Presentata a Milano il dossier delle province di Brescia e Bergamo quali capitali italiane della cultura per il 2023
Poche città, forse nessun altro territorio in Italia, ha pagato un tributo devastante alla pandemia quanto quello versato da Brescia e Bergamo. Si parla di migliaia di vittime, di aziende che hanno chiuso senza mai più riaprire, di un tessuto sociale, civile e industriale devastato.
Forse nessun altro territorio come quello di Brescia e Bergamo ha dimostrato da dove ripartire, dopo la pandemia. E come. La loro candidatuera era stata ufficializzata prima della pandemia. E oggi la concretizzazione del progetto diventa un momento fondamentale per la ripartenza.
Bergamo e Brescia, città della luce
Le colonne di camion militari che portano centinaia di bare verso i forni crematori, le unità di pronto soccorso stracolme, i malati in ogni reparto. Ma anche le scuole chiuse per un anno e mezzo, aziende incapaci di mantenere il proprio ciclo produttivo in un’area fortemente industriale e l’azzeramento di qualsiasi attività sociale, civile, sportiva. La pandemia Covid è stata un disastro ovunque. Ma in alcune zone più che altrove. I due capoluoghi lombardi, con il loro territorio, sono stati tra i primi a rigenerare il proprio tessuto produttivo. E ora chiamano a gran voce investitori. Ma anche i turisti.
Tra piste da sci, agriturismi, campagne, dal Garda al Lago d’Iseo. L’idea di candidare Brescia e Bergamo a rappresentare la cultura italiana per il 2023, con un gran numero di iniziative pubbliche, è nata pochi mesi fa. E si è concretizzata in poche settimane in modo estremamente autorevole.
Un progetto per il territorio
Il dossier che illustra l’iniziativa è stato presentato alle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo dai sindaci dei due capoluoghi, Giorgio Gori (Bergamo) ed Emilio Del Bono (Brescia) insieme al presidente della Regione Lombardia Fontana al sindaco di Milano Sala e si incastra perfettamente nel percorso di avvicinamento che vedrà la Lombardia fortemente coinvolta nel percorso di avvicinamento alle Olimpiadi di Milano e Cortina in programma nel 2026.
Mostre, esposizioni, convegni, concerti: ma anche passeggiate naturalistiche e un massiccio programma di recupero di opere d’arte, ville, collezioni. Il dossier, dal titolo “La Città Illuminata” svela un destino distinto, e profondamente diverso, ma molto spesso accomunato tra due città che in comune hanno moltissime cose: a cominciare da una immensa dedizione per il lavoro e la bellezza.
Le parole di Franceschini
La candidatura delle due città è stata accolta dal ministro della cultura Dario Franceschini: “L’esempio, la motivazione e la forza che hanno dato Bergamo e Brescia nei giorni terribili della pandemia fanno capire che la decisione di rendere queste città ‘Capitali della cultura’ non è solo un gesto di solidarietà verso le popolazioni, che hanno così sofferto, ma era anche la certezza assoluta che Bergamo e Brescia avrebbe creato un progetto innovativo e di ripartenza di cui abbiamo fortemente bisogno”.
Bergamo e Brescia rappresenteranno la cultura italiana nel 2023. Per il 2024 il governo deciderà il prossimo 16 marzo a chi affidare questo importante ruolo istituzionale. Dieci i territori candidati: Ascoli Piceno, Chioggia, Grosseto, Mesagne, Pesaro, Sestri Levante con il Tigullio, Siracusa, Unione dei Comuni Paestum-Alto Cilento, Viareggio, Vicenza
Genovese, classe 1965, giornalista dal 1984. Vive a Milano da 30 anni. Ha lavorato per Radio (RTL 102.5), TV (dirigendo Eurosport per molti anni), oltre a numerosi siti web, giornali e agenzie. Vanta oltre cinquemila telecronache di eventi sportivi live, si occupa da sempre di sport e di musica, le sue grandi passioni insieme a cinema e libri. Diplomato al conservatorio, autore di narrativa per ragazzi.