Come sarà il 2015 dell’economia italiana? Quali i provvedimenti più attesi che sono in programma e che aspettano di essere approvati dal Parlamento? E soprattutto: la pressione fiscale crescerà ancora?
Cosa porterà il 2015 all’economia italiana? Più tasse? Quali saranno i principali provvedimenti che il governo dovrà approvare, cosa è già in agenda, cosa invece non sarà mai possibile vedere realizzato, nonostante le promesse.
Eccovi una piccola rassegna di cosa ci attende nel prossimo anno dal punto di vista economico-fiscale.
Riduzione spesa oppure aumento automatico Iva e accise
Negli anni passati abbiamo sottoscritto precisi impegni con l’Europa. La nostra economia è in recessione da tempo e la ripresa non è ancora arrivata. Se non riusciamo a portare avanti una decisa politica di contenimento della spesa e ad attuare la grande maggioranza dei capitoli di risparmio della spending review, se insomma non riusciremo a garantire di contenere l’aumento del nostro debito limitando la spesa, saremo (e questo in automatico) costretti ad aumentare ancora l’Iva e le accise per la benzina.
Sarebbe un fallimento della politica e un nuovo aumento della tassazione. Ma è quanto ci dobbiamo aspettare se i conti non torneranno e se non arriverà un filo di respiro da una crescita del Pil un filo più corposa di quanto le stime, ancora non esaltanti purtroppo, ci fanno attendere per il nuovo anno.
Quello che non vedremo mai: bonus 80 euro a partite iva, disoccupati e pensionati
Più volte annunciata, più volte definita anche dal premier come una mossa sperabile per il futuro ma viste le attuali condizioni delle casse pubbliche qualcosa che non vedremo, almeno per il 2015.
Il bonus di 80 euro che ha portato un piccolo gruzzeletto in più ai lavoratori dipendenti non sarà , a meno di eclatanti sorprese, esteso alla grande platea di cittadini che ancora non ne può beneficiare: partite iva, disoccupati, pensionati.
Jobs act valido anche per gli statali?
I provvedimenti inseriti nel jobs act saranno validi anche per gli statali? Uno penserebbe di sì, anche perché il testo unico del pubblico impiego stabilirebbe l’equiparazione tra dipendenti del pubblico e privato.
Ma il consiglio dei ministri del 23 dicembre scorso pare che abbia tolto questa possibilità escludendo i lavoratori pubblici dalle nuove norme. Ne è nata una dura polemica nella stessa maggioranza con uscite contrarie di esponenti di peso (in primis il giuslavorista e parlamentare montiano Pietro Ichino).
Il primo ministro Renzi ha detto che su questa matria deciderà il parlamento.
Province: che fine faranno i dipendenti in esubero?
La riforma delle province è uno dei paradossi italiani: non sono state cancellate, non sono state accorpate, semplicemente ora non si vota più per eleggerne i rappresentanti. Le nuove province dovrebbero mantenere competenze su alcune materie ma con personale ridotto.
Il che non significa “licenziamenti” ma spostamenti nelle future sedi dove le materie non più di competenza provinciale saranno trasferite. La sede più naturale per questa “transumanza” di personale è quella delle Regioni ma ancora nulla è stato precisamente deciso, vedremo il 2015 cosa dirà .
Partite Iva e partite iva agevolate: meno tasse?
Lo stesso premier Renzi ha riconosciuto che la disciplina fiscale delle partite iva è sperequata e ha ammesso che le nuove partite iva agevolate (quelle un tempo note come “minimi) dovranno avere nel 2015 una revisione complessiva.
I nuovi minimi sostanzialmente potranno “scaricare” le loro spese secondo una “quota” preordinata in base alla professione svolta. E qui ci sono differenze anche cospicue tra un avvocato, un free lance editoriale, un barista, un trasportatore. Su di esse il governo ha promesso di mettere mano.
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