Il film sulla morte del Pirata, “Il Caso Pantani” – opera prima del regista Domenico Cioffi, riporta d’attualità la tristissima fine del ciclista: un fatto che ancora colpisce l’immaginario degli italiani
É la notte di San Valentino, 14 febbraio del 2004. Un ambulanza arriva in un residence di Rimini dove viene dato l’allarme per una persona priva di sensi. La persona è Marco Pantani: e non è svenuto. Ma morto. Apparentemente vittima di un’overdose. Nel suo appartamento gli avanzi di una cena appena consumata, molto disordine e indizi mai chiariti di una fine triste e mai completamente spiegata.
Il Caso Pantani, una morte mai chiarita
Sull’argomento sono stati scritti moltissimi libri, sono state chiuse almeno quattro inchieste e tutte sono arrivate alla stessa conclusione. Morte accidentale dovuta ad overdose. Ma sono troppi i fatti intorno alla morte di Marco Pantani che non sono mai stati completamente chiariti. L’Italia, fin da quel 14 febbraio di quattordici anni fa, ha reagito con molto dolore, sconcertata solidarizzando con il campione caduto e la sua famiglia. E da allora cerca di capire.
La camorra voleva morto Pantani
Il film di Domenico Cioffi, esordio cinematografico per il regista, ripercorre in modo molto preciso e documentato tutti gli aspetti controversi della vita di Pantani. Non a caso la storia comincia il 5 giugno del 1999, quando a Madonna di Campiglio, Pantani viene escluso dal Giro d’Italia perché i suoi esami del sangue presentavano un riscontro di ematocrito troppo alto rispetto alla normalità. L’accusa di doping è immediata. E ha effetti devastanti sul ciclista, che non si riprenderà mai.
Il sottotitolo del filme (“Omicidio di un campione”) è già molto chiaro. Il film sposa la tesi, ormai consolidata dopo molte testimonianze, che le analisi del sangue di Pantani siano state manomesse: una frode. Perché su la camorra aveva puntato una fortuna sulla sconfitta di Pantani al giro con le scommesse clandestine e il Pirata non poteva e non doveva vincere. La tesi è stata accolta da storici e analisti del ciclismo che parlano di Pantani come di una vittima. Un uomo caduto in una depressione acutissima dopo aver subito una drammatica ingiustizia davanti al mondo.
Un film documentario
Un po’ documentario e un po’ film, “Il Caso Pantani” si conferma uno dei film più attesi di questo 2020 che il cinema – per via della pandemia coronavirus – ha potuto garantire poco. Un cast molto giovane con tre attori che interpretano il protagonista: Marco Palvetti, Fabrizio Rongione e Brenno Placido (figlio di Michele Placido, impressionante la sua somiglianza con il Pirata). Una ricostruzione dalla quale nemmeno Pantani esce indenne, perché fa emergere tutte le sue fragilità umane di fronte a un mondo dello sport che diventa un tritacarne senza rispetto.
Nel finale le immagini riportano sullo schermo il vero Pantani. Ed è un momento molto emozionante. Perché il film, pur sposando una tesi, e documentandola in modo completo, non risponde alle tante domande che ancora circondano la morte di Pantani. Domande probabilmente destinate ormai a restare senza risposta.
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