Con un’economia zoppicante e la tentazione di forzare un terzo mandato, Trump perde terreno anche tra i suoi elettori.
La luna di miele tra Donald Trump e gli americani è ufficialmente finita.
A cento giorni dall’inizio del suo secondo mandato, il consenso del tycoon crolla nei sondaggi e cresce il malcontento persino tra i suoi elettori più fedeli.
I numeri parlano chiaro: solo il 39% degli americani approva il suo operato, mentre il 55% esprime un giudizio negativo.
Sul banco degli imputati ci sono un’economia che arranca, dazi commerciali che si ritorcono contro gli Stati Uniti e, a rendere il quadro ancora più inquietante, la tentazione mai del tutto nascosta di forzare la mano per ottenere un terzo mandato, in violazione della Costituzione.
Nonostante tutto, Trump è ancora lì. E, purtroppo per gli americani (e non solo), dovranno convivere ancora a lungo con le sue scelte.
Il crollo nei sondaggi
Le ultime rilevazioni di ABC News/Washington Post non lasciano spazio a interpretazioni: Trump registra uno dei peggiori livelli di approvazione mai visti dopo i primi cento giorni di presidenza.
Solo il 39% approva, mentre il 55% boccia senza appello la sua gestione.
A confermare il trend arriva anche un sondaggio CNN: secondo la rilevazione, il pubblico americano è frustrato, deluso e sempre più arrabbiato per la situazione politica.
La maggioranza crescente degli americani ritiene che Trump abbia peggiorato l’economia, e il suo rating di approvazione a 100 giorni è il più basso per qualsiasi presidente negli ultimi settant’anni.
“Trump’s approval rating at 100 days is lower than that of any president in at least seven decades.”
— CNN Poll
Persino tra i repubblicani il sostegno inizia a scricchiolare: molti temono che le sue politiche estreme e i toni sempre più aggressivi possano danneggiare definitivamente il partito alle prossime elezioni di midterm.
Tra gli indipendenti — quelli decisivi per la vittoria nel 2024 — il distacco è ancora più netto: appena il 9% ritiene che Trump stia facendo le scelte giuste per il Paese.
La scoppola sui dazi: il caos con il Canada
Tra i tanti fronti aperti da Donald Trump in questo secondo mandato, il Canada rappresenta un caso emblematico della sua politica estera aggressiva e contraddittoria.
Reduce da elezioni che hanno riconfermato un governo contrario alle sue politiche commerciali, Ottawa è finita di nuovo nel mirino di Washington.
Trump, che non ha mai nascosto di considerare il Canada una sorta di “territorio naturale” degli Stati Uniti — come ai tempi delle sue bizzarre proposte di acquistare la Groenlandia — ha imposto nuove tariffe punitive su acciaio, alluminio e prodotti agricoli.
La reazione canadese è stata immediata: dazi speculari sui beni statunitensi, colpendo settori cruciali come agricoltura e industria manifatturiera.
Ma, come già accaduto in passato, la strategia si è ritorta contro gli stessi americani: aumento dei prezzi interni, proteste degli agricoltori, tensioni nei mercati locali.
Di fronte alle conseguenze economiche e politiche, il Presidente Usa è stato costretto a un parziale dietrofront, riducendo alcune delle tariffe imposte.
Un caos commerciale che ha isolato ancora di più gli Stati Uniti, peggiorato i rapporti con un alleato storico e alimentato il malcontento interno.
Trump e il sogno del terzo mandato
Come se non bastasse, Trump ha rilanciato un’idea che viola uno dei principi fondanti della Costituzione americana: il limite di due mandati presidenziali.
Durante comizi e interviste ha lasciato intendere, neanche troppo velatamente, di volersi ricandidare di nuovo, nonostante il divieto sancito dal 22° emendamento.
Il suo staff ha provato a minimizzare, parlando di “battute”, ma molti osservatori temono che dietro ci sia una strategia precisa: testare il terreno, spostare il confine di ciò che è accettabile, abituare il pubblico all’idea.
Una deriva pericolosa che preoccupa anche ambienti tradizionalmente conservatori, allarmati per la tenuta delle istituzioni democratiche americane.
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In conclusione
Donald Trump non piace più, nemmeno a molti di coloro che lo avevano sostenuto.
Tra disastri economici, fughe in avanti costituzionali e una politica estera che isola sempre di più gli Stati Uniti, il secondo mandato si sta rivelando un incubo per una parte crescente dell’America.
Eppure, almeno per ora, gli americani — e il mondo intero — devono rassegnarsi: Trump resterà ancora al comando.
Una presenza che continua a dividere e a destabilizzare, mentre i cittadini degli Stati Uniti, loro malgrado, sono costretti a pagare il prezzo.
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Responsabile editoriale presso Donne sul Web, è laureata in Economia. In precedenza ha ricoperto il ruolo di Vice Direttore presso Octagon, società di eventi e marketing sportivo controllata dal Gruppo Interpublic. Tra le sue esperienze si annoverano premi e riconoscimenti nazionali e internazionali, ottenuti per aver ideato il primo salone internazionale dedicato all’Economia e al Lavoro Femminile. Vive e lavora a Milano.