Tante piccole e grandi iniziative s’intrecceranno domani in Italia per l’8 marzo, festa della Donna che coincide con la giornata internazionale contro la violenza sulle Donne. Tante iniziative che, proprio nel nostro paese, suonano più che una musica allegra, come dovrebbe essere per un giorno di festa, il triste suono di una marcia funebre.
Le violenze, gli stupri, i femminicidi sono ormai diventati una triste e drammatica consuetudine. Non passa giorno che non se ne legga uno. Cosa c’è da festeggiare quindi? I dati sono allarmanti, solo esaminando il femminicidio, ci rendiamo conto che nel nostro paese è la prima causa di morte tra le donne tra i 16 e i 44 anni, cresciuto nel 2012 del 6,7%.
Cosa hanno fatto le istituzioni finora? Poco o niente. E se è verosimile che non saranno le leggi ad arrestare questi crimini è altrettanto vero che è assolutamente necessario che la politica faccia, al di là delle misure repressive, molto di più per educare gli uomini, per far crescere una nuova mentalità tra loro, un nuovo modo di interaggire con le loro compagne, mogli, amanti, figlie, amiche.
La nostra realtà non brilla neanche nel campo delle parità. Secondo il Global Gender Gap 2012, l’Italia è passata dal 74esimo all’80esimo posto, dopo Bangladesh, Ghana e Perù. Addirittura al 101esimo posto per partecipazione economica e opportunità. Il nostro paese ha il più basso tasso di occupazione femminile, facciamo peggio di Romania e Bulgaria.
Di questo passo perchè le donne nel nostro paese abbiano gli stessi diritti degli uomini passeranno molti, molti anni ancora. Un esempio su tutti, perchè ci sia parità di genere in ambito diplomatico, le donne italiane dovranno aspettare ancora 650 anni. Cosa c’è da festeggiare?
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