Definirla una stagione all’insegna della volatilità è un eufemismo buono per chi non perde mai l’ottimismo, nemmeno di fronte a condizioni disperate. Per i mercati finanziari europei non sembrano ancora essere in vista anticicloni capaci di spazzare definitivamente via i continui rovesci che dall’inizio dell’estate stanno sconvolgendo i listini. Il conto è salatissimo. Ricapitoliamo partendo dalle banche. In tre mesi, in piena calura estiva, mentre si innescava l’avvitamento delle Borse, gli istituti di credito del vecchio continente hanno bruciato qualcosa come 353 miliardi, più di un terzo dell’indice Stoxx600 (prima attestato a una quota superiore ai 900 miliardi) si è dissolto mano a mano che l’incubo del contagio dei debiti sovrani usciva dai confini dei Paesi mediterranei dell’Eurozona – Grecia prima di tutto, poi Italia e Spagna – per fare capolino in Francia e persino in Germania. In settembre, ancora giornate nere: in fumo altri 219 miliardi. Ancora crolli in ottobre, tanto da bruciare un bottino da 157 miliardi. Un bollettino di guerra, con brevi momenti di tregua in concomitanza con le dichiarazioni di impegno dei vertici della Ue per salvare i Paesi periferici dell’Eurozona, e dunque la moneta unica, e con le ciambelle di salvataggio lanciate dalla Banca centrale europea. Il perchè è presto detto. Alla brusca frenata della ripresa (persino la Germania ha visto rallentare nell’ultima parte dell’anno la crescita del Pil) si è aggiunta la virulenza della crisi dei debiti sovrani, che ha contribuito ad affossare anche le banche, in piena crisi di liquidità . Gli istituti di credito tedeschi e francesi hanno una esposizione nei confronti della moribonda Atene, sempre a una passo dal default, che raggiunge i 100 miliardi. Un colosso come la Deutsche Bank ha visto sfumare il 40% del suo valore in 90 giorni. E un altro gigante come Bnp Paribas ha perso il 54% nello stesso lasso di tempo. La Francia ha poi visto crescere lo spread con il bund tedesco, vale a dire il differenziale di rendimento tra i suoi titoli poliennali e gli omologhi della Germania, uscendo dalla camera di sicurezza che fino a qualche mese fa le aveva concesso l’illusione di avere solidi anticorpi contro la crisi dei mercati. Se questo spiega da un lato il bisogno di denaro fresco dei big del credito che spinge i banchieri di Francoforte a irrorarli, dall’altro mostra tutta la fragilità del sistema finanziario, ipersensibile al minimo urto. Se crolla l’Italia crolla l’euro, abbiamo sentito dire più volte, in questi ultimi mesi, dagli analisti. Vero, perchè il problema maggiore resta quello del Belpaese, che con un Pil nettamente più alto di quella della Grecia non potrebbe essere difeso dal fondo salva-Stati e trascinerebbe nel crollo mezzo continente. I primi cinque grandi gruppi bancari italiani hanno le casseforti stracolme di quei Btp (per un valore di 150 miliardi in cassa) i cui rendimenti continuano ad essere ben al di sopra del livello di guardia, con il risultato che il debito pubblico, al 120% del Pil, non accenna a raffreddarsi. La nuova ondata recessiva, la crisi immobiliare, la stagnazione dell’edilizia, peggiorano la situazione. I patti di Bruxelles, le (poche) buone notizie che arrivano da oltreoceano (per esempio l’indice di fiducia dei consumatori che regge) danno solo quale piccola sferzata. E il panic selling, con le cicliche ondate di vendite che si abbattono come tsunami sui mercati, continua a tenere tutti con il fiato sospeso, mentre gli istituti bancari sono alle prese con la ricapitalizzazione. Due giorni fa Francoforte ha aperto i rubinetti, per evitare il credit crunch. E le banche si sono messe in fila. Quelle italiane, che dispongono di un patrimonio valutato in 228 miliardi, sono andate all’incasso portando in garanzia nuove obbligazioni blindate dallo Stato, dopo il via libera del Governo Monti. La scialuppa è stata lanciata, i mercati hanno ripreso fiato. Ma la strada è ancora tutta in salita.
Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore
Ragazze, speriamo in un nuovo inizio!
Speriamo cara Monica, speriamo….
Speriamo che non sia peggio del 2011, altrimenti siamo rovinati!
Veronica, hai perfettamente ragione!!!!
Le previsioni per il 2012 non sembrano essere positive
I mercati ci stanno massacrando, dove finiremo?