Le convulsioni febbrili sono improvvise perdite di conoscenza, accompagnate o meno da movimenti involontari, in occasione di febbre.Â
Sono piuttosto frequenti nei bambini più piccoli – gli infanti- tanto che in dialetto romanesco vengono chiamate infantiglioli: circa il 3% dei bambini peraltro sani, tra l’età di 6 mesi e 5 anni, ne ha almeno un episodio. Possono verificarsi in occasione della VI malattia o malattia dei tre giorni (appunto perché dura circa 72 due ore solo con febbre elevata e è seguita da eruzione cutanea simile a quella della rosolia). Spesso uno dei genitori o un fratello maggiore, da piccoli, risultano averle avute.
Il paziente improvvisamente diventa pallido o cianotico, perde conoscenza e può irrigidirsi o avere delle contrazioni muscolari ritmiche (simili a quelle del brivido, ma più grossolane) o perdere il tono muscolare, come uno svenimento. Durante l’episodio convulsivo smette di respirare (appare così cianotico), serra i denti (ma è eccezionale che si morda), sbava, ha lo sguardo fisso e i bulbi oculari ruotano verso l’alto, perde feci e urine. La febbre non è necessariamente molto elevata, ma può diventarlo nei minuti che seguono.
Le contrazioni muscolari, la rigidità o l’atonia possono essere isolati o succedersi uno dopo l’altro, essere generalizzati o limitati –ad esempio ad solo arto o a metà corpo. La loro durata è abitualmente breve, da alcuni secondi fino a pochi minuti (ma che a chi vi assiste sembrano tanti), possono talora aversi nuovamente nelle ore successive e sono seguite da un profondo sonno ristoratore.
Nel tempo, solo fino a 5 anni, in occasione di altra malattia febbrile possono ripetersi, specie se il primo episodio si è verificato prima dei 18 mesi di vita o con febbre non elevata.
In genere, al primo episodio, viene consigliato ai genitori di portare il bambino in ospedale (con la propria vettura, se disponibile, evitando di perdere tempo a far venire un’ambulanza; bisogna però guidare con prudenza: non c’è fretta!) per diagnosticare la causa della febbre, soprattutto per escludere che non sia una meningite. Se l’episodio convulsivo è stato generalizzato e non si è ripetuto nelle 24 ore successive, non è abitualmente necessario praticare un elettroencefalogramma: è ben vero che una convulsione febbrile può essere la prima manifestazione di un’epilessia (che è peraltro piuttosto rara), ma non c’è comunque alcuna urgenza di porre questa diagnosi. Â
Per far cessare la crisi esistono microclismi di un farmaco (il diazepam) che vengono praticati introducendone l’estremità nel retto del bambino per circa 3 cm, spremendone quindi il contenuto e tenendo poi le natiche accostate per un paio di minuti ad evitare che fuoriesca. In caso di cianosi non praticare la respirazione bocca-a-bocca che può essere tanto dannosa quanto inutile. Â
Abitualmente, come sopra detto, la convulsione si interrompe spontaneamente dopo meno di 2-3 minuti e quindi non solo è inutile praticare il microclisma, ma anche sconsigliabile perché esso, dopo un primo periodo di torpore, dà irrequietezza e agitazione.
Ad evitare che in occasione di episodi febbrili la crisi abbiano a ripetersi non è indicato l’uso preventivo di tranquillanti o di antipiretici: questi ultimi andranno somministrati come al solito, cioè quando la temperatura supera i 38,5-39 gradi.
Da quanto precede risulta quindi che le convulsioni febbrili sono un fenomeno non pericoloso per la vita o l’intelligenza e che non si verificano più dopo l’età di 5 anni. Non devono in alcun modo essere un ostacolo per una vita normale del bambino e della sua famiglia. E’ ben vero che sono una manifestazione estremamente sgradevole a vedersi ma non dannosa e quindi non bisogna farsi prendere dal panico e provocare guai maggiori facendo incongrue manovre di rianimazione o causando, durante il trasporto in ospedale, un incidente stradale!
Â