“Più in alto del vento” è il romanzo di esordio di Laura Melis, autrice e attivista ambientalista. Con lei abbiamo parlato di questa storia dove i protagonisti sono i Falchi di Eleonora, di chi è “Eleonora” e di come appassionarsi ai temi ambientali.
“Più in alto del vento” (sottotitolo: diario di un falco di Eleonora) è un romanzo appena pubblicato da Edizioni Belvedere, molto curioso per più motivi. Primo: i protagonisti sono animali, più precisamente Falchi di Eleonora, e scopriremo più avanti perché si chiamano così. Ma in questo libro – che è a tutti gli effetti un romanzo d’avventura, con tanto di appassionante storia d’amore – ci sono anche degli esseri umani, ragazzi e ragazze. E questo è un altro dei motivi d’interesse del libro: la passione di un gruppo di giovanissimi provenienti da tutta Italia (e non solo), che in forma del tutto gratuita decidono di proteggere i falchi della bellissima isola di San Pietro in Sardegna. A raccontare tutto questo è l’autrice Laura Melis, ex insegnante, attivista ambientalista, ornitologa e appassionata di natura.
La storia infatti si basa su eventi reali vissuti in prima persona dall’autrice. “Più in alto del vento” è una lettura consigliata a chiunque, a lettori e lettrici di ogni età, e l’autrice ha il merito di rendere credibili e avvincenti le vicende di questi splendidi volatili che compiono diecimila chilometri ogni anno per andare a riprodursi e nidificare in Sardegna. Dietro a questo libro c’è anche l’idea di sostenere, con i ricavi delle vendite, i progetti di tutela e protezione del Falco di Eleonora. Ma per scoprirne di più abbiamo fatto quattro chiacchiere proprio con l’autrice Laura Melis. Con lei abbiamo parlato naturalmente del libro, di chi sia “Eleonora” e di come appassionarsi ai temi ambientali.
Intervista a Laura Melis
Come è nata l’idea del romanzo “Più in alto del vento” e a chi consiglierebbe la lettura?
L’idea di scrivere questo racconto mi è venuta una mattina che stavo riordinando lo studio e mi sono capitati tra le mani alcune registrazioni delle giornate trascorse in falesia a osservare i falchi. La mia memoria ha compiuto un salto temporale di oltre 40 anni e mi sono ritrovata su quelle scogliere battute dal maestrale… e mi è venuta voglia di raccontare.
Consiglio la lettura a chiunque, senza limiti di età, abbia voglia di fare la conoscenza del Falco di Eleonora e dell’esercito di giovani che in quegli anni hanno scelto di dedicare parte delle loro vacanze alla protezione di questo rapace meraviglioso. Si tratta di un racconto fantastico, quasi una favola che riprende qua e là spunti di vita vissuta.
E’ stato difficile dare voce ai falchi?
No. Ho acquisito talmente tanta confidenza con questi splendidi animali che nella mia mente già allora immaginavo che anche loro ci osservavano e ci conoscevano e in qualche modo credo avessero capito che non rappresentavamo un pericolo. Inevitabilmente ho attribuito loro sentimenti umani, nel senso umanissimo del termine, ma non credo di averli snaturalizzati più di tanto; ho cercato il più possibile di rispettare la loro biologia e mi sono basata, a livello etologico, cioè comportamentale, sulle mie osservazioni. Naturalmente tutte le deduzioni sono squisitamente dal punto di vista umano.
Questo splendido volatile si chiama Falco della Regina, o “Falco di Eleonora”. Ho notato che lei preferisce questa seconda denominazione. Come mai? E da dove viene questo nome?
Qui è necessario fare un po’ di chiarezza. Innanzitutto Eleonora non era una regina, anche se nel libro la faccio passare per tale…Era una governante, a capo del giudicato di Arborea, poiché in epoca medievale, intorno al 1300, la Sardegna era divisa in giudicati. Aveva compilato una raccolta di leggi chiamata “Carta de logu” e all’interno di questa “Carta” vi era un articolo che vietava la caccia degli adulti e il prelievo dal nido di uova o pulli di ogni rapace. E’ stata indubbiamente la prima legge a tutela dei rapaci! Uno studioso francese, Genè, gli diede il nome Falco Eleonorae, proprio in onore della giudicessa che per prima lo aveva protetto. E così lo chiamano in tutta Europa, mentre in Italia molti preferiscono chiamarlo Falco della Regina. Io ho sempre preferito chiamarlo Falco di Eleonora.
Che cosa si fa oggi in Sardegna per tutelarli e proteggerli e che cosa si potrebbe fare di più?
La popolazione da noi studiata e tutelata oggi è in forte incremento, grazie alle azioni di quegli anni e al fatto che 20 anni dopo si è costituita l’oasi di protezione di San Pietro con un centro visite. Oggi rivestono grande importanza le azioni di sensibilizzazione che la Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli), compie, attraverso un referente in loco, soprattutto perché questo rapace si riproduce in estate, quando l’isola brulica di turisti.
Sarebbe opportuno che il Comune di Carloforte e la Lipu, che gestiscono l’oasi, garantissero una regolare manutenzione alle strutture dell’oasi affinché possano assolvere la funzione per cui sono state create. Attraverso la vendita di questo libro intendo continuare a far qualcosa per il falco di Eleonora, infatti parte del ricavato delle vendite dirette la destino ad incrementare alcune strutture dell’oasi nell’isola di San Pietro.
Quanto è stata importante la sua esperienza di insegnante nella scrittura del romanzo?
Credo che sia stata proprio la mia professione, che ho praticato per oltre 40 anni, a stimolarmi, soprattutto per continuare a svolgere un’ azione di divulgazione dei principi della protezione ambientale. Ho sempre raccontato ai miei alunni episodi sulla mia attività di ambientalista soprattutto quando le lezioni si svolgevano all’aperto e non c’era niente che li distraesse e sentivo sempre la loro attenzione e il massimo coinvolgimento. Mi piacerebbe che i miei ex alunni, ora sono davvero tanti, possano leggere questa storia e raccontarla ai loro figli e chissà forse a qualcuno verrà voglia di prendere parte attiva ad azioni protezioniste.
Una delle parti più affascinanti del libro è la gestione del campo. Eravate tutti ragazzi e ragazze molto giovani, alcuni addirittura minorenni. Come si manteneva l’ordine e l’organizzazione?
Eh, la gestione del campo non era per niente facile. Soprattutto se si pensa che chi arrivava doveva attenersi ad un regolamento abbastanza rigoroso, rispettare degli orari, assolvere a delle mansioni, essere responsabili di ogni azione. Tutti facevamo tutto, a turno. C’erano dei responsabili dell’organizzazione che vigilavano affinché tutto si svolgesse nell’interesse del Falco. Attraverso le pagine del diario del “Nero”, così chiamo il mio falco preferito, si intuisce che i giovani e anche qualcuno più maturo, non sempre hanno avuto vita facile, soprattutto nel terzo anno quando si sono ridotte le risorse umane e purtroppo anche quelle economiche: hanno davvero compiuto un’impresa!
Per nidificare nei nostri mari i falchi di Eleonora compiono più di 10mila chilometri. Perché viaggiano tanto, e come ci riescono?
E’ vero, è tra le rotte migratorie più lunghe, ma il nostro falco possiede una struttura fisica molto aerodinamica, è più snello del falco pellegrino, a cui assomiglia e ha delle ali incredibilmente lunghe. Resta un mistero la resistenza di questo rapace, teniamo però presente che, partendo dal Madagascar, più che viaggiare sul mare, viaggia sulla terra africana, attraversandola completamente per cui ha la possibilità di fare diverse soste per alimentarsi.
La molla che li spinge in questo viaggio è certamente legata alla riproduzione; normalmente il Falco di Eleonora ha un regime insettivoro ma al momento di nutrire la prole necessita di prede più sostanziose. Ecco che allora si sposta sui territori che si affacciano sul Mar Mediterraneo, che a fine estate, periodo delle nascite dei piccoli, è brulicante di numerose specie migratorie che ritornano nei paesi di provenienza. I nostri falchi compiono la caccia di gruppo, sistemandosi in barriere lontano dalla costa, sostenuti dal vento di maestrale aspettano i migratori.
Voi, come si capisce dalla lettura del libro, eravate pronti a sacrifici incredibili grazie alla vostra passione. Che suggerimenti darebbe a una giovane ambientalista di oggi?
Non è facile dire ai giovani ciò che si deve fare, io non l’ho mai fatto. Le passioni nascono con la conoscenza, con l’osservazione, con il contatto con la natura in tutti i suoi aspetti. E’ utile certamente leggere, la lettura ci dà la possibilità di capire, ci apre nuove prospettive, ci guida nell’osservazione e ci spinge a fare nuove domande e quindi ad andare avanti. Ai miei tempi leggevo molto Pratesi, Lorenz, Mainardi e Laura Conti che mi hanno insegnato molto; per me è stato determinante l’ incontro con la LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) perché ho potuto condividere la mia passione con tanti altri ragazzi e ragazze, la condivisione e il fare delle cose assieme è davvero una spinta incredibile!
Oltre al suo, ci può consigliare altri tre libri (romanzi o saggi) da leggere per appassionarsi non solo agli uccelli ma ai temi ambientali in generale?
Ai ragazzi consiglierei opere di narrativa, “I cavalieri della grande laguna” di Pratesi oppure diari di osservazioni molto accattivanti, “La notte scintilla, il caprimulgo chiama” di Federico Cauli o “Il falco pellegrino” di Baker. Mi rendo conto di aver indicato solo libri su uccelli ma che ci vuole fare, l’argomento è per me talmente affascinante che mi condiziona spesso le scelte, io da lì sono partita!
“Più in alto del vento – Diario di un falco di Eleonora”, Edizioni Belvedere, 120 pagine, 18 euro. Per info e acquisti contattare direttamente l’autrice [email protected] – – https://piuinaltodelvento.wixsite.com/romanzo
Alice Del Monaco è nata a Roma nel 1991 e vive a Londra ormai da molti anni. Laureata in psicologia è appassionata di scrittura, musica e cinema – con una predilezione per il rock, il rap e il cinema horror – e di questi temi si occupa per Donne sul Web.