L’aumento dell’iva dal 21 al 22% previsto dal governo Monti per il prossimo 1 luglio rappresenterà una nuova stangata per le famiglie, corrispondente in media a 135 euro per ogni nucleo famigliare composto da tre persone.
Il 70% dei consumi totali è coinvolto nell’aumento della tassa: Vino e birra tra le bevande; carburanti, riparazioni auto, abbigliamento, calzature, mobili, elettrodomestici, giocattoli e computer tra i non alimentari. In totale, l’aggravio complessivo sarà per il 2013 di 2,1 miliardi di euro, oltre 4,2 miliardi nel 2014.
Secondo l’ufficio studi di Confcommercio che ha redatto lo studio, in conseguenza di questi aumenti, altre 26 mila imprese potrebbero chiudere entro la fine dell’anno.
Le reazioni non si sono fatte attendere, Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, ha dichiarato che: «bisogna assolutamente scongiurare questo aumento. Se il Governo Letta non lo farà , corriamo il serio pericolo di far crollare definitivamente i consumi che ormai sono ridotti al lumicino con gravi ripercussioni economiche non solo sulle famiglie, ma anche su artigiani e commercianti che vivono quasi esclusivamente della domanda interna».
L’argomento trova per una volta d’accordo le associazioni dei consumatori con quella dei commercianti, Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, ha detto che:
«Continuare a insistere, come avviene in questi giorni, che ci sarà un nuovo aumento dell’Iva dal 21 al 22% è francamente da irresponsabili».
Dello stesso avviso Elio Lannutti, presidente di Adusbef: «Non si è ancora capito che il potere di acquisto delle famiglie, ormai ridotto ai minimi storici, sta determinando un mercato in continua contrazione e recessione, con gravi ripercussioni sia sul benessere delle famiglie stesse che sulle imprese»