Ultime notizie sulle pensioni anticipate e la riforma pensione, a rischio sempre quota 100
La riforma delle pensioni è una delle priorità del Governo Conte bis, per questo ogni giorno ci sono novità su quota 41 e quota 100. Scopriamo quali sono le ultimissime su questo tema, che interessa da vicino un elevato numero di donne e uomini che lavorano.
Pensioni: meno risorse di quota 100 per la riforma
Dal giorno della conferma di quota 100 fino al 2021 nella Legge di bilancio, il dibattito sulla futura riforma delle pensioni non è mai cessato.
Per coloro che attendono di sapere quali saranno le misure adottate dall’esecutivo al riguardo, potrebbero arrivare novità poco rassicuranti. Infatti, dalle dichiarazione dei tecnici, incaricati dal Ministro del lavoro di valutare la fattibilità di una riforma, emerge che le risorse a disposizione sono limitate.
In particolare, uno dei tecnici incaricati dal governo sulla previdenza, ossia Marco Leonardi, ha dichiarato che la riforma dovrà costare complessivamente meno di quota 100. Tali dichiarazioni non è chiaro se facciano riferimento alla cifra annua stanziata per quota 100 (8 miliardi) o a quella effettivamente spesa (6).
Inoltre, ciò induce a pensare che la riforma verrà applicata a partire dal 1° gennaio 2022 e non a partire dal 2021, come ipotizzato dal ministro del lavoro Catalfo. Dato che le cifre stanziate dovrebbero essere le stesse o inferiori a quelle previste per quota 100, potrebbe esserci una sostituzione di quest’ultima. Salvo che l’esecutivo giallorosso non decida di abolire anticipatamente lo scivolo pensionistico, con i sindacati però attualmente fermamente contrari a questa possibilità .
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Riforma pensioni: quali possibilità ci sono?
Come detto, le ristrette risorse disponibili potrebbero risultare determinanti nelle scelte del governo, sulla riforma delle pensioni. Ad esempio, l’ipotesi avanzata di recente dalle parti sociali, di abbassare l’età pensionabile a 62 anni con 20 di contributi, non sarebbe realizzabile.
Ci sarebbero più speranze, invece, su quota 41 per tutti i lavoratori o una quota 100 con età anagrafica più elevata. Quindi ad esempio 64 anni di età e almeno 36 di contributi e via dicendo.
In ogni caso, per realizzare una riforma che costi di meno alle casse dello Stato, l’unica possibilità resta quella di prevedere penalizzazioni verso chi decide di anticipare l’accesso alla pensione. In questo modo le donne e gli uomini sarebbero disincentivati ad uscire anticipatamente dal lavoro, visto che riceverebbero una pensione di importo più basso.
Tuttavia queste novità non possono far piacere ai lavoratori, che sperano in ben altre soluzioni. Stesso discorso per i sindacati, che spingono affinché parte degli 80 miliardi risparmiati in 10 anni con l’attuazione della Legge Fornero, rientrino nel sistema previdenziale.
Al momento però il governo è di parere opposto e d’altra le dichiarazioni del premier sono sempre state chiare al riguardo. Per ora dunque l’intesa sulle nuove misure di flessibilità dal lavoro non sono state trovate. Dovremo attendere i prossimi mesi per sapere se le scelte saranno condivise o meno, ma di certo il governo non vuole mettere a rischio i conti statali.
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Roberto D’Eugenio è nato in provincia di Teramo nel 1989. Laureato in economia e commercio presso l’Università G.D’Annunzio Chieti-Pescara e redattore da diversi anni, scrive articoli di economia e attualità per Donne Sul Web