L’indipendenza della Catalogna è un pericolo per le nostre tasche? Si arriverà ad una guerra civile nel cuore dell’Europa?
La Catalogna, tutta la Spagna, stanno vivendo settimane di grande criticità con la regione di Barcellona che pare avviarsi ad una dichiarazione unilaterale di indipendenza. Nei giorni scorsi il referendum, giudicato illegale dallo stato centrale, ha sancito un percorso di muro contro muro, iniziato già a “elezioni” in corso con l’intervento della polizia nazionale, inviata a chiudere i seggi e a tentare di impedire il voto.
Poi l’annuncio della seduta parlamentare della Generalitat catalana che già domani potrebbe proclamare l’indipendenza. Con questa incertezza ovviamente i mercati non restano indifferenti…
Indipendenza della Catalogna: come risponderà Madrid?
Quindi domani, martedì 10 ottobre, sarà una giornata cruciale. Cosa succederà se da Barcellona si proseguirà verso la strada della dichiarazione di indipendenza? Dalla capitale si interverrà arrestando il processo, a costo di usare la forza? Prevarrà il dialogo come anche viene richiesto da gran parte del resto della Spagna?
Il primo ministro popolare Rajoy, la stessa monarchia, non sembrano mostrare grande disponibilità ad una trattativa e lo scenario dello scontro sarebbe certamente il peggiore, anche perché in questo caso come potrebbero rispondere le forze di polizia catalane, i Mossos d’Esquadra? Ubbidirebbero a Madrid o a Barcellona? E nel caso di disobbedienza andremmo ad uno scontro aperto anche tra polizie?
Dopo la dichiarazione di indipendenza Madrid potrebbe ricorrere all’articolo 155 della costituzione e con voto del solo Senato (a maggioranza Popolare) potrebbe avviare un sostanziale commissariamento della Catalogna.
L’economia catalana contro la secessione
Se i timori per la sicurezza e i possibili scontri civili sono diffusi, altrettanto forti sono quelli legati alla tenuta economica sia locale che in generale europea. Il presidente del Cercle d’Economia catalano Brughera, una sorta di unione degli imprenditori, ha apertamente chiesto al presidente catalano Pugdemont di fare marcia indietro perché la separazione sarebbe una “bomba per l’economia catalana” bomba anticipata anche dal comportamento di molti cittadini che starebbero ritirando denaro contante dalle banche, un po’ sul modello di quanto accaduto in Grecia.
Istituti come Caixabank (il più grande della regione) e Sadell, aziende come Gas Natural Fenosa hanno già spostato le loro sedi centrali fuori della regione e così hanno fatto anche altre imprese internazionali, a partire dall’italiana Mediolanum. Il peso della Catalogna nell’economia iberica è molto forte: un quinto del Pil spagnolo arriva dalla regione, anche se in Catalogna abitano solo 7 milioni su 46 milioni di cittadini totali. In Catalogna sono diretti (o erano diretti, staremo a vedere…) un quarto di tutti gli investimenti esteri sul territorio spagnolo (ad esempio ci sono le sedi locali di Nissan e Seat) e un quarto del turismo globale che arriva nella Penisola ha come destinazione proprio in Catalogna.
Ma non è tutto oro dato che la Catalogna ha anche un debito molto elevato, pari a 77 miliardi di Euro e due terzi di questo sono proprio nei confronti dello stato centrale che certamente non sarà benevolo in caso di separazione…
Vedi anche: Europa, tassazioni a confronto. I paesi dove pagare meno.
Le ripercussioni in Europa per un’ipotetica secessione della Catalogna
Dichiarazione unilaterale di indipendenza significherebbe anche uscita dalla U.E. Ovviamente nell’ipotesi improbabile che qualcuno riconosca a livello europeo una dichiarazione unilaterale, conseguente a elezioni ritenute illegali, e riconosca una nuova entità in Spagna.
Il commissario U.E. Pierre Moscovici ha già  dichiarato che una Catalogna indipendente non sarebbe automaticamente membro U.E. perché l’Unione riconosce un solo stato membro che è la Spagna. Le agenzie di rating Fitch e Moody’s si sono dichiarate pronte a rivedere il rating catalano. Jp Morgan, secondo rivelazioni di Bloomberg, avrebbe consigliato agli investitori di liquidare i titoli spagnoli.
Le fibrillazioni, tanto più l’aperto scontro fino alla semi-guerra civile, sarebbero chiaramente un problema anche per tutta l’Europa che, pur vivendo un momento economico buono, deve già sopportare gli strascichi di Brexit, l’ondata di anti-europeismo montante in vari stati e il costante pericolo del terrorismo. Ogni spiffero d’aria rischia insomma di diventare tempesta in questa Europa travagliata.