Anche le donne straniere con permesso di soggiorno breve hanno diritto a bonus bebè e Premio alla nascita. Vi spieghiamo perché
Il bonus bebè è un diritto di tutte le donne immigrate, nonostante i regolamenti legislativi e le note esplicative Inps pongano spesso delle diversificazioni tra immigrati con permesso di soggiorno breve e permesso di soggiorno di lunga durata (carta di soggiorno).
Bonus bebè: quali donne immigrate ne hanno diritto?
Sia il bonus bebè da 80 euro che il premio alla nascita da 800 euro sono riservati a tutte le cittadine italiane, alle cittadine straniere comunitarie e alle extracomunitarie purché siano in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo (come da art. 9 Decreto Legislativo 286/1998).
La carta di soggiorno viene data allo straniero che abbia un permesso di soggiorno che consenta un numero indeterminato di rinnovi e abbia avuto un soggiorno in Italia di almeno 6 anni. Oltre al criterio di residenza la carta di soggiorno richiede anche un criterio reddituale:
- reddito almeno equivalente all’assegno sociale in famiglie di 2 persone (di cui una è il richiedente);
- reddito almeno equivalente al doppio dell’assegno sociale in famiglie fino a 4 persone (di cui una è il richiedente);
- reddito almeno equivalente al triplo dell’assegno sociale per famiglie di 5 (e oltre) componenti.
Vedi anche: Tutti i bonus 2017 riservati agli stranieri.
La legge europea dice che i bonus spettano a tutte le immigrate
La Corte di giustizia europea, chiamata in causa dal tribunale di Genova, ha dato un parere molto chiaro in merito: i cittadini dei paesi extra U.E. titolari di permesso di lavoro hanno diritto alla paritĂ di trattamento nell’accesso alle prestazioni di sicurezza sociale, in forza dell’art. 12 della direttiva 2011/98. La Direttiva europea 2011/98 allarga le prestazioni sociali erogate ai cittadini degli stati membri a tutti gli immigrati provvisti di un permesso in corso di validitĂ per lavorare, quindi senza distinzione tra breve e lungo periodo.
Vedi anche: 44 bonus in Italia nel 2017, ecco quali. La guida completa
Molte sentenze di tribunali italiani danno ragione alle immigrate
Non è solo la legislazione europea, sono gli stessi tribunali italiani che, chiamati in causa da cittadine extracomunitarie che si erano viste negare l’aiuto, si sono sempre pronunciati a favore delle straniere. Il 15 aprile 2016 il tribunale di Bergamo ha condannato l’Inps a pagare il bonus bebè ad una madre albanese, saldando anche le mensilitĂ arretrate.
Il 31 luglio analoga decisione della corte di Como per una lavoratrice del Senegal. Il 21 settembre una immigrata della Bosnia Erzegovina ha trovato accoglimento della sua richiesta al tribunale di Brescia. Ultimo in ordine di tempo il tribunale di Vicenza che a inizio novembre ha imposto all’Inps di pagare il bonus bebè da 80 euro mensili a una mamma africana che aveva partorito da circa un anno e mezzo.
Chi può aiutare le immigrate ad ottenere il bonus?
Se la giustizia dà ragione a tutte le lavoratrici straniere, certificando il loro diritto a ricevere bonus bebè da 800 euro e bonus bebè da 80 euro, è chiaro che però molte possono essere spaventate da un percorso magari lungo e costoso come può essere quello richiesto per andare in giudizio.
Ci sono due vie che però possono essere percorse: una è quella di chiedere sostegno ai sindacati che hanno loro uffici legali e studi legali convenzionati per poter iniziare queste liti in tribunale. La seconda via è quella di appoggiarsi ad associazioni attive per i diritti degli stranieri, come Asgi, Associazione per gli Studi Giuridici sull’immigrazione, che ha portato avanti specifiche battaglie legali (alcune di quelle che vi abbiamo citato sopra) e che opera anche per la sensibilizzazione politica su queste tematiche.