Detassazione e politiche che favoriscano l’inserimento nel lavoro. L’agenda Monti dedica un capitolo apposito al ruolo delle donne nella società e nell’economia italiana. Politiche che facilitino la maternità e una detassazione selettiva dei redditi femminili: questa la ricetta dell’ex premier.
Il linguaggio è secco, essenziale, insolitamente chiaro, nonostante l’utilizzo sporadico di alcuni termini non digeribili da tutti, a ricordarci che il nuovo Monti è sempre più politico ma in buona parte, come un anno fa, ancora tecnico (ad esempio “i gangli della società ”: immaginiamo un’impennata delle ricerche della parola “gangli” su Google).
Ma ciò che è interessante di questo “serbatoio di idee” – così l’ha definito il direttore della Stampa Mario Calabresi – è che un capitolo a parte viene dedicato al mondo femminile. La crescita sociale delle donne deve coincidere con la crescita economica dell’Italia: “L’Italia non potrà dispiegare il proprio potenziale di sviluppo economico se non riuscirà a valorizzare maggiormente le donne” scrive Monti.
“Troppe donne italiane” – continua – “sono relegate ai margini del mondo lavorativo: alcune hanno perso il lavoro, altre non l’hanno mai trovato. Spesso hanno un lavoro sotto-pagato o che le costringe a dirimere ogni giorno il conflitto fra famiglia e professione, hanno remunerazioni minori e percorsi di carriera più lenti di quelli dei colleghi uomini, anche a parità di capacità e competenze.”
Fin qui, quello che sappiamo. Ma in seguito il professore propone un approccio integrato che affronti il problema della condizione femminile sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista culturale: “La rappresentazione pubblica del ruolo della donna deve cambiare, per poter favorire una piena partecipazione della donna al processo delle decisioni e contribuire così a rendere la società e l’economia più equa e più dinamica.”
Le quote rosa non bastano, sostiene Monti, che propone misure necessarie affinché il ruolo della donna cambi realmente. Ad esempio un ampliamento del congedo di paternità , così da evitare che la cura e l’educazione dei figli non sia per la donna “una corsa ad ostacoli” (in molti paesi d’Europa il congedo di paternità è la norma). E poi una detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminile per dare una spinta decisiva all’occupazione delle donne.
Le proposte, sacrosante, sono più o meno le stesse che esattamente un anno fa Monti portò in Parlamento nel suo primo discorso di insediamento. Parole che fecero ben sperare anche perché tre incarichi importanti vennero affidati proprio a delle donne, in particolare il Ministero del Lavoro guidato da Elsa Fornero. Poi, per vari motivi, le riforme sono passate solo in parte e un anno non è bastato per cambiare la situazione della donna in Italia. Un’impresa che evidentemente richiede molto più tempo.
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Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore