Le meningiti sono infiammazioni delle pellicole (meningi) che rivestono il sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale). Principalmente, possono essere causate da virus e batteri.
Le prime, in Europa, sono soprattutto dovute al virus della parotite: sono di relativamente scarsa gravità e durata e -di regola- guariscono completamente.
Le altre, le batteriche, sono principalmente date da tre germi: l’Haemofilus influenzae tipo b (emofilo), lo Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e la Neisseria meningitidis (meningococco)
La sintomatologia è allarmante (febbre elevata, irritabilità , vomito, cefalea, rigidità nucale e sonnolenza) con rapido aggravamento (in poche ore) e, se la diagnosi non viene posta rapidamente e istaurata celermente l’appropriata terapia antibiotica (e cortisonica), si può giungere al decesso. Inoltre, anche nei casi nei quali si è intervenuti tempestivamente, possono spesso reliquare danni neurologici permanenti, quali idrocefalia, paralisi, ritardo mentale e, più frequentemente, sordità .
Stante tutto quanto precede è chiaro che, rispetto al passato, la terapia antibiotica ha radicalmente migliorato la prognosi per quanto riguarda la vita, tuttavia non ha risolto del tutto il problema. A questo potrà ovviare la prevenzione (come ha già fatto per la poliomielite o la difterite) mediante le vaccinazioni di massa. Queste hanno due finalità : oltre che prevenire la malattia nel singolo, evitare, quando oltre il 90% della popolazione è immunizzata, la circolazione del germe in questione e interrompendo così la possibilità di contagio.
Attualmente per l’emofilo già tutti i bambini ricevono il vaccino con quello esavalente che si inizia a praticare nel corso del 3° mese di vita con richiami al 5° e all’11°.
Inoltre in gran parte delle regioni viene offerto contemporaneamente anche il vaccino contro i 7 più frequenti tipi di pneumococco (probabilmente in un prossimo futuro nel vaccino il numero dei tipi aumenterà ).
Discorso a parte merita il meningococco. Di questo germe esistono ceppi A (quello prevalente in America), B, C (il più frequente in Nord Europa) e W e Y( i principali in Africa). In Italia circa metà dei casi sono dovuti al ceppo C e l’altra metà al B, ma purtroppo – al momento- per questo non è possibile allestire un vaccino. Viceversa per il ceppo C è da anni in commercio un preparato che immunizza anche i bambini sotto l’anno di vita. Nei centri vaccinali abitualmente si consiglia una singola dose da praticare compiuto l’anno (assieme al vaccino contro morbillo, rosolia e parotite ed -eventualmente- anche varicella) ma in tal modo non si attua la profilassi nei più piccoli che sono quelli che corrono i maggiori rischi. Allora, a parere di chi scrive, è più opportuno praticare anche altre due iniezioni (ad esempio al 4° e 6° mese).
Tutti questi vaccini possono provocare, nelle 24 ore successive all’iniezione, febbre anche elevata, pianto inconsolabile e dolore per i quali si può ricorrere alla somministrazione di ibuprofene sciroppo.
27 giugno 2010