Quante sono le donne tifose in Italia? Le donne che seguono il calcio aumentano ogni anno. Ecco quante sono, gli esempi eccellenti e quanto spendono per il calcio.
Le donne seguono il calcio per vocazione, spesso per una questione di DNA perché ereditano la passione dal nonno o dal papà, a volte dal fratello maggiore. Più raramente dal fidanzato, men che meno dal marito: anzi… i derby che si giocano all’interno della stessa famiglia sono moltissimi e se nasce un figlio, beh… Il tifo in famiglia diventa guerra di religione.
Calcio – Donne tifose quante sono
Le tifose in Italia stanno crescendo in numero e in consapevolezza: a fronte di una statistica che parla di 34 milioni di tifosi (aggiornamento della statistica 2018 dello Europan Football Benchmark) l’altra metà del cielo italiano rappresenta un buon 22%. Per tifosi si intende non una semplice rappresentanza di passione sportiva: ma la capacità di spendere denaro per il calcio. E dunque biglietti dello stadio, trasferte, gadget, ma anche abbonamenti alla pay tv e presenza ad eventi speciali. Più di un quinto del tifo italiano è donna.
Non è poco. Stando ai dati Uefa, purtroppo non molto uniformi di paese in paese, la rappresentativa femminile italiana sarebbe in considerevole aumento, dietro solo a quella inglese e alla foltissima schiera di tifose turche. Siamo vicinissimi alla Germania che fino a qualche anno fa portava allo stadio molte più donne di noi. La Spagna è dietro, così come la Francia che però tra tutti i paesi leader in Europa è quello che è cresciuto di più.
Quanto spendono le donne tifose del calcio
Poco meno di sette milioni di tifose che spendono per il calcio: indicativamente si parla di circa 140 euro a testa. Fatti due conti si parla di quasi un miliardo all’anno. Una cifra che anche solo venti anni fa era impensabile.
Il primo impulso che trascinò le donne allo stadio fu nei primi anni ’80 grazie all’arrivo dei primi grandi calciatori stranieri. Una delle personalità simbolo di questo movimento giovane, ma sempre più organizzato è Nella Grossi, attuale presidente del Pescara, tifosa sfegatata del Milan, ottant’anni suonati di allegria ed entusiasmo.
Fu lei a fondare nel 1990 l’Associazione Nazionale Femminile delle Sostenitrici delle Squadre di Calcio. Tutto partì con un semplice striscione allo stadio di San Siro. Poi un primo club, a Pescara, quindi un secondo, a Roma, quindi un altro, sponda Juventus. In quindici anni i club interamente femminili erano una costante. Alcuni sono diventati anche famosi: come il gruppo delle Monelle, le tifose del Monza che passarono alla storia per avere seguito tutte le trasferte della squadra che giocava in Serie B e che sfiorò una clamorosa promozione.
Il modo di fare il tifo delle donne è diverso, più partecipativo: si riuniscono e si incontrano fuori dallo stadio e lontano dai match: “Le donne hanno sempre avuto una capacità di iniziativa notevole nel calcio – spiega Nella Grossi – sapevano che se volevano essere notate dovevano fare qualcosa di importante. Sono state l’anima di grandi coreografie e infaticabili organizzatrici di trasferte e di eventi. Le donne sono state marginalizzate e discriminate per anni negli stadi italiani, ma ormai quei tempi sono lontani”.
Come portare le mamme e figli allo stadio
Una delle squadre di serie A con un pubblico femminile notevole , per anni, è stata la Sampdoria: merito di un presidente molto lungimirante, Paolo Mantovani, che negli anni ’80 creando la squadra mitica che con Vialli e Mancini conquistò lo scudetto del 1990-91, riuscì a fare per primo quello che decine di società stanno ancora tentando di fare.
Portare le famiglie allo stadio. Mantovani andava personalmente con alcuni giocatori nelle scuole elementari con biglietti omaggio per i bambini e le mamme: la Sampdoria giocava ancora in serie B. Ma bastarono due anni per avere lo stadio pieno di donne e di giovanissimi. Ci fu un periodo in cui le tifose blucerchiate erano quasi più numerose dei maschi. Innamorate dei loro beniamini riuscirono a creare un fenomeno che non si è mai esaurito e del quale la società di oggi, quarant’anni dopo, vive ancora di rendita.
Le donne sono meno dispersive: “Per definizione la donna è abituata a concentrare gli sforzi – spiega Marta Elena Casanova, giornalista e autrice del libro “Tifose, le donne del calcio” – e a essere tollerante. Se l’uomo è coinvolto dal calcio e dalle sue chiacchiere 365 giorni all’anno, anche quando non si gioca, il pubblico femminile è molto più focalizzato sull’evento. Per noi il calcio è un piacere, un divertimento che accogliamo con entusiasmo e leggerezza senza mai staccare la spina del buon senso. Ci piacerebbe che anche gli uomini lo vivessero così e forse le cose cambieranno ancora una volta con la scuola, dove maschi e femmine giocano a calcio insieme”.
L’esempio di Cristiana Capotondi
La donna simbolo del calcio italiano in questo momento è l’attrice Cristiana Capotondi, tifosa sfegatata della Roma, presidente di un club e numero uno della Lega Pro. La UEFA ci invidia questa donna splendida, allegra e brillante che ha fatto fare un salto di qualità notevole, non solo mediatico al calcio femminile.
Ospite al Festival del Cinema di Venezia, in splendida forma per festeggiare i suoi 40 anni, Cristiana Capotondi ha parlato non solo di cinema e spettacolo, ma anche di calcio e di donne: “Le donne e le tifose nel calcio italiano rappresentano una risorsa non solo economica ma anche culturale – spiega la presidente Capotondi – l’impegno è gravoso, perché viviamo in un paese che dedica quasi tutti le sue risorse al calcio maschile e professionistico, ritagliarsi spazi è difficilissimo.
Ma ci stiamo riuscendo. La Nazionale femminile sta crescendo nei risultati ma anche nel suo seguito di pari passo con i riscontri del massimo campionato. Ci aspettiamo un ritorno importante e diretto, con sempre più giovanissime sul campo di calcio, a riempire i vivai delle squadre professionistiche che ora cominciano ad avere una visibilità televisiva importante. La strada è questa, integrare, senza alcun antagonismo con il calcio maschile. Crescere e dare un contributo che sia di accoglienza, divertimento e integrazione”.
Come cambia il calcio grazie alle donne.
In un calcio italiano che sta affrontando un momento molto complesso, le donne diventano un elemento importantissimo anche sotto l’aspetto del marketing. Nessuna industria, nemmeno il calcio, può ignorare un quinto del proprio target. Le aziende che sponsorizzano il calcio si stanno organizzando per andare incontro a un pubblico sempre più femminile che conta sette milioni di potenziali clienti che, cosa più importante, sono spesso quelle che hanno il vero portafoglio di casa e che decidono gli acquisti.
Difficile fare un raffronto rispetto a stagioni in cui statistiche come queste non esistevano nemmeno. Ma è verosimile pensare che dagli anni ’70 a oggi il calcio italiano sia cresciuto in modo esponenziale soprattutto grazie al suo pubblico femminile che ora, giustamente, pretende attenzione, considerazione e spazio.
Vedi anche: Nazionale femminile di calcio Italia
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Genovese, classe 1965, giornalista dal 1984. Vive a Milano da 30 anni. Ha lavorato per Radio (RTL 102.5), TV (dirigendo Eurosport per molti anni), oltre a numerosi siti web, giornali e agenzie. Vanta oltre cinquemila telecronache di eventi sportivi live, si occupa da sempre di sport e di musica, le sue grandi passioni insieme a cinema e libri. Diplomato al conservatorio, autore di narrativa per ragazzi.