Nemmeno poche settimane fa Bruxelles chiudeva un occhio sulla gravissima crisi economica e finanziaria della Spagna. Tutti gli sforzi erano concentrati sulla Grecia. Poi nell’arco di pochi giorni le tensioni, fortissime, sono esplose, aprendo a Madrid scenari da incubo. Borse in picchiata, l’Eurozona sempre più vulnerabile, spread di nuovo in corsa. Il Paese iberico ha un tasso di disoccupazione che supera il 23% e un deficit che pareva contenuto al 6% e che, invece, come si è scoperto, galoppa sull’8,5. Il debito pubblico resta contenuto rispetto a quello italiano, è a quota 80% sul Pil, ma pur sempre elevatissimo: cosa che spiega anche i tanti dubbi sulla solvibilità . Non che l’Italia se la passi molto meglio. Sia nel Bel Paese che in Spagna le banche sono imbottite di titoli di stato che, dicono gli analisti, potrebbero ben presto rivelarsi tossici, con i rendimenti che, dopo un raffreddamento, sono nuovamente saliti alle stelle. Ma la vera battaglia che deve condurre il primo ministro Mariano Rajoy è quella sul campo dell’occupazione. Impresa titanica, secondo gli economisti, visto che gli spagnoli senza un posto di lavoro sono quasi 6 milioni. Se il rischio di insolvenza – che porterebbe diritto il Paese verso il baratro della bancarotta – viene per ora agitato per lo più come uno spauracchio, ciò che preoccupa di più è la tenaglia in cui è stretta Madrid. Il Governo ha messo a punto una cura da cavallo, con tre manovre in pochi mesi da 15, 27,3 e 10 miliardi. Una mannaia calata sulla spesa pubblica, come richiesto da Bruxelles e soprattutto dalla Germania, che cementa sempre di più la sua politica sul rigore dei conti. Il piano contro le frodi fiscali di Rajoy dovrebbe portare nelle casse dello Stato qualcosa come 8 miliardi. Ma il fatto è che della recessione non si vede ancora la fine e non mancano le perplessità sull’efficacia della medicina. Le manovre di emergenza varata dal Governo aumentano le tasse e diminuiscono la spesa; il che porta inevitabilmente alla riduzione dei consumi e all’incremento della disoccupazione. Insomma, fare leva su tagli e imposizione fiscale non può produrre, secondo molti economisti, nuovo gettito. E allora? La vera sfida del Paese è quella di creare posti di lavoro, continuando a procedere sulla strada dell’austerità . Risposta che ovviamente piace all’Europa ma sembra non soddisfare i mercati finanziari. Semplicemente alla promesse non crede più nessuno, e la Spagna ne sta inanellando un bel po’ per tentare di schivare i colpi della speculazione. Del resto il primo obiettivo concordato con Bruxelles (un deficit al 4,4% del Pil entro il 2012), non potrà essere centrato. Rajoy ha avvertito l’Europa e concordato un nuovo traguardo: deficit non oltre il 5,3%. Basterà ?
Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore