Al mensile Ok Salute l’attore romano racconta i disagi e la sofferenza che lo hanno accompagnato fin dall’infanzia.
24 novembre 2009 – di Alessia Gargiulo
Si potrebbe pensare che una star del cinema viva una vita che la maggior parte dei comuni mortali può solo sognare tutta feste e divertimenti. Ma dall’intervista a Raoul Bova pubblicata sul numero di dicembre di Ok Salute emerge il ritratto di un uomo profondamente inquieto e ai limiti della depressione. Racconta Bova che fin da bambino ha sofferto di un profondo senso di inadeguatezza: “Ero forse bello, ma poco affascinante come personalità. Avrei voluto interagire con le persone, ma non riuscivo. Mi sono sentito per molti anni prigioniero di una gabbia”.
Una gabbia che lo ha accompagnato anche durante l’adolescenza, quando la carriera di Raoul sembrava orientata al nuoto professionistico : “Dopo una gara di nuoto persa mi venivano mal di testa violenti e rimanevo a letto per giorni interi. Avevo paura del confronto con gli altri e una timidezza paralizzante”. Ed ancora oggi racconta: “A volte sfioro l’abisso, sto male, ho bisogno di chiudermi in una stanza senza parlare con nessuno fino a quando riemergo”. Raoul non è riuscito a parlare per un intero anno e ricorda la sua prima apparizione televisiva come segnata da un imbarazzante mutismo. E’ stata la recitazione a salvarlo in parte, oltre alla sua famiglia e al matrimonio con la moglie Chiara: “Oggi so provare le gioie della vita. Quando vedo il sorriso di mia moglie Chiara, per esempio, e prendo in braccio i nostri figli”.
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