Una donna milanese racconta in un libro splendido la Milano della seconda guerra mondiale, tra rastrellamenti, fucilazioni e bombe. Intervista
Pinuccia Cossu Martinelli è una signora molto distinta che ha due pregi straordinari. Ha una memoria di ferro a dispetto dei 92 anni che porta con molta disinvoltura. E sa raccontare le cose, anche le più drammatiche, con l’autorevolezza di chi ha visto le cose personalmente.
In un mondo di fiction e di immagini sparate sui social solo per far parlare la gente, il suo racconto atroce dei giorni di guerra tra fascismo e liberazione, riduce tutti al silenzio.
Pinuccia Cossu Martinelli, ricordi di guerra
Il clamore è solo nelle cose che racconta. Gli arresti, le persecuzioni, gli omicidi per strada, le violenze da una parte e dall’altra di un paese spaccato e in preda alla confusione più assoluta: “Ricordo la fame, la sensazione di paura quando si doveva scendere per strada per recuperare qualcosa da mangiare, l’ansia per i vicini di casa e gli amici che ogni tanto sparivano, e nessuno ne sapeva più niente, pensando che prima o poi sarebbe toccato a mio padre. Ricordo i morti per strada. Anche se alla lunga ci ho fatto l’abitudine. Perché era normale vedere qualcuno morto per strada. Succedeva tutti i giorni”.
Autobiografia, in una storia di cronaca
La signora Cossu Martinelli ha perfettamente colto il senso di scrivere un libro che, e chi scrive parla per esperienza, è faticoso, e a volte doloroso. Perché mette di fronte ai propri limiti ed evidenzia infinite insicurezze.
La prima domanda che si fa una persona che decide di scrivere è, perché. Perché scrivere, e per chi scrivere… La risposta di Pinuccia Cossu Martinelli è tanto sensata quanto sferzante: “Perché i giovani non hanno memoria, non sanno e non si interessano. E ho la sensazione che tutto il dramma che ha vissuto la gente della mia generazione sia stato inutile se non trasferiamo loro l’orrore della guerra, la devastazione morale e materiale che un conflitto porta. Ero ottimista. Pensavo che non sarebbe mai più accaduto niente del genere. E invece arrivo alla mia età e scopro che non solo accade di peggio, ma a sconcertarmi è l’indifferenza generale”.
Un libro è una delle testimonianze più vere e concrete di chi decide di lasciare qualcosa di sé. Il racconto di quei giorni di violenza e di incertezza è lucido ed evocativo nella sua drammaticità: “Il crollo della scuola di Gorla, decine di bambini dilaniati da una bomba, non sapevamo mai ad un allarme che cosa sarebbe successo, e dove avrebbero colpito e chi sarebbe rimasto sotto le macerie. Ricordo tutto, come non lo so. Ma ricordo tutto: e l’unica cosa che potevo fare era scrivere quello che ho osservato e che ancora oggi fatico a capire”.
Le memorie di una bimba spaventata
Il libro è la storia di una cronista di dodici anni arrivata a Milano dalla Sardegna, che affronta una Milano che cambia completamente e che un po’ l’ha adottata e un po’ l’ha profondamente cambiata: “Vivo da tanti anni al Gratosoglio. Milano mi piace? No che non mi piace, se potessi vivrei in montagna, tra i boschi. Ma qui ci sono i miei figli, mi sono sposata e ho raccolto tutti i miei amici e le mie relazioni di un quartiere che ho vissuto con passione e con dedizione”.
Un po’ autobiografia, un po’ lavoro di una cronista attenta e informata Chi dimenticherà quei giorni? è il classico esempio di un libro che dovrebbe far parte delle letture di tutte le scuole e biblioteche.
Quella narrativa che sta scomparendo e che tra dieci anni sarà sepolta sugli scaffali dietro i photobook degli influencer di cui francamente non si sente nessuna urgenza né necessità. Mentre nessuno sarà qui a raccontarci chi siamo, da dove veniamo, che cosa abbiamo attraversato e quali incubi di giorno in giorno rischiamo se la passività e la pigrizia mentale diventano la compagnia di una vita dedicata al vuoto pneumatico proposto dai media.
Non troverete Chi dimenticherà quei giorni? nelle migliori librerie. E nemmeno nelle edicole che stanno scomparendo. Non è in versione digitale, in e-book e nemmeno su Amazon.
É autoprodotto e autofinanziato. E anche questo dovrebbe dire molto. Edito da Il Sud Milano è disponibile in vendita in un’unica libreria milanese, in via Feraboli. Ma si può richiedere via mail alla società editrice. Se avete un nipote e non avete ricordo o memoria dei ricordi di vostro nonno, regalateglielo.
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Genovese, classe 1965, giornalista dal 1984. Vive a Milano da 30 anni. Ha lavorato per Radio (RTL 102.5), TV (dirigendo Eurosport per molti anni), oltre a numerosi siti web, giornali e agenzie. Vanta oltre cinquemila telecronache di eventi sportivi live, si occupa da sempre di sport e di musica, le sue grandi passioni insieme a cinema e libri. Diplomato al conservatorio, autore di narrativa per ragazzi.