempre di sport e di musica, le sue grandi passioni insieme a cinema e libri. Diplomato al conservatorio, autore di narrativa per ragazzi.