Intervista al tecnico del Como Women squadra neo promossa in serie A. de la Fuente prima all’Inter oggi al Como, racconta a Donne sul Web le differenze tra una squadra legata al maschile e non.
Sebastian de la Fuente è sicuramente un nome che sentiremo ripetere ancora in futuro quando parleremo di calcio femminile, un mondo che è entrato nella sua vita nel 2016 e che ha visto “come una strada adatta a sé”.
Dopo diverse stagioni nelle categorie dilettantistiche maschili, dove non sono mancate vittorie di campionati, nel 2016 de la Fuente inizia l’avventura nel femminile come vice-allenatore nell’Inter, all’epoca in Serie B e non ancora affiliata al club maschile. Poi, dopo qualche stagione da secondo, accetta l’incarico di primo allenatore e al primo tentativo porta le nerazzurre, che proprio in quell’anno erano state assorbite dal club di Suning, in Serie A.
Successivamente, Sebastian de la Fuente allena per due stagioni la Primavera dell’Inter Femminile, poi accetta la proposta del Como, militante in Serie B, e anche qui, al primo colpo, centra la promozione in Serie A.
Dopo gli inizi nelle formazioni dilettantistiche maschili, con qui conquistò diverse promozioni, è passato al femminile. Come mai questa scelta? “C’era un mio amico, Pablo Wergifker, che allenava nel femminile e nel 2016 mi chiede di diventare suo assistente all’Inter Femminile. Da diversi anni allenavo i ragazzi nelle categorie dilettantistiche  e all’inizio c’era qualche dubbio in quanto era un mondo che non conoscevo. Ma il progetto mi piaceva, ho iniziato a lavorare con lui e, una volta partito, mi sono innamorato calcio femminile. Ho visto una strada che era adatta a me per come ero fatto io”.
Ha iniziato come secondo allenatore nell’Inter femminile, poi è stato promosso primo allenatore e al primo colpo ha conquistato la promozione in Serie A. Che ricordo ha della sua prima esperienza? “La promozione con l’Inter è stata molto emozionante perché in quella stagione è avvenuta l’acquisizione da parte dell’Inter maschile. Abbiamo iniziato il campionato con la squadra dell’anno precedente con l’inserimento di ragazze nuove che hanno portato un po’ di esperienza formando così un mix importante. L’ingresso dell’Inter è stato un po’, diciamo “destabilizzante” all’inizio, ma sia le ragazze che lo staff hanno lavorato affinché tutto andasse per il verso giusto. Facemmo una cavalcata pazzesca vincendo il campionato prima del previsto”.
Dopo l’avventura alla Primavera Femminile dell’Inter, ha accettato la proposta del Como Women e ha conquistato un’altra promozione. “Avevo conosciuto il presidente Verga già tre anni fa e mi raccontò che voleva portare il Como in Serie A. All’epoca era in C e ora ci è riuscito. Avevo già la sensazione che in un futuro avremmo potuto lavorare insieme e la scorsa estate si è presentata l’occasione. Quando Keci (direttore generale del Como, ndr) mi fece la proposta, ho accettato. Inizialmente non nascondo che c’era qualche perplessità dovuta al fatto che molte giocatrici e lo staff erano cambiati, ma abbiamo cercato di creare una squadra armoniosa in un ambiente sano dove poter lavorare in tranquillità e ci siamo riusciti. Questo aspetto ha fatto la differenza: un grande gruppo di ragazze e uno staff tecnico e dirigenziale eccezionale hanno composto un team molto unito”.
E’ stata una stagione altalenante e c’è stato un momento in cui eravate a -8 dal Brescia. Pensavate ancora di farcela? “La verità è che non abbiamo avuto molto tempo per capire cosa stesse succedendo. Prima dello scontro diretto contro il Brescia, avevamo un punto di vantaggio su di loro, ma nel giro di dieci giorni siamo finiti a -8 e con gli scontri diretti a sfavore. Non abbiamo avuto nemmeno il tempo per capire se si trattasse di un calo e una cosa passeggera. Ci siamo guardati, abbiamo capito di aver perso qualche certezza, ci siamo imposti di provare a ritrovarle, ma soprattutto di giocare con il sorriso cercando di fare una cosa difficilissima come centrare 10 vittorie. Anche in questo caso, la convinzione e la volontà del gruppo ha reso tutto possibile. Ci siamo concentrati e alla fine è arrivata questa storica promozione”.
Passando al campionato di Serie A, la Juventus ha fatto incetta di trofei. E’ pronto a lanciarsi in questa nuova avventura?
“Penso di essere pronto per un palcoscenico così, ma non sono cose che abbiamo già progettato. Stiamo festeggiando, siamo contenti di quello che è successo e abbiamo fatto. Avevamo portato una squadra di B fra le prime 8 di Coppa Italia e ora abbiamo portato il Como nelle 10 squadre della Serie A italiana. Ed è un traguardo meraviglioso per una squadra che non è legata al maschile, ma che ci crede e possiede valori importanti per questo sport”.
Di cosa avrà bisogno il Como per esser competitivo?
“Ritengo che in questi casi, non ci sia poi questa grande differenza fra una squadra che raccoglie 60 punti in Serie B e una che cerca di lottare per rimanere in Serie A. Ovviamente il divario con squadre come Juventus, Roma e altre c’è, ma se riesci a capire di cosa hanno bisogno squadra e giocatrici e fai un buon mercato, con lavoro e impegno ce la puoi fare. Io dico sempre che ogni partita ti mette a disposizione qualche punto che ti puoi prendere: devi capire cosa ti lascerà ogni gara e tu devi fare il tuo. Io ho ottime ragazze che possono stare in A e poi magari possono arrivarne delle altre a completare la squadra”.
Fra l’altro la prossima stagione sarà la prima in cui la Serie A femminile sarà considerata professionista. Che idea si è fatto di questo aspetto?
“Credo che questo sia un traguardo cui le ragazze tenevano molto. In Italia, il calcio femminile aveva bisogno di questo. Chiaramente, come qualsiasi cambiamento, va assimilato da parte di tutti e deve essere accompagnato da strutture e dalle federazioni. Questi passaggi hanno bisogno di tempo, non si può pensare di cambiare tutto dall’oggi a domani, ma era necessario iniziare”.
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In estate ci sarà anche l’Europeo, come vede l’Italia?
“Bene. Si tratta sempre di manifestazioni difficili, ma penso che Milena Bertolini stia facendo un lavoro fantastico. Quando si è qualificata ai quarti di finale nel mondale, ha dato uno schiaffo al calcio femminile italiano, svegliandolo. Si è lavorato lavorato sulla crescita del movimento e avere all’apice una nazionale che si sta mettendo in luce e dà risultati, aiuta la crescita del movimento stesso”.
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Bergamasco, classe 1984, iscritto all’Albo dei Pubblicisti dal 2018, ma sul campo dal 2003. Ha lavorato per Il Nuovo Giornale di Bergamo. Dal 2018 collaboratore di Tuttosport.