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Home » Sei Nazioni 2015: perché seguire il torneo ovale più bello

Sei Nazioni 2015: perché seguire il torneo ovale più bello

Di Manuele Grosso
3 Marzo 2021
in Sport
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Il Sei Nazioni 2015 sta per iniziare: vi diamo i convocati della nazionale azzurra e qualche dritta per seguire al meglio questa spettacolare manifestazione.

Sei Nazioni 2015.

Sei Nazioni 2015 ai blocchi di partenza: tra circa due settimane avrà inizio il torneo rugbystico più importante e carico di storia (cominciò nel 1883 come Quattro nazioni con partecipanti Scozia, Irlanda, Galles e Inghilterra per vedere aggiunta la Francia nel 1910 e l’Italia nel 2000). Uno spettacolo che accenderà la Capitale già a partire da sabato 7 febbraio (Italia-Irlanda, ore 15 e 30) con il suo correlato di tifosi parruccati e festanti in giro per le strade e attorno allo stadio prima e dopo la partita.

Un’oasi di sportività e giovialità scanzonata

Certamente anche nel rugby non è tutto un idillio: i campionati francesi e inglese sono carichi di milionate di soldi e per certi aspetti si stanno “calcisticizzando”, con critiche agli arbitri, veleni reciproci tra gli addetti ai lavori, polemiche, contestazioni. Spesso l’ombra del doping si è avvicinata al pallone ovale e i cambiamenti dei lineamenti del viso di certi giocatori, con i mascelloni che diventano di anno in anno più squadrati qualche dubbio lo fanno venire.

Vedi anche: Intervista con la capitana della nazionale di rugby.

Eppure il rugby resta un’oasi di sportività: niente divisioni tra i tifosi, praticamente polizia assente (il problema maggiore all’Olimpico il giorno della partita è il traffico e riuscire a prendere il tram che parte da Piazza del Popolo e che è, ovviamente, insufficiente a trasportare migliaia di persone), una festa che dura l’intera giornata della partita, dove si balla, si beve, si fa amicizia e dove la partita, per quanto importante, alla fine è la “scusa” per ritrovarsi e stare bene.

La nazionale è vista anche da tantissime persone che di rugby capiscono poco o nulla. Se il campionato italiano fa registrare medie di spettatori che raramente superano la quota delle centinaia il miracolo Sei Nazioni è quello di attrarre famiglie, appassionati anche al di fuori della normale “cerchia” di fan. Ed è proprio il clima di sagra paesana spensierata, di goliardia che richiama così tanta gente (incontrerete qualcuno vestito da Papa accanto a qualcuno con il dragone di San Giorgio o il galletto in testa, tutti a bersi una birra o a passarsi la palla nello stadio dei Marmi o seduti al bancone del terzo tempo o di un pub).

Duro in campo, gentile fuori

Il rugby è uno sport duro in campo, fatto di contatto fisico (ma tutte le sue regole mirano a minimizzare la possibilità di infortunarsi), ma è anche uno sport giusto. Il più forte, il migliore vince sempre, non esistono stratagemmi per sfangarla, non ci si può mettere in 15 in “difesa” sperando i portarla a casa.

Uno sport spietato dove ci si forma un senso etico per cui per arrivare alla meta devi faticare, lavorare tanto, essere disposto ad accettare tante sconfitte. L’Italia di sconfitte ne ha incassate molte (moltissime, e si contano nel Sei Nazioni in cucchiai di legno, l’anti “trofeo” simbolico che va a chi arriva ultimo), ma è lo scotto di tutti quelli che devono crescere ancora tanto per raggiungere il livello dei migliori.

Se incominci a giocare a rugby da bambino puoi capire quanto è difficile (ma anche bello) imparare: correre avanti, passare indietro, spingere, placcare, saltare in touche, partecipare ad una mischia, avere il coraggio di buttarsi in un raggruppamento e di metterci mani e testa per recuperare una palla, vedersi montare addosso 4 avversari ed essere da solo con la palla in mano.

Far parte di una squadra dove ci si sostiene e si impare il concetto di rispetto, per sé e gli avversari e il pubblico: concetto di rispetto che significa rispettare le regole e provarci sempre e comunque, anche se sei, come noi in questo Torneo, il più debole (e allora cerchi di fare una meta, due mete, anche se “sai” che probabilmente perderai). Le mamme che portano un figlio a fare rugby capiscono che si ha a che fare con una disciplina che dà “disciplina”, che forma corpo e “spirito”, che insegna a lottare anche se si è destinati ad essere sconfitti. E alla fine di tutto a stare insieme felicemente.

I convocati della Nazionale italiana al 6 Nazioni 2015

Tornando a noi. Dopo un 6 Nazioni difficile nel 2014 (cucchiaio di legno con una partita persa, con la Scozia, per un drop alla fine) quest’anno gli Azzurri si presentano al via con a loro favore tre incontri da disputare in casa. Il calendario non è dei migliori: subito con l’Irlanda, vincitrice nella scorsa edizione e che a novembre ha battuto il Sudafrica (seconda potenza al mondo dopo gli All Blacks), poi due partite fuori e a chiusura due in casa a distanza di soli 6 giorni.

Dura ma non impossibile: obiettivo resta quello di migliorare i nostri 2 risultati più belli, nel 2007 e nel 2013 quando vincemmo 2 partite. Vincere il torneo? Sperare non costa nulla ma ci vorrà ancora un po’ di tempo. Certo, possiamo poi vincere nel terzo tempo, ma quello è un altro tipo di gare e non si “combatte” con palloni ovali ma con boccali di birra…

Ecco la lista dei 30 convocati per le prime due partite:

Piloni: Matias Aguero, Martin Castrogiovanni, Dario Chistolini, Alberto De Marchi.

Tallonatori: Leonardo Ghiraldini, Andrea Manici.

Seconde linee: George Fabio Biagi, Marco Bortolami, Joshua Furno, Quintin Geldenhuys.

Flanker/n.8: Robert Barbieri, Mauro Bergamasco, Simone Favaro, Francesco Minto, Sergio Parisse, Alessandro Zanni.

Mediani di mischia: Edoardo Gori, Guglielmo Palazzani, Marcello Violi.

Mediani d’apertura: Tommaso Allan, Kelly Haimona.

Centri/Ali/Estremi: Giulio Bisegni, Michele Campagnaro, Andrea Masi, Luke McLean, Luca Morisi, Simone Ragusi, Leonardo Sarto, Giovambattista Venditti, Michele Visentin.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Manuele Grosso

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