Stando alle ultime notizie in tema di pensione anticipata per le donne, le lavoratrici potranno continuare ad uscire dal lavoro a 58 anni di età (59 se autonome) e con 35 anni di contributi versati, anche nel 2020.
Questo grazie alla proroga della legge denominata opzione donna, che comunque comporta il ricalcolo dell’assegno pensionistico tramite il contributivo puro. Ciò implica una perdita tanto maggiore quanto più è elevata la distanza con l’età di pensionamento ordinaria.
Pensione anticipata donne 2019: le ultime notizie
Aldilà di opzione donna, ci sono talmente tante news sul tema della pensione anticipata per le donne, che talvolta rischiano di generare confusione. Per questo abbiamo deciso di proporvi un elenco dei 3 argomenti che rappresentano una novità su questo tema. Ecco di cosa si tratta:
- la pensione anticipata contributiva e la decurtazione che comporta (fino al 20-30%)
- La tabella che indica i requisiti contributivi per ottenere la pensione anticipata
- Come funziona l’uscita lavorativa in anticipo per le lavoratrici madre
Per approfondire nel dettaglio queste tematiche vi invitiamo a proseguire nella lettura dei prossimi paragrafi.
Quanto si perde con la pensione anticipata contributiva?
Ai fini del raggiungimento del requisito contributivo è valida la contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata in favore della lavoratrice. Il requisito è quello dei 35 anni di contributi, senza che fra questi siano presenti periodi di figurativi derivanti dalla disoccupazione indennizzata e dalla malattia. Oltre chiaramente al requisito dell’età anagrafica (58 o 59 anni).
Come detto, per ottenere la pensione anticipata, il sistema di calcolo da utilizzare è quello contributivo. Per tale motivo la donna che accetta di uscire prima dal lavoro, usufruendo di questa legge, rinuncia alla parte di calcolo dell’assegno con il sistema retributivo.
Vedi anche: Pensione sociale donne: requisiti e quando fare domanda
Dunque la convenienza ad aderire a opzione donna deve essere valutata. Infatti, dipende sia dall’età della lavoratrice sia dal tipo di carriera, ma anche dalla misura della retribuzione e dell’anzianità contributiva maturata alla data di accesso all’opzione.
In alcuni casi la riduzione dell’assegno potrebbe essere di una percentuale compresa fra il 20 e il 30%. Insomma, si tratta di una decurtazione significativa, rispetto a quanto si potrebbe ottenere andando in pensione con il sistema misto e questo aspetto potrebbe risultare determinante nella scelta di alcune donne.
La nuova tabella per la pensione anticipata
Per tutti i casi riguardanti le lavoratrici che non possono usufruire di opzione donna, bisogna prendere in considerazione la nuova tabella per comprendere quando si potrà accedere alla pensione. Essa, spiega, in riferimento ad ogni anno, quanti contributi sono necessari per poter uscire dal lavoro.
Ecco dunque la tabella con i requisiti necessari dal 2018 fino al 2050.
ANNI | CONTRIBUTI NECESSARI |
Dal 2018 al 2026 | 41 anni e 10 mesi |
2027-2028 | 42 anni |
2029-2030 | 42 anni e 2 mesi |
2031-2032 | 42 anni e 4 mesi |
2033-2034 | 42 anni e 6 mesi |
2035-2036 | 42 anni e 8 mesi |
2037-2038 | 42 anni e 9 mesi |
2039-2040 | 42 anni e 11 mesi |
2041-2042 | 43 anni e 1 mese |
2043-2044 | 43 anni e 3 mesi |
2045-2046 | 43 anni e 5 mesi |
2047-2048 | 43 anni e 7 mesi |
2049-2050 | 43 anni e 9 mesi |
Ora, in base alla propria situazione, si può verificare quando si dovrebbe raggiungere la pensione. Bisogna però ricordare che da inizio 2019 è prevista l’applicazione della cosiddetta finestra mobile, che posticipa di 3 mesi il pensionamento dal momento della maturazione dei requisiti.
La pensione anticipata per le madri lavoratrici
Esistono delle agevolazioni previste per le lavoratrici madri che vogliono conseguire la pensione anticipata e non rientrano nelle categorie che possono usufruire dell’opzione donna. Si tratta della cosiddetta Ape sociale, denominata in questo caso “Ape Rosa”.
Essa prevede, in presenza del possesso del requisito di età anagrafico pari a 63 anni, la concessione di uno sconto alle madri lavoratrici (di 1 anno se si ha un figlio, di 2 avendo due o più figli) rispetto al requisito contributivo. Quest’ultimo è stabilito in 30 o 36 anni a seconda delle tutele. In altre parole la lavoratrice può accedere all’ape sociale anche con 28 anni o 34 anni di contributi.
Le tutele, di cui vi accennavamo prima, necessarie per accedere all’Ape sociale riguardano:
- la lavoratrice che ha perso involontariamente il lavoro e che non percepisce più, da un periodo di almeno 3 mesi, l’assegno Naspi.
- Il possesso di un’invalidità maggiore o uguale al 74%.
- Lo svolgimento di lavori rientranti nelle categorie particolarmente gravose o usuranti.
- La lavoratrice che svolge il compito di caregiver familiare, ossia si prende cura di una persona cara in condizioni di non autosufficienza.
Questo è tutto per quanto riguarda la pensione anticipata donne 2019, vi invitiamo a restare sempre aggiornati sul tema seguendo le ultime notizie sulle pensioni.
Vedi anche: Età pensionabile donne: quando si va in pensione?
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