In gioco non ci sono solo la scelta della continuità o il coraggio della svolta in una delle fasi più difficili del Paese. Ci sono la riforma del mercato del lavoro, la capacità degli industriali di innovarsi, la natura delle relazioni sindacali, la fisionomia della stessa Confindustria dopo l’uscita dall’associazione della Fiat di Sergio Marchionne. La battaglia per la conquista della poltrona più alta di viale dell’Astronomia, e quindi per la successione a Emma Marcegaglia, non è solo una questione di nuove alleanze, legami che si sfaldano, guerre che si incrociano. Nella sfida tra Giorgio Squinzi, Alberto Bombassei e Andrea Riello si contrappongono visioni diverse sull’articolo 18 proprio nel momento in cui il Governo Monti cerca una difficile mediazione con le parti sociali per riformare i meccanismi di uscita dal mercato del lavoro, tentando l’assalto al totem del posto fisso garantito. Poi ci sono anche idee differenti sulle politiche economiche e sul ruolo stesso di Confindustria. Il 22 marzo la giunta degli industriali designerà il nuovo presidente e si saprà quale cordata ha vinto, se quella che sostiene Bombassei, sponsorizzato dall’ancora influentissimo Luca di Montezemolo, se quella di Squinzi, che appoggiato dalla stessa Marcegaglia garantirebbe la continuità , se quella di Riello, spinto da Confindustria Veneto. Sia chiaro: il profilo dei candidati è alto. Squinzi, amministratore unico di Mapei, si porta dietro i voti degli industriali lombardi, quelli che più contano nella storia dell’associazione. Bombassei, presidente di Brembo, pesca consensi tra gli imprenditori del Nord Est e fa una campagna elettorale all’insegna dell’inversione di rotta. Riello, più indietro, può contare sull’appoggio di Andrea Tomat e Andrea Bolla. Proprio quest’ultimo, Riello (svantaggiato), è però anche il più giovane, 49 anni. Squinzi e Bombassei hanno invece superato da tempo la soglia dei 65. Competenti, preparati, ma anche esemplificazione di come Confindustria stia forse scegliendo di ritirarsi dal fronte dell’investimento sul futuro, per ripiegare su un passato che, pur glorioso, resta sempre passato. Per Squinzi l’allentamento delle tutele previste oggi dall’articolo 18 non è in fondo la prima priorità . Bombassei, al contrario, lo considera un tabù che può anche essere infranto. Squinzi si porta dietro la fama di essere gradito a Silvio Berlusconi, Bombassei fa campagna elettorale spiegando, nelle sue varie tappe in giro per il Paese, che “siamo invecchiati e sotto molti aspetti rischiamo di non essere più uno tra i principali attori del rinnovamento”. Ma gli scenari politici ed economici sono profondamente cambiati rispetto ai tempi in cui Emma Marcegaglia salì sul podio. Il feeling tra gli industriali e l’ex premier si è raffreddato sino ad arrivare a temperature glaciali. Confindustria ha praticamente firmato una cambiale in bianco al governo dei tecnici. Il Paese è stato investito dal Tir della recessione. Fiat si è scontrata frontalmente con la Cgil e ha proseguito il cammino da sola. Una parte degli industriali ha continuato a coltivare l’idea della necessità di non rompere l’unità sindacale, un’altra parte ha seguito l’esempio di Marchionne. La concentrazione dei consensi su due capitani di lunghissimo corso come Squinzi e Bombassei potrebbe essere letta come una conferma di solidità nel solco della traduzione. Ma prevale il dubbio che ai piani alti degli industriali sia più battuta la strada di una sostanziale rinuncia ad esercitare un ruolo di forte leadership. L’era di Montezemolo si era caratterizzata per una linea bipartisan, quella della Marceglia per un sostegno al centrodestra che si è progressivamente sgretolato. Gli industriali chiedevano la riconquista dell’autorevolezza internazionale. L’hanno ottenuta. Ma ora hanno davanti una nuova fase recessiva, la necessità di decidere quale contributo dare alla rinascita del Paese. Con un nuovo linguaggio, senza formule di rito. Al di là di chi vincerà la corsa, la sfida è, in fondo, appena iniziata.
Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore
Si sempre che non mettano Squinzi…continuità della Marcegaglia..
Quando la Marcegaglia lascerà , farà solo del bene alla Confindustria