Sudafrica vs Italia si chiude nel modo peggiore possibile, con una sconfitta che relega le Azzurre fuori dal Mondiale
Ci sarà tempo e modo per capire, parlare di cause e responsabilità , di scelte e di cambiamenti. Ma al momento la cronaca impone di parlare dell’unica cosa che conta, che è il risultato del campo.
Riducendo al minimo qualsiasi considerazione su format e valutazione dei potenziali ex-aequo, l’Italia esce dai Mondiali di calcio femminile perdendo anche contro il Sudafrica. Esclusivamente perché ha giocato peggio.
Sudafrica vs Italia 3-2
Risultato dunque assolutamente giusto per quello che ha detto il campo. Nonostante con una vittoria l’Italia sarebbe passata agli ottavi di finale le Azzurre non sono mai sembrate padrone del campo e del risultato, sempre estremamente fragili da un punto di vista emotivo, aggrappate a palloni pesanti ed errori incombenti.
Il Sudafrica ha vinto perché ha giocato meglio, con meno paura e con maggiore intensità nei momenti decisivi del match. E l’Italia ne ha pagato le conseguenze. Il campo ha detto questo: che l’Italia ha perso due partite subendo otto gol, vincendone una sola con un gol all’87’.
Occorre una mentalità diversa se vuoi davvero vincere. E le squadre di calcio femminile ci stanno dimostrando che l’Italia, per scelte, organizzazione, materiale umano è molti passi indietro. Agli ottavi arrivano Sudafrica, Nigeria, la Svizzera che avevano eliminato nelle qualificazioni, la Danimarca con la quale abbiamo spesso giocato alla pari. L’Italia torna a casa.
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Sudafrica vs Italia, cronaca di una disfatta
L’Italia comincia bene. L’azione di Beccari che provoca il calcio di rigore che sblocca il risultato è proprio la cosa che andrebbe fatta. Ma l’Italia femminile di fatto ci riesce solo in questa occasione. Rigore evidente che Caruso trasforma.
Anziché insistere, anziché continuare ad attaccare mettendo in difficoltà una difesa avversaria tutt’altro che solida, la nazionale donne comincia a gestire, distratta anche dalle notizie che riguardano Svezia e Argentina.
L’errore peggiore possibile. Perché con il passare dei minuti il Sudafrica prende coraggio si impossessa delle dinamiche dell’incontro cercando di attaccare con sempre maggiore insistenza. Sudafrica che coglie un gran palo con Robyn Moodaly grazie a una bella conclusione dal limite dell’area. Poi però le Azzurre si fanno male con le loro mani: nel tentativo di ripartire dal basso Benedetta Orsi appoggia al suo portiere Francesca Durante, fuori dai pali, infilando la propria porta con un’autorete grottesca. Serve di più: ma l’Italia trova solo un palo con Chiara Beccari sugli sviluppi di un calcio d’angolo.
In avvio di ripresa l’Italia riesce di nuovo a mettersi in evidenza: un’incursione di Giacinti viene salvata provvidenzialmente da una uscita di Kaylin Swart. Ma il Sudafrica con 10 minuti paurosi non solo trova il vantaggio, ma sfiora almeno tre gol. Hildah Magaia mette in gol un’azione ravvicinata confezionata da Thembi Kgatlana, quasi imprendibile. E sul 2-1 è Durante togliere dalla porta un gol fatto.
Sudafrica vs Italia, Girelli non basta
Girelli entra dalla panchina ed è ancora una volta decisiva, suo il colpo di testa da azione di calcio d’angolo che vale il pareggio complice una deviazione sottomisura di Arianna Caruso, vivisezionata dal VAR. Il pareggio è molto, ma non abbastanza.
Dipende dalla Svezia, che nel frattempo segna anche il secondo gol all’Argentina. Ma soprattutto dal Sudafrica, oltreché ovviamente dall’Italia che ancora una volta non riesce a battere il ferro caldo, non riesce a dimostrarsi all’altezza di una partita assolutamente da vincere. E il Sudafrica, fiutando tutte le difficoltà delle azzurre ne approfitta. Un’azione copia carbone di quella che aveva fruttato il provvisorio vantaggio delle Banyana Banyana riporta Magaia al cross per Kgatlana che da due passi non sbaglia.
Inutile l’interminabile recupero, oltre un quarto d’ora. L’Italia, in un finale arrembante ma confuso e inconcludente, non crea nulla di più di quanto non era riuscita a creare nei 100 minuti precedenti, ed esce clamorosamente dal mondiale in modo sostanzialmente non immeritato e nemmeno ingiusto. Inutile fare tanti conti, inutile parlare di presupposti.
Il campo ha quasi sempre ragione. Stavolta più di altre.
Genovese, classe 1965, giornalista dal 1984. Vive a Milano da 30 anni. Ha lavorato per Radio (RTL 102.5), TV (dirigendo Eurosport per molti anni), oltre a numerosi siti web, giornali e agenzie. Vanta oltre cinquemila telecronache di eventi sportivi live, si occupa da sempre di sport e di musica, le sue grandi passioni insieme a cinema e libri. Diplomato al conservatorio, autore di narrativa per ragazzi.