I Consigli del Prof. Sandro Ungari
Di frequente un bambino di 2-3 anni, d’inverno, ha la febbre con tosse e raffreddore ogni 2-3 settimane. Ovviamente, trattandosi di infezioni virali (influenzali, parainfluenzali, adenovirus, rinovirus) si contraggono per contagio, sia per via aerea (palando, tossendo, starnutendo) che diretta (labbra, mani, fazzoletti sporchi), soprattutto nei mesi freddi quando questi agenti patogeni sopravvivono maggiormente nell’ambiente e la gente sta molte ore della giornata in ambienti chiusi e affollati (come lo sono le aule degli asili): non è quindi la bassa temperatura di per sé che fa ammalare e ne consegue che non è opportuno coprirsi eccessivamente. E questo avviene anche se il bambino rimane a casa ma va a scuola un fratello maggiore
Di frequente un bambino di 2-3 anni, d’inverno, ha la febbre con tosse e raffreddore ogni 2-3 settimane. Ovviamente, trattandosi di infezioni virali (influenzali, parainfluenzali, adenovirus, rinovirus) si contraggono per contagio, sia per via aerea (palando, tossendo, starnutendo) che diretta (labbra, mani, fazzoletti sporchi), soprattutto nei mesi freddi quando questi agenti patogeni sopravvivono maggiormente nell’ambiente e la gente sta molte ore della giornata in ambienti chiusi e affollati (come lo sono le aule degli asili): non è quindi la bassa temperatura di per sé che fa ammalare e ne consegue che non è opportuno coprirsi eccessivamente. E questo avviene anche se il bambino rimane a casa ma va a scuola un fratello maggiore
Comunque, malgrado i maggiori rischi di contagio, è bene che continuino a frequentare, oltre che per divertirsi (meglio che stiano con i coetanei che con una brava nonna o anche con la miglior baby sitter) e socializzare (devono imparare a relazionarsi con gli altri), ma anche per prevenire le allergie. Sembra infatti che il sistema immunitario se impegnato frequentemente a combattere le infezioni nei primi 4 anni di vita, successivamente non sarà più disponibile a orientarsi verso l’allergia. Una diecina d’anni fa, un importante giornale medico con un editoriale titolava: “Frequenza all’asilo, fratelli maggiori e asma: vi prego starnutite su mio figlio”.
La sintomatologia consiste essenzialmente in febbre (che va trattata di preferenza con ibuprofene se supera i 39 gradi), malessere, rinite (solo lavare le fosse nasali con spruzzi di soluzione fisiologica ogni volta che c’è respiro rumoroso), tosse catarrale (niente sciroppi). In particolare va evitato l’uso di antibiotici che non servono o possono essere addirittura dannosi (allergie, resistenze batteriche): vanno solo presi in considerazione se si dimostra (per esempio con tampone faringeo e test rapido) essere presente uno streptococco piogeno di gruppo A (che però è molto raro sotto i 4 anni), nel qual caso basta somministrare per bocca amoxicillina.
Spesso si associa dolore alle orecchie che, anatomicamente, sono come una via traversa rispetto alla principale che è la faringe: se questa si infiamma ne consegue che anche quelle, per contiguità, si ammalano. Anche in questo caso, salvo nei bambini sotto i 2 anni e con febbre elevata, di regola, per i primi quattro giorni, non c’è indicazione alla terapia antibiotica: bastano gli analgesici antipiretici (appunto l’ibuprofene) e, nei più grandicelli, masticare spesso una gomma allo xilitolo (di quelle che si trovano comunemente al supermercato).
Inoltre non è necessario, se la febbre non è molto alta che il bambino sia confinato a letto o in casa. Deve poter fare ciò che vuole e che si sente di fare: gli è permesso anche lo sport, ma non agonistico, e, non appena cessa la temperatura elevata, può tornare a scuola E, la cosiddetta convalescenza, per queste affezioni di poco impatto sullo stato di salute generale, è del tutto superflua.
Antonio Amati fa parte della nostra redazione dove lavorano giovani giornalisti pubblicisti neolaureati, SEO copywriting e stagisti. Tutti i redattori scelti vantano esperienze maturate in testate editoriali e provengono da diverse Università.