Volgendo lo sguardo dietro di me vedo la mia vita popolata da donne. Nonne, zie, cugine, amiche. Una madre, prima di tutto.
Spesso inconsapevoli del loro potere: artefici di una economia silenziosa eppure cardine della società .
Quante volte parlando con un’amica mi è capitato di sentirle dire: “Io di economia non ci capisco nulla…”. Quante volte mi è capitato di obiettare con affetto che invece lei dell’economia è protagonista.
Non lo sa, eppure la costruisce giorno dopo giorno, anche se non è una dirigente d’azienda, anche se non è ai vertici di una multinazionale. La costruisce lottando contro il tempo – spesso contro la fatica – per conciliare il lavoro e gli affetti, la maternità e la professione.
Lotta per far quadrare il bilancio famigliare, per ritagliarsi le ore necessarie alla cura di genitori anziani, alla cura dei figli. Lotta per raggiungere la realizzazione professionale cercando di preservare la sfera privata.
Assume su di sé il peso di tutti i ruoli che le sono delegati da una società ancora inadeguata a rispondere all’esigenza di far combaciare tutte le dimensioni della vita: e così facendo regge l’economia del mondo. Al Sud, al Nord. Non fa differenza. Nei Paesi avanzati, in quelli in via di sviluppo.
Senza mia madre non ce l’avrei mai fatta a crescere una figlia. Oggi la osservo con orgoglio. Ha raccolto i frutti lasciati dalle nonne che, come la sua, hanno combattuto per l’emancipazione femminile. Ed è entrata a passo spedito in quella fase della storia in cui tanti diritti finalmente acquisiti appaiono intoccabili e che invece ogni giorno rivelano la vulnerabilità alle aggressioni di chi vorrebbe riportare indietro le lancette dell’orologio.
È pronta a difenderli. E si costruisce un futuro nel quale intravedo la percezione delle potenzialità femminili: da parte sua e da parte di tutte le ragazze come lei.
Ma che fatica è stata conciliare le aspirazioni professionali con le sue esigenze. Le riunioni con gli insegnanti a scuola e la stesura di un articolo. Le visite del pediatra e le corse in redazione. Sempre con il senso di colpa, sempre con la paura di dover affrontare un giorno una vecchiaia zeppa di rimorsi o di rimpianti.
Una nonna baby sitter ha attenuato l’avarizia del tempo, ha cercato di rimediare alle manchevolezze dei servizi, ha riempito vuoti, rifocillato e consolato. Una nonna baby sitter ha dato il suo pieno contributo all’economia, costruendone un pezzo.
Ogni tanto mia figlia mi chiede: “Da quanto ci conosciamo noi due?”. L’ironia è la sua arma, è la mia arma (forse ha preso da me più di quanto non voglia ammettere con se stessa).
L’ironia è forse un’arma di tutte le donne. Insieme a quella forza straordinaria che sanno dispiegare ogni giorno per tenere insieme tutti i pezzi dell’esistenza.
L’economia, ne sono certa, è donna. La tengono saldamente in pugno manager e casalinghe, impiegate e pensionate. Silenziosamente. Anche se il mondo non lo vuole riconoscere. Non ancora.
Natasha
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