Serie A – Troppo facile dire Juventus e Ronaldo, o anche solo Tonali: diamo uno sguardo a quelle che potrebbero essere le vere sorprese di questo campionato 2020/21
“Le analisi del giorno dopo le sanno fare tutti”. Lo diceva Giovanni Trapattoni polemizzando con i giornalisti quando gli chiedevano conto di alcune soluzioni tattiche delle sue squadre. Il bello è provare a farle prima, anticipare i tempi e in questo senso vi invitiamo a farlo con noi. Abbiamo individuato sette giocatori, tutti nati dopo il 2000, che saranno i grandi protagonisti di questa stagione. Avete obiezioni? Indicazioni? Suggerimenti? Il campo dei commenti è a vostra completa disposizione…
Dejan Kulusevski – Juventus (2000)
É persino troppo facile citare questo giocatore che ha già Laura del fuoriclasse dopo essersi messi in evidenza con la primavera e in modo particolare nell’Atalanta. Era uno dei pochi giocatori che Gasperini non avrebbe mai voluto andare via ma alla fine l’offerta della Juventus, un investimento da oltre 50 milioni di euro considerando il cartellino, i bonus e l’ingaggio, avuto la meglio. In una Juventus dove la fantasia regna sovrana, con Ronaldo, Dybala e Bernardeschi, Kulusevski – qualità tecniche straordinarie unite alla sfrontatezza di chi le vuole mettere in mostra – potrebbe diventare devastante. Un dato che pochi conoscono: nel campionato di Serie A dello scorso anno è quello, dopo Brozovic, è il giocatore che ha percorso nella media più chilometri di chiunque altro. Copre il campo come nessuno.
Marash Kumbulla – Roma (2020)
Scoperto e lanciato da Juric nel Verona che ha concluso così bene la scorsa stagione, Marash Kumbulla è il centrale del futuro, l’ideale per chi, come la Roma, vuole rischiare con una difesa a tre che ha bisogno di precisione, fisicità e senso dell’anticipo. Tutte caratteristiche che Kumbulla può garantire. Un bel rischio per un allenatore come Fonseca che si continua a dimostrare estremamente sicuro del fatto suo e che ai suoi difensori chiede intraprendenza e molta aggressività. Fisicamente è un fuoriclasse, tecnicamente ha ancora un buon margine di miglioramento soprattutto se reggerà all’urto di una piazza non facile e di una squadra come la Roma alle prese con l’ennesima trasformazione non solo tecnica ma anche societaria.
Dusan Vlahovic – Fiorentina (2000)
La società viola da tempo guarda a talenti giovani da mettere in evidenza: si partì molto tempo addietro con Chiesa per proseguire con Kouamé e oggi Vlahovic è l’idea prosecuzione di questo atteggiamento anche se le caratteristiche di questo attaccante sono un po’ desuete rispetto alle ultime indicazioni del campo. Grande e grosso, tutto sinistro, un tiro formidabile a fronte di un controllo di palla non esattamente raffinato, Vlahovic – serrbo di Belgrado – riporta alla memoria gli standard degli anni ’90 dove i due attaccanti si mescolavano tra nitro e glicerina. Fantasia e piedi di velluto di uno, potenza e progressione dell’altro. Vengono alla mente Elkjaer, Vialli, Skuhravy. Un talento grezzo che non ha paura di niente, sfrontato e che dimostra di essere all’altezza del campionato di Serie A, quello con le difese più ruvide del mondo.
Giacomo Raspadori – Sassuolo (2000)
Ecco un giocatore in grado di appassionare qualsiasi tifoso di calcio che ami il gioco vellutato, fantasioso, mai banale. Raspadori ha qualità tecniche straordinarie che riportano a nomi importanti del calcio italiano: il fatto che sia fisicamente minuto, quasi gracile, e cresciuto in provincia e in un vivaio non di primissimo livello, riporta alla mente Zola, nato nel Cagliari, Pirlo, cresciuto nel Brescia. Ma anche grandissimi talenti meno fortunati, come Zago. Raspadori non è un vaso di coccio inscatolato tra vasi di ferro. Sa segnare, vede la porta, ha un talento naturale per mettere il pallone sempre e comunque là dove può diventare irraggiungibile e sa adattarsi a giocare da prima, seconda punta o esterno. Per il modo in cui punta e tira ricorda Chiesa, non Federico, ma suo padre Enrico. Merita spazio e credito. Nel Sassuolo può trovare entrambi.
Brahim Diaz (Milan) – 1999
Se un calciatore lascia il Manchester City per andare al Real Madrid e poi finisce al Milan in prestito, qualche domanda è lecito farsela. Chi ha avuto modo di vedere la giovanile del Manchester City con lui, Phil Foden e Jadon Sancho griderà al sacrilegio perché giocatori così non si possono dare via e si dovrebbero portare in prima squadra a braccetto.
É come avere un meraviglioso diadema di gemme incastonate e farlo a pezzi per vendere le pietre e fondere l’oro. Ma il calcio di oggi è così. Alle storie e ai progetti più affascinanti si preferisce l’immediatezza. Brahim Diaz è un bel grimaldello che agisce prevalentemente a destra ma come un buon attaccante vede la porta, sa concludere ed è bravissimo nel movimento senza palla. Non è un colosso ma il suo controllo di palla è delizioso, anche se a volte esagera: è imprevedibile, frenetico, a volte irritante. Ma come tutti i giocatori di razza che sanno cosa fare con il pallone, e spesso è quello che non ti aspetti, merita di essere considerato un patrimonio da valutare e proteggere con grande attenzione. Non abbiamo dubbi che Ibrahimovic, tra uno scappellotto, una pedata e una carezza, lo prenderà sotto la sua ala protettiva.
Emanuel Vignato – Bologna (2000)
Un ragazzo già adulto, maturato dopo una retrocessione e una stagione di Serie B con il Chievo nel quale è cresciuto lontano dalle luci abbaglianti della Serie A per diventare qualcosa di estremamente concreto, interessante, prezioso. Quando si presentò nei campionati junior dei professionisti, tra Beretti e Primavera, non gli avresti dato due lire: atteggiamento dimesso, modesto, sempre molto umile e sottotraccia. Il primo che si accorge di lui in una delle sue ultime partite da professionista fu Totti che lo avvicinò, presentandosi per fargli i complimenti con un buffetto sulla testa.
Sembra l’immagine di un battesimo o se volete di un’investitura. Perché Vignato ha qualcosa di davvero speciale nel modo in cui controlla il pallone. Nei piedi ha una calamita che diventa compasso, regolo e all’uso fucile. Se fosse nato in Olanda sarebbe già in nazionale da due anni: nato in Italia da una madre brasiliana, Vignato ha preferito l’Azzurro alla Seleçao che pure lo aveva chiamato subito, per la sua Under 17. E meno male. Sarà la prossima grande scommessa di Mancini al quale, per la verità, lo accomunano molte cose. Compresa quella di vestire la maglia del Bologna.
Lucien Agoume – Inter (2002)
In un calcio che vive di copia e incolla e che si aggrappa a esempi concreti pur di trovare qualche giocatore di talento, si corre sempre il rischio di affibbiare un etichetta troppo pesante su ragazzi eccessivamente giovani. Questo è sicuramente il caso di Lucien Agoume che, a 16 anni nemmeno ancora compiuti, quando aveva esordito nel Sochaux, in Ligue 2 francese, fu subito definito il nuovo Pogba. Calma e gesso.
Di sicuro Agoume ha mezzi tecnici e soprattutto fisici invidiabili. A 18 anni, dopo aver maturato tanta esperienza tra tutte le rappresentative nazionali di Francia, è riuscito a crescere molto e a costruire lentamente una personalità che lo vede sempre a sua agio tra moduli, ruoli e squadre diverse. Gestisce il pallone con grande maturità. Se necessario usa la mazza ma quando riesce preferisce il fioretto. Non sembra avere diciott’anni quando lo vedi con la palla tra i piedi; e anche il modo in cui domina il centro campo, e si inserisce sul possesso palla avversario, è quello di un veterano. Difficile capire quanto spazio riuscirà a trovare nell’Inter, una squadra nella quale maturare non è mai stato facile per nessuno dei giovani che sono arrivati nerazzurro.
Per il giovane Lucien, forse, bisognerebbe fare un’eccezione. È un ragazzo che ha dei mezzi impressionanti, un talento vero e che sotto la guida di Conte deve semplicemente avere le proprie occasioni e la libertà, magari, anche di sbagliare ogni tanto.
Queste le nostre nomination sulle quali si può essere d’accordo o discutere. Nulla vieta ai nostri affezionati lettori di darci le proprie impressioni offrendoci qualche ulteriore nomination qui sotto, nello spazio dei commenti. Annoteremo e magari ci ritroveremo alla fine dell’anno per vedere chi ha avuto davvero buon fiuto.
Vedi anche: Calendario serie A dove vedere tutte le partite in Tv
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Genovese, classe 1965, giornalista dal 1984. Vive a Milano da 30 anni. Ha lavorato per Radio (RTL 102.5), TV (dirigendo Eurosport per molti anni), oltre a numerosi siti web, giornali e agenzie. Vanta oltre cinquemila telecronache di eventi sportivi live, si occupa da sempre di sport e di musica, le sue grandi passioni insieme a cinema e libri. Diplomato al conservatorio, autore di narrativa per ragazzi.
Bologna è la mia città quindi sono di parte Ma Vigny è un bravo ragazzo
Vedrete che vi conquisterà anche per come gioca. Merita tutto il vostro sostengo
Come recita un vecchio detto: “l’umiltà precede la gloria” quindi voto Emanuel Vignato senza dubbio..
Concordo con il tuo giudizio. E’ un ragazzo serio, a modo, d’altri tempi. Merita davvero fortuna non solo per le sue qualità tecniche ma anche per quelle umane. Se si mantiene così ha un grande futuro