Elezioni Francia 2017: cosa cambia dopo la vittoria di Macron?

Bilancio dell’eurozona, Europa a più velocità, appalti europei ad aziende europee, nuovo rapporto con l’Islam. L’elezione di Macron non riguarda solo la Francia e gli effetti potrebbero essere positivi anche per noi.

Macron Holland

Il nuovo presidente della repubblica francese è Emmanuel Macron: le previsioni della vigilia sono state confermate e la Francia avrà un “giovane” leader alla guida, di soli 39 anni (comunque il più giovane della storia repubblicana transalpina), un politico cha ha saputo costruire un partito e una popolarità personale in brevissimo tempo. Cosa potrà cambiare per noi e per l’Europa dopo questo importante passaggio?

Vedi anche: Chi è Emmanuel Macron

Un europeista convinto che farà bene alla U.E.

Un candidato che fa suonare l’Inno alla gioia dopo la vittoria e si schiera apertamente per l’Europa. In tempi di populismi e non grandissima salute delle istituzioni europee, con l’uscita del Regno Unito appena avviata, fa quasi specie sentire un politico esprimersi così positivamente sull’Unione. Una vittoria della Le Pen certamente sarebbe stato un colpo quasi letale all’Europa e all’Euro. Macron si è posto su queste tematiche in modo propositivo: sì indiscusso e chiaro alla U.E. ma progetto di miglioramento dell’Unione stessa. Questo miglioramento è da leggersi in svariate direzioni: completamento dell’unione monetaria anche presupponendo diverse “velocità” e diversi strati dell’unione, con paesi più integrati e altri “associati” solo su alcune materie, maggiore contrasto all’immigrazione clandestina, co-gestione della sicurezza delle frontiere.

Vedi anche: Canzoni francesi più belle e famose

Sicuramente il rapporto con la Germania diventerà ancora più saldo, a rafforzare quel motore franco-tedesco che è storicamente la benzina del continente. E infatti il primo viaggio all’estero annunciato dal neo-presidente è proprio una visita a Berlino ad Angela Merkel.

Appalti europei ad aziende europee

Nel programma di Macron ci sono punti interessanti per ogni paese europeo: creazione di un ministro delle Finanze dei paesi partecipanti all’Euro, con bilancio autonomo della zona Euro supervisionato da un Parlamento fatto di rappresentati solo dei paesi aderenti alla moneta unica (insomma – come detto – un primo abbozzo di Europa a due velocità), ma anche l’istituzione di un fondo comunque per la Difesa che supererebbe i tradizionali nazionalismi sul tema e che rappresenterebbe una novità all’interno del Patto Atlantico (dove in verità gli stessi Usa ci chiedono maggiore spesa e partecipazione).

Appalti europei ad aziende europee

Sempre nel programma di En Marche c’è un punto che potrebbe apparire “protezionistico” ma a molte aziende europee sicuramente interesserà: affidare gli appalti pubblici europei solo ad aziende che facciano almeno metà del loro fatturato proprio nell’Unione.

L’amicizia con Renzi segnale di una sponda futura positiva per l’Italia?

Gli interessi francesi in Italia sono svariati, da Vivendi a Lactalis a Bnp Paribas sono numerose le aziende transalpine che qui hanno fatto acquisti e qui si sono radicate. Con Macron, a questa vicinanza economica si potrebbe sommare una amicizia personale con alcuni leader, come il neoeletto segretario del Pd Matteo Renzi per cui Macron si è pubblicamente speso. Se il sistema elettorale attuale italiano lascia spazio a poca fantasia (leggasi: sarà quasi certamente necessario un governo di grande coalizione) un asse italo-francese sarà assolutamente necessario sia a livello Europa che per tutte le questioni del Mediterraneo, a partire dalla Libia e dalla gestione di quella migrazione economica che arriva spesso dai paesi centro africani dove storicamente la Francia ha notevole influenza sui governi locali.

Un nuovo rapporto con l’Islam?

Certamente una vittoria della Le Pen sarebbe significato grande timore nel mondo islamico francese e internazionale. Basti un dato: i rappresentanti della grande moschee di Parigi, invitando a votare Macron, avevano contemporaneamente fatto un riferimento alla stretta applicazione dei principi di laicità. Cosa non scontata, anche se parliamo di Francia. Nell’era del terrorismo sicuramente un candidato percepito come “pacificatore” o almeno “meno divisivo” è una boccata di ossigeno rispetto a possibili nuove tensioni inter-religiose.

Ben tornato!