Zara Ortega. Storia, origini, fatturato 2018, successi e fallimenti. La storia e i numeri del marchio Zara ieri e oggi.
Zara, un marchio moda spagnolo che ha avuto una notevole esplosione negli ultimi anni: ma da dove viene questo successo e com’è strutturata la presenza oggi del brand? La storia, i punti di forza che hanno portato il marchio al successo, i numeri e i poli produttivi di questo marchio moda che veste mezzo mondo fra donne uomini e bambini.
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Zara: storia di un successo
Per comprendere l’epopea di Zara dobbiamo andare a due personaggi non notissimi al grande pubblico, o comunque meno noti di membri di famiglie celebri della moda come Benetton o Prada. Si tratta di Amancio Ortega e della sua compagna di vita Rosalia Mera, oggi ultraottantenni ma ancora fortemente legati all’azienda.
Ortega veniva da una famiglia di bassa levatura economica della provincia spagnola di Lèon. Il suo amore per la moda iniziò con una dura gavetta nel settore: a 14 anni era fattorino di una sartoria, poi studiò in bottega fino a mettere da parte i primi soldi e ad aprire un proprio negozio di abbigliamento nel 1963 in quello che era poco più di un garage di periferia.
 Zara prima il fallimento poi il successo
Ortega approfondì la conoscenza delle varie tappe della produzione artigianale, comprese i meccanismi di relazione e contrattazione con i fornitori, cosa che gli fu fondamentale per stabilire la via per il successo di un marchio che tagliava tutti gli intermediari e diventava rapidamente sia produttore che grossista e rivenditore al dettaglio.
Quel primo negozio era il capostipite di un brand, Zara, che sarebbe nel giro di pochi anno diventato uno dei best seller internazionali della moda. Il grande successo nacque però da un primo fallimento: il primo store infatti fu un negozio destinato a durare poco, dato che nel ’75 aveva già chiuso i battenti.
Da quel momento in Ortega nacque una vera ossessione per la scelta delle location dei suoi negozi: nei primi tempi, locali, allestimento, posizione, tutto era scelto dal “patron” dell’azienda che personalmente faceva sopralluoghi, sperimentava i passaggi di potenziali acquirenti nella zona e le potenzialità del futuro punto vendita, faceva insomma accurate ed empiriche analisi sul campo.
Ortega e Rosalia Mera
La moglie Rosalia era una geniale interprete delle linee di intimo e aiutò fortemente il marito a sviluppare la sua concezione di negozio popolare ma ordinato, accogliente e trendy.
Ortega e Mera oggi sono divorziati e hanno separato le loro vite private ma non del tutto quelle economiche dato che Rosalia Mera detiene un pacchetto azionario di Inditex, la società che controlla Zara ed altri marchi dell’alta moda, pari al 7,2%. La Mera è anche una delle donne più ricche del mondo con un patrimonio di 6,1 miliardi di dollari.
Perchè Zara si chiama così
Nei primissimi anni Zara non si chiamava così: il suo brand deriva da una modificazione del nome Zorba, prima denominazione dello store originale di La Curuna, scelto in onore del famoso film Zorba e il greco. Il cambio fu determinato dal fatto che nella stessa via di quel punto vendita esisteva già un esercizio commerciale con lo stesso nome. Meglio evitare confusioni insomma e alterare un attimo la sigla per arrivare a Zara.
I punti di forza di Zara: poca pubblicità , ma mirata
La particolarità di Zara è che ha avuto enorme successo facendo pochissima pubblicità tradizionale. Raramente vedete o sentite in tv e radio spot dell’azienda. Invece sono molti gli interventi promozionali tradizionali: riviste di settore, cartellonistica, ma anche “banale” presidio del territorio nei suoi punti più sensibili e di passaggio. Qualsiasi città , aeroporto, zona commerciale importante attraversiate il marchio vi compare.
Poi i dettagli: borse di qualità come shopper, studio della disposizione della merce non asfissiante ma che invoglia all’acquisto, assistenza della clientela capillare, e-commerce di facile utilizzo e con scontistica dedicata e una filosofia di “fast fashion” che deve valere tanto nel negozio fisico quanto in quello virtuale. Le collezioni sono ispirate alle linee dell’alta moda, agli stili del momento, ma sono commercializzate a prezzi contenuti e rinnovate in tempi brevissimi, così da creare un ricircolo rapidissimo sui banchi di vendita e offrire al pubblico prodotti sempre nuovi da acquistare.
I marchi del gruppo Inditex e dove produce
Inditex, la holding di Ortega, controlla oltre a Zara anche i marchi Massimo Dutti, Stradivarius, Oysho, Pyll&Bear, Uterque con una capillare rete distributiva in tutto il mondo che conta ben 7490 punti vendita al dettaglio e 174,386 dipendenti.
Ecco nel dettaglio gli store suddivisi per marchio:
- Zara ha 2256 store,
- Bershka 1103,
- Stradivarius 996,
- Pull&Bear 972,
- Massimo Dutti 761,
- Oysho 673,
- Zara home 595.
Dopo le notevoli polemiche del passato, per la produzione in paesi emergenti con retribuzione molto bassa, Inditex ha fatto rientrare una buona parte di produzione in patria: il 57% dei poli produttivi è nelle vicinanze di La Coruna in Spagna.
Gli store sono in tutto il mondo con una prevalenza dell’Europa (in particolare Spagna dove ci sono 1635 punti vendita) ma esistono store in ogni angolo del pianeta, dall’Australia a Miami, dalla penisola arabica alla Russia.
Zara fatturato 2018
Inditex ha segnato vendite nette nel primo quadrimestre 2019 pari a 5,9 miliardi di euro, il 5% in più del pari periodo del 2018. Le vendite online sono cresciute de 9% e il guadagno netto è stato di 734 milioni di Euro, pari al 10% in più dello stesso periodo dell’anno precedente.
Restringendo a Zara e Zara home le vendite del 2018 sono ammontate a 18 miliardi di euro, Massimo Dutti invece ha raggiunto quasi 1,5 miliardi di euro di fatturato. La crescita di Zara è costante nel tempo aiutata anche da una politica di marketing incisiva: per la linea bimbo ha ad esempio recentemente impiegato un bambino down. Scelta che è stata giudicata in maniera opposta da molti analisti: sfruttamento bieco o segnale di inclusione. Ma scelta che ha fatto parlare molto…
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