Bankitalia, Mario Draghi vorrebbe cedere lo scettro al candidato interno, quel Fabrizio Saccomanni, – praticamente il suo braccio destro nel ruolo di direttore generale della massima autorità monetaria del Paese – intorno al quale l’istituto di via Nazionale ha fatto quadrato.
La sua nomina garantirebbe la continuità della politica di Draghi, da fine ottobre alla guida della Banca centrale europea: rigore, massima indipendenza, autorevolezza. Esattamente ciò che servirebbe a Banca d’Italia per conservare e difendere il prestigio che l’ormai ex governatore le ha restituito dopo la brutta stagione dei furbetti del quartierino e dello scandalo che ha travolto il suo predecessore. Ma la partita della successione dopo Draghi scotta sul tavolo del Governo, ostaggio degli equilibri politici, e persino della velleità secessionistica di Umberto Bossi, che non ha perso l’occasione, lanciando il nome di Vittorio Grilli, di sottolineare che lui almeno “è del Nord”, tanto per galvanizzare un popolo leghista sempre più disorientato e refrattario all’abbraccio con Berlusconi.
Ma il fatto è che Grilli piace anche a Giulio Tremonti, il potente ministro all’Economia che di fatto puntella il Governo, con un paracadute che frena la caduta libera. Berlusconi a sua volta non vuole dargliela vinta e ha i suoi nomi in tasca, oltre all’exit strategy per evitare lo scontro: una terna gradita da sottoporre al Consiglio superiore di Bankitalia lasciandogli la scelta. La contesa non è risolta e intanto i candidati lievitano. A Saccomanni, che piace anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e a Grilli, si è aggiunto Lorenzo Bini Smaghi, che sta lasciando la Bce. Poi ci sono Ignazio Visco, Anna Maria Tarantola, il rettore dell’Università Bocconi Guido Tabellini… Si è anche fatto il nome di Mario Monti, l’economista ben visto dal gotha della finanza europea che però ha smentito qualsiasi interessamento. Tutti nomi di prestigio. Ma anche tutti stretti nella morsa di tattiche e strategie consunte che oltre a rendere più complesso l’affare della successione rischiano di indebolire l’immagine di Banca d’Italia. Su questa partita a scacchi, infatti, più che giocarsi la sua credibilità , già ampiamente sfilacciata, il Governo si gioca anche il controllo della Banca centrale e la tenuta fino a fine legislatura. Del resto i precedenti pesano, con Draghi che non ha mancato in più occasioni di smentire, numeri alla mano, la maggioranza, ricostruendo mattone su mattone, l’autorevolezza dell’istituto. Tra vertici e incontri il futuro di Bakitalia è ancora in sospeso
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Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore