Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne. Centinaia gli eventi in programma. Ma serve a qualcosa? Discutere esclusivamente di femminicidio non rischia di sviare l’attenzione su un problema forse ben più ampio e complesso? Di sicuro un ruolo fondamentale ce l’ha l’informazione.
L’avete mai notato? Gli articoli contro la violenza sulle donne sono sempre scritti da donne. E’ solo da circa un anno e mezzo che si parla di femminicidio. Eppure questa parola sembra aver già stancato. In questo un ruolo fondamentale ce l’ha l’informazione: cavalca l’onda quando conviene cavalcarla, esasperando certe situazioni, proponendo quotidianamente titoli sul femminicidio – forse non sempre pertinenti – per poi dimenticarsene quando c’è qualcosa di più o meno importante. Qualcuno ricorderà l’ondata di aggressioni da parte di pitbull circa dieci anni fa. Sembrava che ogni giorno un pitbull aggredisse un bambino o il suo stesso padrone. E poi?
Sono in molti, e in molte, ad avere forti dubbi sull’effettiva efficacia delle decine, centinaia di manifestazioni che vengono organizzate non solo oggi ma anche durante il resto dell’anno. Convegni, striscioni, spettacoli, reading, spot, concerti, appelli, addirittura “scioperi delle donne” (non si capisce bene da cosa però), tutto un insieme da eventi che sembrano quasi operazioni di marketing, dove il brand è il terribile “femminicidio”. Pro o contro non importa più: come chi sa chi si occupa di pubblicità , l’importante è che se ne parli.
Ma serve davvero a qualcosa? Si arriva realmente almeno a scalfire un certo tipo di mentalità che per semplificazione definiamo maschilista, oppure se ne parla solo tra noi, fra chi è già d’accordo che un problema c’è, anche se magari non siamo d’accordo sulle dimensioni e l’entità del problema e sulle soluzioni?
I dubbi poi aumentano quando si vedono parlamentari di partiti politici di segno opposto sfilare insieme alle manifestazioni contro la violenza sulle donne, per poi però ignorare o addirittura votare contro le leggi che realmente riguardano le donne, come la legge 194. E’ davvero una battaglia di tutti? E’ davvero una battaglia di ex fascisti e cattolici o comunisti i cui leader sono sempre stati solo uomini?
Un errore poi è proprio ridurre il discorso al famigerato “femminicidio”. Sappiamo tutti che la cronaca nera e le “storie maledette” tirano molto più dei discorsi sulla parità e di approfondimenti legislativi, e che qualsiasi “emergenza” – meteo, pitbull o femminicidio – è più accattivante di qualsiasi discorso pacato e ragionato. Ma il sospetto è che termini come “femminicidio” – e la relativa attenzione che canalizza – facciano velo a questioni più serie e più diffuse. Donne che non lavorano. Donne che se lavorano non vengono promosse. Donne che vanno in ospedale a prendere la pillola del giorno dopo e trovano un medico “obiettore”. Donne che non hanno i soldi per sfamare i loro bambini. E così via.
Perché queste sono le condizioni giuste per creare un habitat in cui la cultura della violenza poi si alimenterà .
A seguire, una serie di articoli sulle tematiche femminili che Donne sul Web ha proposto negli ultimi tempi:
• Il femminicidio in Italia: siamo tutti complici? Intervista a Riccardo Iacona
• Sallusti: ” le peggiori nemiche delle donne? Sono le donne”
• Le donne sono naturalmente condannate a subire una violenza senza fine?
• Festa delle donne, ne abbiamo ancora bisogno? Colloquio con Chiara Cretella
• Intervista a Luisella Costamagna: “Le donne italiane non hanno autostima”
• Dee abusate: perché non mi piace la campagna shock contro la violenza sulle donne
• 8 Marzo: tra stupri, femminicidi, parità mancate, cosa c’è da festeggiare?
• Quando le italiane non potevano entrare in America