La pandemia di coronavirus passerà , ma non quella dei tormentoni. Sempre di più, sempre più brutti, sempre più simili fra loro.
Forse iniziamo davvero a vedere la luce in fondo al tunnel che ci porterà fuori dalla pandemia e dunque (ma diciamolo con cautela) possiamo iniziare a pensare di tornare a una vita più o meno normale. Insomma, potremmo liberarci finalmente del coronavirus.
Ma non dei tormentoni estivi.
Peggio di qualsiasi pandemia, inattaccabili dai vaccini, indifferenti ad eventuali restrizioni e misure igieniche, i tormentoni estivi arrivano ogni anno con la stessa puntualità delle tasse e dei virus stagionali, e più o meno con gli stessi effetti sulla psiche delle persone.
Il virus dei tormentoni
Sono praticamente tutti uguali, salvo rarissime eccezioni, e sono quasi tutti brutti: l’equivalente musicale degli ormai defunti “cinepanettoni” di Natale.
Nulla possono né il comitato scientifico né i numerosi decreti del governo: le canzoni dell’estate arrivano a raffica, una dopo l’altra, molte indistinguibili fra loro. Negli ultimi anni sono aumentate vertiginosamente e ci sono tantissimi “artisti” che campano solo di queste che a stento possiamo definire canzoni.
La formula “segreta” del tormentone
La formula la conosciamo. Sonorità latine mixate al reggaeton, una spruzzata di rap e di pop “leggerissimo” per citare una canzone sanremese, con testi innocui e ammiccanti e la famosa “voglia di leggerezza” che si traduce in versi tristemente mediocri, pieni di cliché e frasi insensate, con i soliti riferimenti furbetti all’attualità , battutine prevedibili e giochi di parole dilettanteschi.
Per non parlare dei video (ma veramente, non parliamone).
Siamo sicuri che, grazie alla scienza e alla responsabilità di tutti noi il coronavirus sarà finalmente sconfitto e davvero ne usciremo migliori. Ma, ahinoi, non possiamo niente contro i tormentoni estivi, la vera pandemia che caratterizza la bella stagione. Esageriamo?
Provate ad ascoltarne due o tre.
Non vi sarà difficile dato che è impossibile non sentirli: per strada, al supermercato, mentre siete in fila in auto, in un locale. Ci siamo ormai assuefatti al fatto che la “canzone dell’estate” debba essere quella cosa lì, la canzone mediocre, brutta, trash. Provate, se ci riuscite, a leggere interamente il testo di Salsa di J-ax e Jake La furia. Veramente, provateci.
E ancora: per non parlare del video (ma veramente, non parliamone. Diciamo solo che ha come anteprima su Youtube il fondoschiena di una ragazza)
Loro stessi lo presentano fieramente come qualcosa di “zarro” e di brutto, fatto solo per “divertire”. Ma diverte? Oppure si tratta solo di una canzone mediocre di chi non è in grado di fare belle canzoni e vede la musica come un prodotto da consumare esclusivamente per fare soldi, soldi, soldi?
I tormentoni estivi brutti: è sempre stato così?
Ma è sempre stato così? La risposta è no. Ora, non pretendiamo che il ritornello del tormentone sia scritto da Bob Dylan (ma sarebbe bello), ma i nostri genitori, o i nostri nonni, passavano l’estate a canticchiare ossessivamente I BEATLES. Va bene, stiamo facendo i nostalgici e passatisti, stiamo facendo i boomer, siamo andati troppo indietro. Ok.
Allora guardiamo com’era la situazione dei tormentoni qualche anno fa.
Prendiamo un anno a caso, anzi no, un anno simbolico: il 1990.
Al primo posto quell’estate c’era una canzone cult come “Un’estate italiana” (notti magiche, per alcuni) di Bennato & Gianna Nannini. Ma anche “Vattene amore” di Amedeo Minghi e Mietta, “Another day in Paradise” di Phil Collins, “Sotto questo sole” di Francesco Baccini, “Nothing compares 2 U” di Sinead O’Connor, “Enjoy the silence” dei Depeche Mode. Questi erano i tormentoni nel 1990. Tutte canzoni ancora oggi considerate belle.
Il 1990 è stato un anno particolare? Forse un’eccezione? Mmmm, no, non esattamente. Facciamo un altro esempio, andiamo un po’ più avanti.
Anno 1997. I tormentoni estivi quell’anno? “Around the world” dei Daft Punk, “Breathe” di Midge Ure, “Discotheque” degli U2, “Tubthumping “dei Chumbawamba, “Bittersweet symphony” dei Verve, “Laura non c’è” di Nek, “I’ll be missing you” di Puff Daddy and The Family, “D’You Know What I Mean” degli Oasis, “Regina di cuori” dei Litfiba.. Insomma, tutte canzoni che ascolteremmo con molto piacere anche oggi. Canzoni che sono durate. Canzoni che ricordiamo.
Ora, non stiamo dicendo che non esistessero le canzoni dell’estate brutte, i tormentoni trash: c’erano eccome. Ma non erano la maggioranza e sicuramente non erano la totalità delle canzoni pubblicate. La media era molto più alta delle canzoni di oggi. Il pop “brutto” di ieri, oggi sarebbe pop di altissimo livello. C’è stato, a un certo punto, una parabola discendente verso l’abisso della canzone estiva mediocre.
Succede quasi sempre così quando davanti all’arte e alla voglia vera, reale, autentica di divertire ed emozionare le persone, si mettono davanti… i soldi.
Perché oggi è innegabile che – a parte qualche rarissima eccezione – i tormentoni vengano fatti esclusivamente per fare soldi nei mesi estivi, con diritti SIAE, views su Youtube e magari per finire in qualche pubblicità . Durano una manciata di settimane e poi vengono dimenticati, finché non arriva il momento di sfornarne altri. Sono esclusivamente prodotti da consumare.
Il tormentone estivo dev’essere per forza brutto?
Dunque non c’è alternativa, il tormentone dev’essere per forza brutto? Non proprio. Se ci pensate i Daft Punk, Midge Ure, Gianna Nannini e i Depeche Mode, hanno fatto tantissimi soldi con i titoli appena citati – però facendo delle belle canzoni!
L’artista deve campare, questo non lo mettiamo in dubbio, ma al contempo potrebbe farlo scrivendo delle canzoni decenti. Noi ascoltatrici e ascoltatori abbiamo diritto, anche nel pop, anche nella “musica leggerissima” a qualcosa di più di musica-tutte-uguali, video trash e versi come “Io sono la porchetta e tu sashimi / Ti rovino con un rutto la diretta streaming”, dove spesso la presunta ironia nasconde una più triste mediocrità . Leggero non è sinonimo di brutto.
Come difendersi dai tormentoni dell’estate
Certo, qualcuno potrebbe obiettarci: la soluzione è facile, non ascoltarli! Ma come si fa? Lo sappiamo: appena si mette la testa fuori casa si è assaliti dai tormentoni. Sono praticamente ovunque. E la mascherina non serve, ci vorrebbero delle cuffie antirumore, come quelle che usano gli operai. Dal coronavirus ci si può difendere, dal nuovo singolo di J-Ax, Fedez e Giusy Ferreri no!
Nella speranza che prima o poi, assieme alla terribile tragedia del coronavirus, finisca anche quella dei mediocri tormentoni estivi, concludiamo questo piccolo sfogo con… un tormentone estivo.
Si tratta di uno dei tormentoni italiani di maggior successo di sempre, in tutto il mondo, tradotto in più lingue e ancora oggi spesso riproposto durante l’estate.
Si chiama “Un’estate al mare”, l’ha scritto Franco Battiato e lo cantava la grandissima Giuni Russo. Quindi, se vi stavate chiedendo “ma è possibile fare un tormentone che non faccia schif… ehm, diverso dal solito?”, ecco, la risposta è sì.
(E voi che pensate solo al “vile sporco denaro”, sappiate che Battiato si è pure fatto un sacco di soldi con questa bellissima canzone pop interpretata dalla voce speciale di un’artista straordinaria come Giuni Russo. Quindi sì! Un mondo di canzonette divertenti ma originali e di successo è possibile. Provateci!)
Buona estate e buon ascolto
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Alice Del Monaco è nata a Roma nel 1991 e vive a Londra ormai da molti anni. Laureata in psicologia è appassionata di scrittura, musica e cinema – con una predilezione per il rock, il rap e il cinema horror – e di questi temi si occupa per Donne sul Web.