Riforma pensioni 2022, da quota 41 ai lavori gravosi fino alla garanzia per i giovani. Ecco costi e soluzioni del governo per la pensione anticipata.
Riforma pensioni. Il governo Draghi, tramite il confronto con le parti sociali, attualmente ha individuato 9 possibili soluzioni, per riformare il sistema previdenziale dal 2022.
Alcune costano parecchio (e per questo difficilmente entreranno nella riforma), altre invece prevedono spese più abbordabili per le casse dello stato. Analizziamo come funzionano e quanto costano caso per caso, in base alle ultime notizie sulla pensione.
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1. Pensione anticipata a 64 anni
Permetterebbe ai lavoratori con 64 anni di età anagrafica e 36 di contributi di accedere al prepensionamento (con assegno contributivo). In alternativa sarebbe accessibile anche con 64 anni e 20 di contributi versati, ma con assegno di importo almeno 2,8 volte quello sociale. Il costo di questa soluzione, secondo l’Inps, andrebbe crescendo da 1,2 iniziali fino a 4,7 miliardi di euro.
2. Quota 41 per tutti
La possibilità di uscire anticipatamente dal lavoro con 41 anni di contributi versati, a prescindere dall’età anagrafica. Ipotesi che piace a Lega e sindacati, ma che in base ai dati Inps costa da 4,3 miliardi iniziali fino a 9,2 miliardi di euro. Decisamente troppo rispetto alla volontà del Mef di contenere i costi per la previdenza.
3. Pensione a 63 anni con quota contributiva
E’ la proposta del presidente Inps Tridico, che garantirebbe flessibilità in uscita dal lavoro con 63 anni di età e almeno 20 di versamenti. Ciò in presenza di un assegno maggiore di 1,2 volte quello sociale. Fino ai 67 anni verrebbe corrisposta solo la quota contributiva della pensione maturata, con la retributiva erogata a partire da questa età . Costo della soluzione: 443 milioni il primo anno e oltre 2 miliardi nel decimo.
4. Pensioni lavori gravosi
In questo caso si tratterebbe di ampliare la platea dei beneficiari già attualmente prevista. Potrebbe esserci uno sconto di 1 anno per ogni 10 lavorati da chi svolge mansioni usuranti. Resta da capire a quali categorie potrebbe essere estesa, ma il costo della soluzione è stimato fra 400 e 800 milioni di euro l’anno.
5. Proroga opzione donna
Lo scivolo pensionistico per le lavoratrici con 58 anni (59 se autonome) e 35 di contributi, potrebbe essere introdotto in modo strutturale. Questo consentirebbe di utilizzare ancora la misura nei prossimi anni, ma con calcolo interamente contributivo sull’assegno pensionistico. Costi della soluzione ancora non chiari, ma in linea con quelli già attualmente sostenuti dallo stato.
6. Proroga Ape Sociale
Anche per l’Ape Sociale (accessibile a 63 anni dai lavoratori in difficoltà come disoccupati, caregiver o disabili) potrebbe arrivare una proroga. Possibile anche un’estensione ad altre categorie lavorative fragili. La misura costerebbe intorno ai 500 milioni l’anno, con variazione in base alla platea eventualmente interessata.
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7. Incentivi fondi pensione
Un’altra soluzione prevede il rilancio della previdenza complementare, da adottare rendendo fiscalmente convenienti l’accesso ai fondi pensione. In pratica le aliquote potrebbero essere agevolate per i lavoratori (e magari il Tfr potrebbe essere destinato ad una pensione complementare, in caso di silenzio assenso del lavoratore).
8. Pace contributiva
Si tratta di un’ipotesi che prevede per i lavoratori in attività , per la prima volta dal 1996, di colmare eventuali buchi contributivi. In altre parole consentirebbe di riscattare anni contributivi non versati anche non consecutivi (una delle proposte arriva fino a 5 anni). Così facendo permetterebbe l’uscita anticipata dal lavoro. In questo caso non esistono ancora stime sugli eventuali costi della soluzione.
9. Pensione di garanzia giovani
In chiusura uno strumento che riguarda la tutela previdenziale dei giovani, sempre più soggetti a carriere lavorative discontinue. Fino ad ora le ipotesi al riguardo prevedono l’individuazione di un assegno minimo pensionistico garantito, con meccanismi di cumulabilità , ma non si escludono novità nei prossimi mesi. Anche qui le spese per la sua eventuale attuazione non sono ancora noti.
Queste tutte le soluzioni al vaglio del governo per la realizzazione della riforma pensioni 2022. Come visto dalle cifre, ipotesi come quota 41 per tutti o la pensione anticipata a 64 anni sono costose, quindi difficilmente realizzabili. Le altre invece rientrano nelle intenzioni dell’esecutivo, che prevede il contenimento dei costi previdenziali. Da qui a fine 2021 sapremo quali fra queste opzioni saranno adottate o se ce ne saranno di nuove.
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Roberto D’Eugenio è nato in provincia di Teramo nel 1989. Laureato in economia e commercio presso l’Università G.D’Annunzio Chieti-Pescara e redattore da diversi anni, scrive articoli di economia e attualità per Donne Sul Web